martedì 8 aprile 2008

MODA & MODI: caccia alla borsa che non sia un trolley

Dilemma: come faranno, come faremo, quest'estate noi donne basse («altrimenti alte» mi ha suggerito una collega...) a trovare la borsa dei nostri sogni? Guardatevi in giro e mai luogo comune fu più azzeccato: le «mezze misure», come le stagioni, sono davvero sparite. Non c'è una borsa nelle vetrine che non abbia le dimensioni di una tenda canadese. Tento di rassicurarmi con quanto dice la giornalista e stilista Fiora Gandolfi: le borse piccole sono per arcigne donne di potere, nelle borse grandi puoi metterci il mondo, portarti dietro le cose più care, trovare e sistemare sempre quello che ti serve per la giornata fuori casa. Ma è una consolazione debole. Lei allude a borsoni di tela, morbidi e informi, che gettati a terra sembrano stracci colorati, non a quegli scafandri rigidi, respingenti, inattaccabili come lo scudo delle tartarughe Ninja. Dondolando graziosamente il nuovo modello Hobo di Jimmy Choo, maxi bag in pitone, sembro uscita da un film della serie «Natale in Egitto e dintorni», per di più con la faccia prostrata di chi sa benissimo di aver avuto la tentazione di spendere circa uno stipendio e mezzo in un oggetto che trasforma me nell'accessorio della mia borsa. Vado decisa e chiedo l'estremo opposto nella gamma delle dimensioni: ma quando mai mi capiterà una serata che richieda «soltanto» un raffinatissimo porta i-pod in coccodrillo o una leggiadra borsettina a forma di ostrica, dove non riesco a comprimere, contemporaneamente, nemmeno il bancomat e le chiavi di casa?
Stagione crudele per chi cerca gratificazioni nell'accessorio femminile per antonomasia, quello che Freud sosteneva rappresentasse l'utero e che Nathalie Hambro, designer e autrice del libro «The art of handbag», considera «custode delle nevrosi al femminile, contenitore da riempire di oggetti per rassicurare la propria vanità». L'utero può essere ipertrofico, d'accordo, e le nevrosi sono cresciute in modo esponenziale. Ma le borse oversize di quest'anno sono penalizzanti per la maggior parte delle destinatarie: coloratissime per farsi notare, superaccessoriate con tasche, lacci e catene che appesantiscono vieppiù le linee, poco flessibili e maneggevoli, goffrate come giganteschi borsellini, finiscono per diventare propaggini contundenti, gobbe posticce, scudi che scoraggiano un approccio più ravvicinato. Confesso di essermi fatta blandire da una maxi bag in vernice «pelle d'angelo», che un casuale interlocutore ha più brutalmente definito «rosa maiale». Ma, anche una volta «sgonfiata» la borsa dalla carta interna, davo l'idea di reggere un trolley direttamente sulle spalle. Che fare? Un'idea può essere il vintage nei negozi dell'usato: pochette, cestini di paglia, simil-kelly o simil-birkin, abbandonati da signore in cerca di dimensioni ragguardevoli. Relitti di quando la borsa era solo un (elegante) complemento.

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Fiora Gandolfi, giornalista, designer, esperta di moda

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