lunedì 13 maggio 2024


MODA & MODI

E tu di che core sei? 




 

Balletcore, Tenniscore, e sono solo le più recenti. Non passa mese senza che una “tendenza” spunti a orientare e decifrare i nostri gusti, anche quelli che non crediamo di avere. Tendenza? È termine da rottamare, oggi tutto è “core”, un genere, un modo di vestire che accomuna gruppi di persone, con elementi ben definiti a disegnare un’estetica unificante. Volatile, evanescente, effimera, ancor più di quanto per definizione non sia la moda.

Di che “core” sei? Dopo la sfilata di Valentino Pink PP autunno inverno 2022-2023, quando ancora alla guida artistica del brand c’era Pierpaolo Piccioli, ma soprattutto dopo il film con Margot Robbie, era tutto un Barbiecore, un rosa caramella spalmato su vestiti e accessori. Su Netflix, intanto, sbarcava Mercoledì Addams, a ribaltare i riferimenti cromatici: ecco pronto il Gothcore irto di borchie e chocker, abiti neri col colletto bianco, gonne a pieghe e maglioni a scacchi. E il Regencycore? È ancora la serialità a materializzarlo: Bridgerton fa leva nel cuore degli spettatori con le sue donzelle da marito vestite in colori pappagallo, taglio impero e gioielli chiassosi, tiare e guanti, che l’imminente terza serie minaccia di resuscitare.

Vi piace la comodità dei pantaloni di fustagno, la rilassatezza dei gilet e i blazer di tweed? Allora siete in pieno Grandpacore, il guardaroba del nonno, e se vi aggirate in abiti a fiori e gonnellone a disegni cachemire, o sentite un’insana attrazione per la casa nella prateria, appartenete senza dubbio al clan del Cottagecore. Mai sentito il Gorpcore? Più difficile a scriversi che a farsi: è acronimo di Good Ol’ Raisins and Peanuts, buona vecchia uvetta con noccioline, ovvero lo snack degli escursionisti, i cui adepti indossano scarpe da ginnastica, pantaloni con tasche in tessuti tecnici, zainetto (o peggio: marsupio) e l’inevitabile piumino. Non sfugge alla legge del core chi preferisce pochi capi essenziali, no logo: anche senza saperlo, è un alfiere del Normcore, il minimalismo nato con la crisi economica del 2008. Oggi la definizione si aggiorna: è Recessioncore che, in barba all’etimologia, si rifugia in capi elitari, di alta qualità e griffe invisibile ai più (quiet luxury, lusso sussurrato, ricordate?).

Torniamo al ballet e al tennis, freschi di questo scorcio di stagione. Il primo impazzisce per le ballerine di Miu Miu, il brand più cliccato in rete, e per tutte le più modiche varianti con nastri da legare alla caviglia, punte quadrate e palette rosa antico, l’altro ha per testimonial l’iconica Zendaya, in tour per presentare il triangolo di sport e amore nel film di Guadagnino Challengers. I follower amano le sue décolleté candide con stiletto infilzato nella pallina fosforescente griffata Loewe, e il microabito-gilet dalla scollatura inguinale.

 A guardare gli aumenti nelle percentuali delle ricerche in rete parrebbe che l’estate sia destinata a popolarsi di ragazzine sgambettanti in microgonne plissè e calzettini di spugna. Ma i pezzi di “core” hanno un che di buono: nascono e muiono rapidamente, il tempo di un video su TikTok.

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