domenica 2 giugno 2013

L'INTERVISTA

Irene Cao, con la mia trilogia ho preceduto le Sfumature


 
Irene Cao

 

Prima di tutto, non ditele che saranno le "Cinquanta sfumature" in salsa italiana. Irene Cao, giovane autrice pordenonese esordiente, non teme il confronto e assicura che nella sua, di trilogia, parlerà soprattutto il cuore, prima dei sensi. Ci sarà sesso, ma non sarà l'unica "sfumatura". Intanto, ancora in attesa di arrivare sul mercato, è già un caso editoriale. Il primo libro "Io ti guardo" (Rizzoli, pag. 350, al prezzo speciale di lancio di 5 euro), uscirà martedì. Il secondo, "Io ti sento" arriverà il 19 giugno 2013 e il terzo, "Io ti voglio", il 10 luglio (questi ultimi costeranno 14,90). Altissimo il numero di copie già stampato, enorme per una debuttante, segno che la casa editrice punta sul prodotto. «L'altro giorno un editor è venuto a trovarmi per vedere se ero ancora viva», confessa candidamente lei. Che, da un anno a questa parte, vive da reclusa con i suoi protagonisti: Leonardo, chef affascinante, ed Elena, restauratrice. Un triangolo nella vita, prima ancora che nella storia.

Dalle lettere classiche, all'erotismo. Un bel salto, per un'insegnante precaria, con un dottorato in Storia antica, che ha fatto anche la barista, la hostess, la commessa. Proprio mentre era al lavoro in profumeria, gli emissari della Rizzoli sono venuti a stanarla. Per dirle di riprendere in mano la bozza originaria e di trasformarla in qualcos'altro. «Effettivamente è stato un passaggio traumatico - racconta Irene Cao - ma non così immediato come sembra. Tre anni fa avevo scritto un romanzo d'esordio, molto giovanile, rivolto a un pubblico femminile. L'ho mandato in giro, tra lo scetticismo di tutti. Contro ogni pronostico mi ha risposto Rizzoli e mi ha chiesto di lavorarci su. Due capitoli erano piaciuti molto, raccontavano scene di sesso, secondo loro viscerali, profonde. Era il settembre 2012. Di quel libro abbiamo salvato cinquanta pagine, forse meno. Da lì è nata la trilogia».

Quindi è vero che ha preceduto le "Cinquanta sfumature"? «Quando ho iniziato quel mio primo libro, non sapevo nemmeno che esistessero. Poi mi sono sentita in dovere di leggerle, per capire... Lo so che sembra un prodotto creato a tavolino, ma non voglio portarmi dietro a vita il marchio di aver fatto il "doppione". Nei miei libri c'è erotismo, ma anche molto altro, per esempio le componenti del romanzo tipico italiano».

Che cosa c'è di diverso? «Intanto le ambientazioni. Nel primo libro Venezia, nel secondo Roma, dove la protagonista Elena, ritroverà Leonardo, che il destino rimette sulla sua strada. Infine Roma e Stromboli, quando lei, dopo un incidente, lo vede ricomparire in ospedale. Poi c'è la cura che ho cercato di mettere nella psicologia dei personaggi. Tra il primo libro e il secondo, Elena cambia radicalmente, si trova a compiere una scelta, è una donna in bilico tra il fidanzato, Filippo, che rappresenta la certezza, e la passione per Leonardo, dove parlano il corpo e il cuore».

E il sesso?«Anche qui c'è una bella differenza. La componente emozionale prevale. C'è scuotimento dei sensi, non azione meccanica. E poi la protagonista è più adulta, ha trent'anni e le paranoie tipiche di tante donne di questa età, non è una ragazzina ventenne. Io non racconto un triangolo, ci sono tanti altri personaggi che pian piano emergono, con una loro importanza. Per questo spero che i lettori non si fermino al primo libro, altrimenti rischierebbero di non capire».

