martedì 26 giugno 2007

MODA & MODI

Piedi (e lacrime) di coccodrillo



Su Internet il dibattito è rovente: le «crocs» sono pratiche e divertenti o vanno archiviate tra le nefandezze che ogni estate invariabilmente sforna? Da noi questi zoccolotti di cellulosa granulare, con i buchi sulla tomaia per favorire la circolazione d'aria, sono arrivati con oltre un anno di ritardo rispetto agli Stati Uniti e ad altri paesi europei e non hanno sbancato, nonostante il colorato ciabattare in video degli allegri chirurghi di Grey's Anatomy, una delle serie tv più amate. Questi «coccodrilli» da calzare (così detti perchè vanno bene sia sull'asciutto che sul bagnato) si avvistano ai piedi dei turisti, che le prediligono nei colori rosa maiale e verde flou (c'è da scegliere tra ben sette «nuances» tipo evidenziatore), o dei bambini sotto i dieci anni, non ancora fieramente renitenti alle mamme modaiole.
I bloggers si confrontano con argomenti stringenti: c'è chi le definisce orripilanti, disgustose, roba da «fintissimi medici supercool» (quelli, appunto, della tv), chi confessa di adorarle, anche di più se piene di «jibbitz», ovvero quei bottoncini a forma di animaletto studiati apposta per personalizzarle.
Una chiave di lettura interessante (www.malvestite.net) parla di «compiacimento da schifezza». Le crocs sono talmente brutte che nemmeno ci si azzarda a difenderle, mentre scatta, soprattutto nei fruitori attempati, una sorta di trasgressione geriatrica, del tipo «ahò, guardate quanto so' coraggiosamente autoironico», un po' come per i pinocchietti, le bandane e le mutande taroccate a vista (tornate prepotenti dopo le ultime pubblicità di Dolce & Gabbana).
Anche sul fatto che le crocs siano una manna per l'olfatto nella calura estiva, i pareri restano discordanti. Qualcuno ne esalta l'aereazione, altri confessano che tenerle ai piedi per dieci minuti dà la stessa sensazione che pestare il catrame «fresco» il 15 di agosto. Quel che è certo - come riferisce The Guardian - è che negli ospedali svedesi le hanno vietate, non per motivi estetici - perché, anzi, questi zoccoloni hanno un indubitabile che di kitsch nordico - ma perché genererebbero elettricità statica pericolosa per il buon funzionamento di macchinari e respiratori.
In America c'è la fila di star paparazzate con le crocs ai piedi, come qualche anno fa avveniva per le altrettanto disdicevoli «ugg» (ricordate? Quella specie di calzare da puffo, asseritamente fresco d'estate e caldo d'inverno...). Da noi, hanno risvegliato piuttosto una sorta di orgoglio podologico, provocando l'insurrezione dei cultori di fly-flot, birkenstock, dr.scholl rimodernate, persino delle defonseca con il muso da leone, al grido di: «brutte comunque sono, ma la loro efficacia è comprovata».
Intanto, nella galleria degli orrori, ne entra a buon diritto un altro, molto più inquietante. Avete presente le «fivefingers», quelle scarpette supertecnologiche con le cinque dita dei piedi separate, perfette per sentire il terreno quando si fa trekking o si zampetta tra la verzura dei campeggi? Se le crocs suscitano tenerezze (e indulgenza) da barbapapà, qui siamo all'incubo futuribile, al ritorno del piede prensile da Star Trek.
twitter@boria_a

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