martedì 17 novembre 2009

MODA & MODI


Read my pins, e ti dirò chi sono


Madeleine Albright con Arafat


Demodè? Impegnativa? Muffosa? Per cappottini e twin-set di casalinghe scipite? Se guardando una spilla vi vengono in mente solo questi aggettivi e possibili collocazioni, avete perso decisamente l'ultimo trend. Stravaganti, preziose o finte, colorate, enormi e importanti, le spille sono più che mai in auge. Se un tempo comparivano solo su colli e maglioncini dai colori indecisi, così da ravvivarli appena quel tanto che bastava per non mettere la signora sopra le righe, oggi si portano sui cappelli, sulle cinture, appese alle collane, tra i capelli, per trasformare la silhoutte di un vestito o di una gonna, per far combaciare bordi e rendere più sensuali le scollature.

Quanto al loro rapporto con donne di potere, date un'occhiata al libro "Read my pins: stories from a diplomat's jewel box" (leggi le mie spille: storie dal portagioie di un diplomatico, HarperCollins), sulla stupenda collezione di Madeleine Albright, oggi esposta al Museum of arts and design di New York, duecento pezzi che la corpulenta democratica descrive come altrettante tappe della sua carriera.

Quando, per esempio, ebbe sentore che il presidente Clinton intendeva nominarla segretario di Stato, giurò a se stessa che se fosse accaduto si sarebbe regalata una portentosa aquila d'oro con le ali tempestate di diamanti, che puntualmente comparve in alto sulla sua giacca quando, nel gennaio 1997, divenne non solo la prima donna a ottenere questo incarico, ma la più potente dell'amministrazione Usa e l'unica a sedere nel Consiglio di sicurezza. Capitò pure che la chiusura si sganciasse e l'aquila rimanesse a penzolare maliziosamente sul busto della signora, come se fosse pronta a spiccare il volo da una portaerei...


Da allora, Madeleine ha giocato con le spille, parole sue, non solo per civettare con eleganza in un mondo maschile, ma utilizzandole come "indicatori" del suo umore e delle sue intenzioni, come messaggi agli interlocutori nei consessi internazionali. Read my pins, appunto. Così, dopo che la stampa irachena l'aveva definita un "serpente senza eguali" per le sue critiche a Saddam Hussein, non esitò a presentarsi davanti agli ufficiali iracheni con un rettile d'oro brunito sulla spalla. «Non avrei mai immaginato - confessò in seguito - il potere che avrebbe avuto».


Recuperata dagli anni '80, dove era l'accessorio migliore per enfatizzare spalle quadrate e capispalla dai tagli scolpiti, la spilla assume ora posizioni poco ortodosse (già Jackie ne portava di rosso fuoco agganciate alla cintura o alla collana di perle, Michelle invece preferisce grandi fiori, anche di plastica, all'incrocio della scollatura a V), ma soprattutto cambia identità. Non ha paura di essere sproporzionata, colorata, allusiva, di mischiare pietre preziose e povere, di sfiorare il kitsch. E, soprattutto, di parlare in codice. Quelle americane degli anni '40 e '50 spopolano sul web e raggiungono quotazioni da gioielleria: vasi di fiori, cornucopie, ghepardi, libellule, corone bastano a trasformare un vestito da giorno in una mise da sera e a dire mi sento aggressiva, leggera, vincitrice... Sarah Jessica Parker, una fan delle spille, è stata avvistata di recente con uno splendido gioiello di Verdura in platino e diamanti. Un bersaglio con tante piccole frecce che trafiggono il centro. Più chiaro di così...
@boria_a



Michelle Obama con un vistoso fiore verde


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