martedì 11 gennaio 2011

MODA & MODI: i diavoletti che vestono Prada

La moda recluta i bambini. E non solo come compulsivi consumatori di paghette, secondo quanto dimostrano i più recenti studi di mercato, ma piuttosto come "trend setter" in miniatura, ovvero scopritori, promotori, testimonial di tendenze. Pare che certi piccoli vip, paparazzati con i loro genitori e distribuiti uniformemente sulle riviste gossipare, abbiano una presa immediata sui loro coetanei e quindi possano fare le fortune di linee, prodotti, marche. L'ultima scoperta, o meglio la prima del nuovo anno, è Romeo, otto anni, che di cognome fa Beckham, e si è visto catapultato dal nulla al ventiseiesimo posto nella hit parade della moda maschile, degli "uomini" meglio vestiti del pianeta secondo la classifica della rivista GQ, dieci posizioni dopo papà David e una soltanto - e questo, per la verità, dovrebbe spaventarlo un filino - prima del principe ereditario d'Inghilterra, l'imbustato William.
 Romeo Beckham per mano col papà David: una vera "ditta" del lusso
Tra Romeo Beckham e il futuro re dei Windsor, insomma, la disputa sul filo (di lana) a colpi di giacche di cammello in cachemire ha premiato per il momento il più imberbe e più agguerrito, che, guarda caso, si preparerebbe a lanciare una "sua" linea di abbigliamento per ragazzini, proprio come ha fatto mamma Victoria per le signore. E non è nemmeno una trovata originale, perchè la quattordicenne Lourdes Leon, adolescente latina che avrebbe necessità di una decisa depilazione facciale, già "disegna" con mamma Madonna una collezione di vestiti per teen-ager, folgorandole con le sue scarpe da ginnastica dorate alte, le giacchine chanel con la cravatta, i chiodi e i "black dress" versione mignon. Un altro rampollo, sconosciuto ai più, da testimonial è passato direttamente alla pratica: è Arlo Weiner, 10 anni, figlio di Matthew, l'ideatore della modaiolissima serie televisiva americana "Mad Men", che ha ottenuto da GQ una rubrica da cui può ammaestrare i piccoli fan in materia di cravattini e giacche di velluto. Il 2010 è stato decisamente il loro, l'anno dei microblogger della moda.
Arlo Weiner, figlio di Matthew, ideatore di "Mad Men"
A cominciare dalla protagonista indiscussa del fenomeno, la tredicenne Tavi Gevinson, che dalla sua inquietante tribuna virtuale, "style rookie", spara giudizi su collezioni e stilisti, con un senso del business così famelico e vagamente sinistro da essere paragonata ad Anna Wintour, la direttrice di Vogue America. La piccola, capelli sempre tinti e abitucci da centinaia di dollari che gli stilisti citati nel blog (o aspiranti tali) fanno a gara a regalarle, occupa ormai in pianta stabile la prima fila delle sfilate. Tra i momenti "clou" dell'anno appena passato, quelli che condensano il fascino e la demenzialità della moda, la giornalista del New York Times Cathy Horyn cita la sfilata di Dior e il party di Armani, dove l'imperturbabile Tavi si aggirava trapassata dagli strali d'odio delle ospiti di lungo corso. In rete, la ragazzina indica l'ufficio stampa cui rivolgersi per intervistarla, mentre ai compagni di scuola (ha anche il tempo per andarci?) fa sapere di essere troppo impegnata per poterli aiutare in scienze. Intanto, in attesa delle prime passerelle, si stilano gli elenchi delle cose da seppellire con
l'anno passato, tipo l'animalier, i tronchetti bucati in punta, le borse di pelliccia vera. Perché non aggiungerci anche diavolette e diavoletti che vestono Prada?
@boria_a
Tavi Gevinson (foto Deviate Magazine)

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