martedì 25 marzo 2008

MODA & MODI: è new nude, il non-colore che cattura l'occhio

Hillary Clinton (politicalive.com)
New nude, seconda pelle. Le boccette dei profumi evocano il color nudo, la nuance epidermide, sfumatura quasi impraticabile per la moda. In mezzo alle tante tinte aggressive dei prossimi mesi, giallo evidenziatore, verde, arancio zucca, resiste il non colore, o meglio, il colore più ostico, più ingrato, più inconsistente, meno valorizzante, quello che da lontano fa l'effetto trompe l'oeil del corpo nudo. Anche l'intimo ritorna a confondersi con la pelle, recuperando una tinta poco seduttiva, a metà tra il cerotto e la calza coprente, quella che nell'archeologia della lingerie apparteneva sempre alle taglie contenitive, ai reggiseni destinati raccogliere e bloccare, non certo a mostrare e mostrarsi.
Che succede quando la moda rigetta i colori gridati e recupera l'intera palette dei rosa, dei creme, le nuance che «sbattono», considerate importabili in passerella se non dotate dell'incarnato di una ballerina brasiliana e di forme altrettanto levigate? L'eccesso di perfezione ed esibizione ha stancato. Troppo scontato accendere un qualsiasi canale tv e vedere le solite «ine» e «onze» con nastri inguinali da lap-dancer come pure conduttrici e giornaliste che si aggirano microfonate tra auto e fiere di paese con décolleté che hanno polverizzato la legge di gravità. Il corpo perfetto è così banale, ripetitivo, agevolmente scaricabile da ogni sito di celeb, che l'occhio, anche del fotografo da gossip, va in cerca dell'imperfezione, dell'accumulo di grasso, della coscia percorsa da una smagliatura, della pancetta, del sedere un po' franante. Hillary fa più notizia con tutte le sue rughe che piallata dal botulino e Cecilia con giro vita e gambe cellulitiche batte la bionica Carla. La Clerici col grembiulone da cuoca sui rotolini di grasso cattura di più che le ex colleghe, croniste di sport, che fanno fatica ad articolare i muscoli facciali.
Il nudo, quello vero, spiazza, disorienta, cattura ancora. E' il nudo della «normalità», dell'asimmetria, del difetto, della confortevole, rassicurante quotidianità. Se i monokini, i perizoma, i busti strizzanti, le scollature a precipizio non riescono più a risvegliare dal torpore della prevedibilità, ecco che la moda si inventa l'illusione del nudo: col tailleur «fleshy», carne, da lontano sembri nuda, esposta, anche se sei più coperta di una suora laica. Guardiamo con attenzione le pubblicità: i profumi ambrati racchiusi in contenitori «neutri» che simulano il corpo, reggiseni e slip che si confondono con la pelle, borse rosa epidermide, abiti, tailleur, camicie pensate per fingere al colpo d'occhio la totale nudità. Quando lo sguardo ripassa una seconda volta, lo scopo è raggiunto: alla prima occhiata abbiamo dato l'impressione di una scollatura super-generosa o di girare per la città senza qualche capo d'abbigliamento, alla seconda l'effetto svanisce ma si è guadagnato un surplus di attenzione.
Magra consolazione? In tempi di incontri in chat e di solitutidine dilagante, corrobora comunque l'autostima. La nudità esibita, offerta quando non richiesta, aggressiva, intimidisce qualsiasi interlocutore. Il color carne è allusivo, discreto, sottotraccia. Suggerisce più che proclamare. Disegna forme seduttive ma fumettistiche. E va enfatizzato con un trucco invisibile, all'insegna dell'autenticità.
@boria_a
Cécilia, ex signora Sarkozy (www.gala.fr)

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