martedì 4 giugno 2024

FOTOGRAFIA

 

La Trieste che non c'è più sulle carte

da poker della Modiano 


Piazza Unità nei primi del Novecento con negozi e locali (Archivio storico Modiano)

 

 

Dieci di picche, il Giardin pubblico, ma in Piazza Grande. Due di fiori, il Gran Bazar alla Tettoia in Cittavecchia. Due di quadri, la sartoria Forcessin in Corso, la cui specialità sono gli articoli in gomma. Nove di cuori, si sale al Belvedere dell’Obelisco, dove le signore scrutano il golfo col binocolo e si riparano dai raggi col parasole.


Giocare a poker come sfogliare un album fotografico di Trieste. Le atmosfere dei caffè, le botteghe di artigiani e commercianti, il mercato dei fiori in piazza del Ponterosso e la via dell’Acquedotto illuminata dai lampioni, Il Grand Hotel Obelisque e il Castello di Miramare, il tram della Società Anonima delle Piccole Ferrovie di Trieste e il Porto vecchio. E poi dettagli di palazzi che non esistono più o che hanno cambiato destinazione, e negozi inghiottiti dal tempo e cancellati dalle trasformazioni commerciali: chi ricorda il Deposito Cappelli, la Fabbrica Ombrelli in piazza Grande o il Caffè Bizantino in Barriera Vecchia? La città colta in una lunga sequenza fotografica dal 1906 al 1911, economicamente in pieno sviluppo e dalla vita sociale effervescente, aperta al progresso e all’innovazione, come testimoniano i binari dei tram, messi a terra nel grande porto dell’impero prima che a Parigi e a Roma.
 

Il nuovo mazzo di carte da gioco ideato e prodotto dalla Saul Daniel Modiano s’intitola “La Trieste della Belle époque” e per la prima volta utilizza le lastre fotografiche custodite nell’Archivio Storico dell’azienda, che agli inizi del Novecento servirono per la produzione delle cartoline postali illustrate.

 

Avventori al Caffè Milano in via Giulia 3 a Trieste (Archivio storico Modiano)

 


Le cinquantaquattro riproduzioni tracciano un percorso in bianco e nero nella città austro-ungarica. Si entra nei suoi Caffè, il Milano di via Giulia, l’American Bar di via San Nicolò 33 dalle sedie maestose e le tende come sipari, il Tommaseo in quella che era allora piazza dei Negozianti, il Bizantino aperto in un edificio cancellato dal tempo, il Caffè Fabris di piazza della Caserma.


Le sartorie da uomo e da signora si affacciano tutte sul Corso, quella di Carlo Gasser, di Ignazio Steiner, di Carolina Fiegele, con vetrine trionfanti di nastri e cappelli, il superbo negozio di calzature americane e inglesi da uomo De Rossi, mentre in piazza della Borsa, da Öhler, pubblicità d’antan richiamano l’attenzione sull’assortimento di pellicce, boa, piume, bluse, corredi da sposa.
Ecco le drogherie, la celeberrima Toso, un tuffo nel secolo scorso che caparbiamente ancora resiste, e la Rizzoli di Rotonda Pancera. 

Le farmacie, le librerie, tra cui la Moderna di Giuseppe Mayländer, poi acquistata da Umberto Saba, e la curiosità delle Società Cooperative di Consumo fra impiegati privati di via Madonna del mare e via Pellico. Tante botteghe ormai dimenticate che la legenda inclusa nel mazzo aiuta a individuare, con l’indicazione della collocazione e del toponimo dell’epoca. Il quattro di fiori è la vecchia sede del Piccolo, affacciata su Piazza della Legna.


«Sulla scorta della mostra allestita nel salone del Palazzo delle Poste centrali su “Botteghe, caffè e negozi nella Trieste delle cartoline S.D. Modiano” - spiega il presidente Stefano Crechici - abbiamo pensato di portare su un mazzo di carte la Trieste che in parte non c’è più e che in parte si può ancora ammirare. L’avevamo già fatto con la Venezia dei tempi andati, ora per la prima volta abbiamo aperto il nostro archivio per illustrare con Trieste le carte da gioco. Al posto del tradizionale catalogo, per testimoniare la mostra alle Poste abbiamo scelto un modo più originale e inerente alla vocazione della nostra azienda».

 

 

Una Cooperativa tra Impiegati Privati di Trieste (Archivio Modiano)


Per il rovescio delle carte la Modiano si è ispirata al decoro liberty della Casa Bartoli di piazza della Borsa e al rosone della cattedrale di San Giusto, realizzando una grafica che idealmente fonde due tra gli elementi architettonici più noti di Trieste, insieme alle alabarde, simbolo della città. E c’è un’altra curiosità. Nel mazzo anche la storica catena di produzione della Modiano. I lavoratori di oltre cent’anni fa diventano protagonisti: sui due jolly sono rappresentati un’operaia al lavoro nel reparto asciugatura e donne e uomini addetti al taglio delle carte da “giuoco”.


«Sarà per tanti triestini una riscoperta di luoghi e botteghe - prosegue Crechici - ma “La Trieste della Belle époque” è anche un souvenir ideale per i turisti, un modo per passare il tempo del viaggio o un oggetto prezioso da conservare». I mezzi tecnici di oggi, infatti, consentono di utilizzare le lastre per le cartoline ottenendo una definizione molto maggiore, che fa delle carte triestine piccoli oggetti da collezione. Quasi come un paio di “Barry shoe” in vetrina da De Rossi.

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