Non la imbarazza il paragone con E.L. James, l'autrice delle "Sfumature"? «Il paragone verrà fatto, ormai è certo. Cerco di gestirlo e mi fa anche piacere. E.L. James ha il merito di aver "sdoganato" un genere che già esisteva, ma al quale ha avvicinato grandi fette di lettrici, probabilmente non abituate a una lettura di evasione. Non è mica facile "evadere". Anche per me è stata una sfida trovare un registro piacevole, tendevo a virare verso temi cupi. Semplificarsi non è un'operazione semplice».

A lei piacciono le "Sfumature"? «In effetti non sono scritte bene, ma va considerato che noi leggiamo la traduzione. E poi anche la James ha dovuto seguire un filone: è una sceneggiatrice, sceglie il cliquè televisivo. Diciamo che nella trama non si è tanto spesa, dopo un po' si rischia di cadere nella noia».

Nel suo libro ci sono il cibo e il cuoco, che adesso spopolano. Ci ha pensato? «È stata una scelta combattuta. Con gli editor, avevamo pensato a un ballerino, a uno scrittore. Poi ci siamo trovati d'accordo sul cuoco».

Una specie di Cracco? «Per la verità mi sono ispirata a Filippo La Mantia, per tutta la parte siciliana della trilogia. Ho studiato la sua cucina, mi sono documentata a fondo sulle ricette. Ho fatto molte ricerche. Nei libri si parla di arte e di cucina, sono campi in cui non si può improvvisare. Adesso mi auguro che mi invitino a qualche talent di cucina...».

Sulla copertina un'immagine bondage. Ma non c'è sesso "sottomesso"... «Quando l'ho vista, in effetti, ho detto "Mamma mia!". Non mi piace che ci sia violenza nel sesso. È una scelta personale, non condivido certe pratiche. Infatti molte lettrici non hanno amato questa componente, sia nelle "Sfumature" sia nei libri di Indigo Bloome, dove si parla delle donne in toni denigratori. Al contrario, la mia prima preoccupazione era proprio preservare il valore della donna. Non credo che sia necessario passare per questi cliquè per far capire la passione. Sulla copertina del secondo libro c'è una mano, e già dà un altro effetto».

E il titolo? «"Io ti guardo" l'ho scelto io, mi piace. Gli altri due, "Io ti sento" e "Io ti voglio", mi piacciono meno, ma bisognava dare il senso della continuità. "Io ti guardo" significa che il senso della vista è fondamentale per Elena. Lei è ubriacata dai suoi occhi, vede tutto solo attraverso di essi, mentre sarà Leonardo a insegnarle che esistono anche gli altri sensi».

C'è un filo di speranza per questo amore tormentato? «Un filo c'è, anche più di uno. Me le vedo le mie lettrici, d'estate, che hanno voglia di sognare e di essere felici. Poco fa rileggevo le bozze del secondo libro e mi scappava quasi la lacrimuccia. Ma l'amore trionfa, alla fine. Dovrebbe essere così anche nella vita, no?».

Ha già qualcos'altro in testa? «Ho finito di scrivere domenica scorsa, alle 19.24, me lo sono annotato. Mi sto ancora liberando da questa storia, che ho tenuto dentro per un anno. Però non voglio rimanere legata a un filone, essere identificata con un prodotto».

La sua famiglia ha letto i suoi libri? «Nessuno. Però sono stati preparati lentamente e saggiamente da me. Ho sempre detto loro: "Sono preoccupata per voi, non per me". I miei genitori sono gente umilissima, mio papà è pensionato e qualche volta va a curare i giardini, mia mamma è casalinga. Ho dedicato il libro a mio fratello, che fa l'informatico ed è spesso fuori casa. Abbiamo fatto un accordo: quando non c'era, andavo a scrivere da lui».

E il suo fidanzato? «Sono single. Purtroppo non c'è il Leonardo della situazione. Per questi libri sono stata otto mesi chiusa in casa, senza vedere nessuno, è stata quasi una gravidanza. A volte perfino mi incavolavo con la mia protagonista, Elena, e mi dicevo: "impossibile che lei ci riesca". Ma questi periodi servono. Ho 33 anni, in passato avrei voluto che alcune cose andassero diversamente e non è stato così. Speriamo che adesso qualcuno arrivi anche per me. E che la trilogia porti fortuna».
@boria_a

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