sabato 12 gennaio 2019

IL PREMIO

Il Nonino internazionale 2019 a Juan Octavio Prenz e ai suoi uomini senza radici


Juan Octavio Prenz (foto Andrea Lasorte)
 

 I colori, la fantasia epica, la vitalità picaresca della grande letteratura latinoamericana e le inquietudini, i tormenti, le ombre che percorrono la grande letteratura mitteleuropea. L’opera di Juan Octavio Prenz, scrittore argentino di origini istriane e da anni triestino d’adozione, incrocia e attraversa questi due mondi, restituendoci personaggi sfaccettati, mai incasellati in un’unica identità, che errano nel groviglio di strade dell’esistenza umana conservando nel cuore, come un’àncora, l’appartenenza a una comune matrice di affetti, di abitudini, di paesaggi e lo spirito di ribellione verso qualsiasi tirannide.

È questa sua originalità e matrice inconfondibile che la giuria ha voluto celebrare, assegnando a Prenz il Premio internazionale Nonino 2019, riconoscimento giunto quest’anno alla quarantaquattresima edizione e dedicato a due suoi presidenti scomparsi da pochi mesi, lo scrittore V.S. Naipaul e il regista Ermanno Olmi. Prenz arriverà in Friuli con un libro di versi freschissimo di traduzione italiana, “Figure di prua”, che uscirà per La Nave di Teseo due giorni prima della cerimonia. E la stessa casa editrice ripubblica anche "Il signor Kreck", il suo romanzo più famoso.


Il Premio Nonino a un Maestro del Nostro Tempo è stato invece attribuito alla storica, saggista e giornalista americana, naturalizzata polacca, Anne Applebaum, vincitrice del Premio Pulitzer con “Gulag: a history”, editorialista del Washington Post e docente di Practice alla London School of Economics. Applebaum ha inciso profondamente nel dibattito internazionale con libri e articoli sui totalitarismi del ventesimo secolo e sulla rinascita del nazionalismo e del populismo nel ventunesimo secolo.




Si ferma a Gorizia, infine, il Premio Risit d’Aur-Barbatella d’Oro, assegnato a Damijan Podversic, viticoltore della comunità slovena, per aver dato un appassionato impulso alla coltivazione della Ribolla gialla, antico vitigno autoctono della regione, e avviato l’iter per il recupero di terreni abbandonati dal 1940 sul Monte Calvario. Podversic, che cominciò ad amare la vite a dodici anni grazie al padre Francesco, oste a Gorizia, ha acquistato un po’ alla volta piccoli appezzamenti, inseguendo con tenacia il suo sogno di produrre “Grandi vini”.



 
Il viticoltore Damijan Podversic



La cerimonia di consegna del premio Nonino, alla presenza della giuria presieduta dallo scienziato Antonio Damasio, si terrà il 26 gennaio 2019, alle 11, a Ronchi di Percoto, con la consueta kermesse popolar-mondana che chiama a raccolta nello stabilimento dei grappaioli friulani il mondo imprenditoriale, intellettuale e politico della regione. Il premio internazionale sarà consegnato da Claudio Magris.




“Solo gli alberi hanno radici” s’intitola l’ultimo libro di Prenz, uscito nel 2017. «È una frase che ho utilizzato spesso per rispondere a chi mi incitava a dichiararmi unilateralmente argentino, jugoslavo o italiano, avendo io scritto in queste lingue e vissuto nei paesi che le parlavano», spiega lo scrittore, nato a Ensenada in Argentina, fuggito dalla dittatura militare, di cui narra ne “Il signor Kreck”, vissuto a Belgrado e infine trasferitosi a Trieste. «Tutto nasce dalla mia diffidenza per le metafore facili, una delle quali fa dell’uomo un essere con radici. A volte, mi sono trovato a rispondere: se si tratta di fare delle metafore, allora, perché radici e non ali? Perché non pensare che l’identità possa anche definirsi in funzione di un futuro da condividere, piuttosto che di un passato da contemplare».


 Così pensano i tantissimi personaggi di “Solo gli alberi hanno radici”, uomini non “piantati” in un terreno comune, ma esseri vagabondi, attratti dai paesi dove passano o approdano, che nel viaggio, o nell’esilio, trovano straordinarie occasioni di scoperta di se stessi.

Con Anne Applebaum ritorniamo nel cuore dell’Europa. Storia e attualità sono al centro della sua riflessione, fin dal primo libro, il resoconto di un viaggio attraverso Lituania, Bielorussia e Ucraina, che descrive nei loro ultimi passi verso l’indipendenza. In “La cortina di ferro. La disfatta dell’Europa dell’Est, 1944-1956” ha approfondito l’imposizione del totalitarismo sovietico dopo la seconda Guerra mondiale, mentre il suo ultimo saggio, che sta per uscire in Italia con Mondadori, analizza la “carestia rossa” in Ucraina, frutto della politica di forzata collettivizzazione agricola di Stalin. Alla London School of Economics, Applebaum gestisce “Arena”, un programma innovativo sulla disinformazione e la propaganda nel XXI secolo.

@boria_a

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