mercoledì 12 giugno 2013

IL LIBRO
Daria Cozzi: quattro giorni tre notti per dire addio

Bastano quattro giorni e tre notti per staccarsi dal proprio uomo? Per dire addio alla vita presente e ripercorrere quella trascorsa, giorno dopo giorno fino a lui, all'incontro che quella vita ha cambiato, e per sempre? Adesso, Vittorio, sta morendo in un letto del General Hospital di Singapore, fulminato da un'emorragia cerebrale durante una vacanza. E lei, Daria, devastata, chiusa nella bolla del suo strazio, vede sgranarsi davanti ai monitor ogni minuto che rimane al suo compagno, accompagnandone il respiro con un lungo racconto. È uno scorrere lento di parole, un canto muto, un mantra, un modo per separarsi senza strappi, senza il clic dell'interruttore che oscura la macchina, per preparare con delicatezza il passaggio e, alla fine, per fare del dolore di chi resta una terra fertile, su cui sarà possibile crescere ancora, anche se non più insieme.
"Quattro giorni tre notti" è il titolo del primo libro della triestina Daria Cozzi (Pendragon, pagg. 189, euro 14,00) . Il sottotitolo lo dice, ma non è necessario: una storia vera. La sua, la loro. Un uomo e una donna che si incrociano in un momento delle loro rispettive vite, già piene di altri incontri, di esperienze e dolori. Vittorio ha un figlio piccolo e il ricordo della moglie, portata via, per uno di quegli sberleffi del destino, dalla stessa emorragia che, dieci anni dopo, farà lo stesso con lui. Daria ha una figlia già cresciuta, alle spalle un matrimonio iniziato e finito presto, tanti lavori diversi ma soprattutto un lavoro ininterrotto dentro e con se stessa, per sintonizzare corpo e mente, per cercare di raggiungere quelle parti insondabili dove ognuno di noi custodisce vitalità, forze, risorse.
Il libro racconta come arrivarci a quelle risorse, come imparare e a conoscerle e farle crescere. Attraverso le persone che amiamo e che condividono con noi un pezzo di strada, attraverso le letture, i viaggi, la disponibilità a mettersi in gioco, ma anche la casualità della vita. Quella che magari ti fa entrare, col tuo catalogo di rappresentante di fotocopiatrici in mano, nell'ufficio di un'agenzia di onoranze funebri e scoprire che sei davvero capace di venderlo a qualcuno uno di quegli aggeggi. Che nel posto più improbabile, nella situazione più crudelmente assurda in cui il fato ti mette, se vuoi puoi tirare fuori una parte sconosciuta di te e da lì cominciare, ricominciare, a costruire.
Medici e infermiere, delicati e incomprensibili, si danno da fare intorno a Vittorio. In quella stanza di ospedale il tempo e il rumore sono sospesi, mentre fuori corre la vita caotica di Singapore, corrono la vacanza e i sogni di un bambino che non riavrà più suo padre.
E corrono i ricordi, i flashback di Daria, come pagine di diario sfogliate sempre più convulsamente, man mano che la vita si allontana. Dalla prima volta in cui vide Vittorio, l'uomo che rientrava a casa dal funerale della moglie eppure era capace di prendere in braccio il suo bambino, di farlo ridere e giocare: Mattia, che Daria aveva "conosciuto" nella pancia della mamma, preparandola al parto, e che, anni dopo, avrebbe adottato legalmente. Dall'inizio di un amore fino ai quattro giorni e tre notti, fino al conto alla rovescia degli ultimi battiti del cuore, quando la morte li trova sullo stesso letto, Daria e Vittorio, e fa spazio alla certezza che ogni cosa, anche il dolore, ha finalmente il suo posto.


twitter@boria_a
Daria Cozzi con il suo primo libro

Nessun commento:

Posta un commento