martedì 23 marzo 2010

MODA & MODI

Orange male

L'arancione colore di tendenza per l'uomo 2010

Cromoterapia per scuotersi dai rigori dell'inverno, metereologici ed economici? La risposta delle passerelle è univoca: arancione. Colore più maschile che femminile, a dispetto delle apparenze, quest'anno declinato in un total look che "buca". Un lui in giacca e pantaloni vitaminici, in trench tonalità evidenziatore, al limite dell'azzardo nell'abbinamento zucca e rosa, caldo ed energetico, per nulla chimico. E se il rosso è sempre stato considerato un po' da "fighetti" velisti, tinta difficile da governare senza cadere nell'ordinarietà, l'arancione evoca il rigore e la pulizia del design d'autore, si lega ai movimenti artistici di punta, accompagna pagine di storia del costume, dal mangiadischi alla Vespa, dai Lego al Maggiolino. Eccentrico ma nobile, esagerato ma compatto, pastoso e rilassante.
Piace moltissimo a Kandinsky e agli architetti del Bauhaus nei primi anni del secolo scorso, poi, verso i Cinquanta, con la nascita del design industriale, entra nelle case degli italiani sotto forma di poltrone, lampade, elettrodomestici, disegni di moquette. È l'arancione di Gio Ponti e Zanuso, dei fratelli Castiglioni e di Munari, imperativo e non invasivo, singolarmente adattabile ai più disparati arredamenti. Nella "swinging London" degli anni Sessanta, l'efebica Twiggy rivestita in total orange da Mary Quant, è un manifesto vivente dell'epoca: anticonformista nelle prime minigonne, disinvolta nei movimenti come solo i nuovi collant possono consentire, libera e vitale, piena di carica. Colore simbolo di onore e generosità, dell'induismo e della rivoluzione pacifica in Ucraina, è amato dagli hippy e dal movimento degli Hare Krishna, gli "arancioni", ai quali George Harrison, all'epoca nuovo accolito, dedica una delle sue canzoni più famose "My sweet Lord".
Asseverativo e mai effemminato. Persino il ministro Tremonti, un paio d'anni fa, sceglie di galvanizzare la consueta grisaglia con il guizzo di una cravatta arancione in segno di solidarietà al popolo tibetano. Hermès, griffe dell'uomo lussuoso per eccellenza, da sempre ne fa il colore del suo packaging, e Giorgio Fedon, pelletteria cadorina di punta, riempie di ventiquattrore color zucca la sua showroom newyorkese sulla Quinta Strada.
Quest'anno è tutto un esplodere di flash arancio carico sulle passerelle maschili: giubbotti, camicie, bermuda, completi, che si miscelano con disinvoltura a neri, torbe, verdi, quadri, quasi l'arancio sia il nuovo grigio. E anche per lei il colore detta legge, a dispetto dell'incarnato e dei capelli. Chi ha detto che arancio su arancio non sta bene? Dimenticatevi la ministressa Brambilla, sempre in qualche modo sopra le righe, e guardate la bianchissima e androgina Tilda Swinton, con le sue onde ramate, che veste un abito di Jil Sander color arancia siciliana, sapido e raffinato. L'estate ha bisogno di adrenalina. E allora gli stilisti, senza paura di caricare, sui loro tanti arancioni ci piazzano paillettes, ruches, drappeggi, ricami. C'è voglia di calore. E l'arancione, come il nero, calamita il sole.
twitter@boria_a

"My sweet Lord" di George Harrison

Nessun commento:

Posta un commento