IL LIBRO
Chanel n. 5, il profumo nato dall'amore per un Boy
Che Marilyn andasse a letto con addosso solo qualche goccia di Chanel n.5 fa parte della leggenda. Che invece il presidente americano Harry Truman, in una lettera inviata da Postdam alla moglie Bess, nel 1945, le dicesse di aver comprato molti souvenir ma si scusasse per non essere riuscito a procurarsi una boccetta di Chaneln.5, come lei aveva chiesto, è un episodio per lo più sconosciuto. Il profumo più famoso del mondo è entrato così negli archivi americani, tra le carte personali e familiari del trentatreesimo presidente degli Stati Uniti. Truman faceva ammenda per aver fallito là dove erano riusciti centinaia di semplici soldati che, all'indomani della liberazione di Parigi, facevano la fila in Rue Cambon, davanti alla boutique di Coco Chanel invasa dalle scintillanti bottiglie del profumo tanto desiderato da moglie e fidanzate d'oltreoceano, quello che in una città accasciata prometteva ancora seduzione, sesso, la sopravvivenza della bellezza oltre la guerra.
Compie novant'anni Chanel n.5, la cui prima pubblicità comparve nel 1921. Ma la storia del suo straordinario successo è lunga addirittura cento, perchè chi lo inventò, Gabrielle Bonheur dettaCoco, cominciò a pensare a un'essenza già nel 1911, nello stesso anno in cui, grazie a un profumo, il giovane imprenditore François Coty era diventato uno degli uomini più ricchi di Francia, e l'avversario diretto della stilista, il sarto Paul Poiret, sbalordiva le clienti con la fragranza orientaleggiante "Nuit persane", diventando il primo couturier a proporre un profumo legato alla sua casa di moda.
Per Coco, terza arrivata sul mercato, non si trattava però di affari, piuttosto dell'amore per un uomo, Arthur "Boy" Capel, l'inglese di cui adorava l'odore di «cuoio, cavalli, bosco e sapone per finimenti»: l'idea del n.5 nacque nel pieno della passione, ma il profumo vero prese forma per reagire al dolore, quando "Boy", dopo dieci anni di relazione, la relegò definitivamente nel ruolo di amante per sposare un'ereditiera e, qualche anno dopo, andò a schiantarsi su una delle strade più pericolose della Costa Azzurra, da Saint Raphael verso Cannes, complici velocità e champagne.
Compie novant'anni Chanel n.5, la cui prima pubblicità comparve nel 1921. Ma la storia del suo straordinario successo è lunga addirittura cento, perchè chi lo inventò, Gabrielle Bonheur dettaCoco, cominciò a pensare a un'essenza già nel 1911, nello stesso anno in cui, grazie a un profumo, il giovane imprenditore François Coty era diventato uno degli uomini più ricchi di Francia, e l'avversario diretto della stilista, il sarto Paul Poiret, sbalordiva le clienti con la fragranza orientaleggiante "Nuit persane", diventando il primo couturier a proporre un profumo legato alla sua casa di moda.
Per Coco, terza arrivata sul mercato, non si trattava però di affari, piuttosto dell'amore per un uomo, Arthur "Boy" Capel, l'inglese di cui adorava l'odore di «cuoio, cavalli, bosco e sapone per finimenti»: l'idea del n.5 nacque nel pieno della passione, ma il profumo vero prese forma per reagire al dolore, quando "Boy", dopo dieci anni di relazione, la relegò definitivamente nel ruolo di amante per sposare un'ereditiera e, qualche anno dopo, andò a schiantarsi su una delle strade più pericolose della Costa Azzurra, da Saint Raphael verso Cannes, complici velocità e champagne.
Coco Chanel con "Boy" Capel |
La copertina del libro di Tilar J. Mazzeo |
Quando la stilista, poco dopo la morte di "Boy", si lega all'aristocratico Dimitri Pavlovich ed entra in contatto con il mondo degli esuli russi che svernano in Francia, conosce il profumiere degli zar, il francese Ernest Beaux e gli commissiona un profumo "artificiale". «Le donne non sono fiori - suggerisce - perchè dovrebbero desiderare di avere lo stesso odore?». Beaux prepara dieci fialette con le "tracce" del profumo, basato su un cuore che unisce le essenze della rosa e del gelsomino, le più tradizionali e sfruttate, alle nuove e audaci molecole conosciute con il nome di aldeidi.
Coco allunga la mano verso il campione numero cinque. Quello, così vuole il mito, in cui un distratto assistente di laboratorio ha messo la sostanza pura, al massimo della sua intensità, e non le aldeidi diluite. Sia stato errore vero o colpo di fortuna, quel flaconcino contiene l'aroma della modernità. È nato il più grande profumodell'epoca d'oro.
Le manovre di Coco per ritornare in possesso integralmente della società creata in seguito per distribuire le essenze, Les Parfums Chanel, e di liberarsi dei suoi ingombranti e potenti soci ebrei, sono al centro anche della recentissima biografia "Sleeping with the enemy, Coco Chanel's secret war" del giornalista americano Hal Vaughan, appena uscita negli Stati Uniti, in cui, con documenti e particolari inediti, si riafferma la tesi, già avanzata da più parti, che la stilista fosse una spia nazista. Reclutata dall'Abwehr, il servizio d'intelligence militare tedesco con scopi difensivi, Coco sarebbe stata l'agente F-7124 e avrebbe effettuato missioni in Marocco e in Spagna, in particolare nell'agosto 1941, assieme a un altro agente, il barone Louis de Vaufreland, ex agente della Gestapo incaricato di reclutare nuove spie.
Il libro di Hal Vaughan |
Coco Chanel esce dalla guerra con la reputazione a brandelli. Chanel n.5, invece, nell'arco di quattro o cinque anni diventa una delle icone del secolo. Non solo un profumo famoso e venduto, ma un potente simbolo culturale. Una boccetta piena di amori, simboli, coincidenze, avventura. E di contraddizioni. È prodotto e distribuito da una società appartenente a una famiglia ebrea, ma il suo nome lo deve a una stilista accusata di antisemitismo, che passa la guerra con un graduato tedesco e tenta di utilizzare le leggi della Francia occupata per liberarsi dei suoi soci. Un oggetto di lusso ambito sia dai nazisti che dai liberatori. Venduto per anni negli spacci militari e sul mercato nero, non perde nulla della sua attrattiva. I soldati americani in fila nel 1945 davanti alla boutique Chanel aspettano, come prima di loro avevano aspettato tedeschi e inglesi, di avere tra le mani quella boccetta che racchiude fragranza, amplessi, l'idea stessa di Parigi. Se non sanno pronunciarne il nome, alzano la mano mostrando le cinque dita. Un'intera generazione di consumatori associa a quel profumo i suoi desideri e le sue speranze per il futuro e Chanel n.5 entra nella storia di ognuno di loro e della donna che lo riceverà. Così, dalle tante storie personali, nasce la leggenda, come ancora oggi suggerisce lo slogan pubblicitario: "Share the fantsy".
@boria_a
Coco Chanel |
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