martedì 20 agosto 2024

MODA & MODI

Bermuda, slip, perizoma: le opzioni del maschio al mare 

 

Alain Delon e Romy Schneider in "La piscina" (1969) di Jacques Deray

 


 Mutande, boxer, bermuda? Slip o calzoncini? Gli uomini non sono esenti dalle regole del bon ton da spiaggia, anche se le loro opzioni sono apparentemente più semplici e scontate. Regole non scritte e non sanzionate - salvo quelle in vigore in molte località balneari, che vietano di aggirarsi senza maglia o in costume in città, per scongiurare che un popolo seminudo attraversi le strade, entri nei negozi o si accomodi al ristorante - si richiamano al buon senso e al buon gusto, territorio scivoloso e interpretabile, dove è facile sentirsi nel giusto.

 

Questione di misure e di proporzioni, prima di tutto. Se i costumi maschili non conoscono il cut out, perché nessun designer potrebbe arrivare a tanto da tagliare un pezzo di stoffa qua e là, scoprendo che ne so una porzione di gluteo o uno spicchio di pube pur di esercitare la sua creatività su un pezzo di stoffa pressoché immodificabile, lunghezza e forma fanno la differenza, eccome.

 

Bermuda fino al ginocchio o oltre? Banali considerazioni sulla scomodità dovrebbero scoraggiare questa opzione. È consigliabile non aggirarsi in spiaggia con un paio di pantaloni da città, peggio se con tasche posteriori o laterali, inutili ammennicoli soprattutto sulla sabbia. Il calzone urbano non diventa calzone da mare solo perché si attraversa il confine tra città e spiaggia, non è un capo fungibile e ancora meno un alibi per evitare di cambiarsi, fa solo sembrare troppo vestiti e appesantiti per il contesto.

 

Gli slip a mutanda? Il coro dovrebbe levarsi solenne, come nella tragedia greca: rasentano il filo della volgarità e non stanno bene a nessuno, per quanto palestrati e asciutti possiate essere. Brutti sui magri, inguardabili su chi è sovrappeso o sovrapancia. Certamente le recenti olimpiadi hanno suscitato qualche fantasia emulativa, da allontanare senza patemi. Le mutande possono serenamente rimanere confinate nell’intimo inteso come categoria vestimentaria e come privacy. E c’è un’aggravante: l’utilizzo, il sale, il cloro, ne allentano i bordi, rendendo ancora più difficile sottrarsi all’effetto penzolamento.

 



La scelta che rimane è la migliore: il pantaloncino a metà coscia. Alain Delon ne "La piscina" con Romy Schneider (1969) è l'immagine che in queste ore abbiamo davanti agli occhi. D'accordo, Delon. Ma il pantaloncino è decoroso per qualsiasi età e fisico. Chi vuole sbizzarrirsi ha colori e fantasie a volontà, per gli altri c’è la palette dei blu. Il dilemma, semmai, è che cosa metterci sotto per evitare il fastidio delle reticelle contenitive. Ecco allora che lo slip-mutanda può ritrovare, ben nascosto, una sua ragion d’essere. Non così il comune boxer di cotone con il bordo griffato - i sempiterni Armani-Calvin Klein-Ralph Lauren - da lasciar uscire dai pantaloncini, in pratica l’urbana mutanda a vista trasferita al mare, purchè ci sia il logo.

 


 


Veniamo all’estremo, l’innominabile. Pensavate che fosse esclusiva delle scuole di danza? Non è così. Il perizoma si aggira tra noi (molto più vicino di quanto pensiate) complice il fisico senza maniglie di qualche temerario estimatore. Qui gli aggettivi vengono meno per non essere tacciati di un qualsivoglia shaming, dal body al cervello. Lavorate di fantasia, la risposta verrà da sé.

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