lunedì 15 aprile 2019

IL LIBRO

I Goldbaum, amore e potere di una dinastia di banchieri nella bufera della Grande guerra







Così ricchi, da avere le loro proprie favole, al posto di Esopo e dei fratelli Grimm. Quella sul bisnonno, per esempio, che si era giocato le sue quattro monete antiche fino a trasformarle in un mare d’oro alla corte di un principe benevolo. O quella del vecchio Moses, che aveva smistato i suoi cinque figli nelle capitali finanziarie d’Europa, dando a ciascuno un frutto di sicomoro d’argento, simbolo di resilienza, e la promessa di poter attingere alla linea di credito paterna. Così la storia diventa favola e viceversa: cinque fratelli fondano cinque banche e si trasformano in cinque cardellini su un ramo di sicomoro nello stemma di famiglia, il simbolo di un impero in grado di rivaleggiare con le casate reali.

Loro sono i Goldbaum. Ricchi, potenti, influenti. Ed ebrei. Collezionano palazzi e debiti dei governi, uova Fabergé e cavalli da corsa, arte e gioielli. Sulla Heugasse di Vienna, nel 1911, la loro dimora, costruita nella pietra bianca più bella d’Austria, abbacina. Ogni giorno, a dispetto di telefoni e telegrammi, i corrieri attraversano gli stati su cavalli velocissimi, portando documenti sigillati con informazioni scritte in yiddish, la lingua che li mette al riparo dalla curiosità degli estranei e ricorda le umili origini da cui sono venuti. I piccoli di casa li credono cavalieri di una favola, spesso sono cugini di grado lontano, esclusi dalle leve di comando ma messaggeri affidabili.


Chi sposano i Goldbaum? Solo altri Goldbaum, come nelle dinastie di sangue blu, per mantenere ricchezza, influenza, informazioni e titoli di credito sotto il controllo della famiglia. E così, l’intelligente e ribelle Greta è costretta a lasciare le sue frequentazioni nella vivace Vienna di inizio secolo per trasferirsi a Londra, dagli ancor più facoltosi Goldbaum inglesi, e diventare la moglie del cugino Albert, subito ribattezzato “il povero Albert”, per un’infreddatura che lo tiene lontano dalla sua stessa festa di fidanzamento. Lui ama le farfalle, di cui ha un’imponente collezione, lei non si fa conquistare nemmeno da quella con l’ala di brillante giallo Goldbaum 26 carati, perfetta riproduzione di un esemplare scoperto da Albert e non identificato, che lui ha voluto chiamare Greta aurum come poetico regalo di nozze. Non c’è da meravigliarsi che il primo approccio sessuale tra i giovani coniugi, in mezzo alle bacheche di coleotteri a cui Greta finge di appassionarsi pur di perdere la verginità, finisca con un vetro infranto e una pioggia di “cose orrende” tra i capelli della sposa. Tra i due giovani si instaura una gelida antipatia e le signore spettegolano su quella vita di vespa che non accenna ad allargarsi.


In una celebre battuta della serie televisiva Downton Abbey, la matriarca Lady Violet, sullo schermo Maggie Smith, dice: «Noi Crawley non facciamo mai matrimoni sbagliati». Non può esserlo nemmeno quello tra i giovani Goldbaum, fusione di patrimoni e di potere, che pian piano diventerà anche intesa sentimentale e sessuale, complice una farfalla che Greta, vincendo il disgusto, cattura per Albert, ma soprattutto del regalo che riceve dall’accorta suocera: un centinaio di acri di terreno a coltivare senza regole, uno spazio fisico di libertà e indipendenza, sottratto alle rigide regole della dimora di Temple Court.


Sullo sfondo della vicenda familiare e societaria, ispirata alla dinastia Rothschild, monta la bufera della storia. La prima guerra mondiale riuscirà a dividere quello che l’interesse e l’accortezza (anche nel tagliare i rami indisciplinati: il legittimo erede Clement, col vizio del gioco, viene subito emarginato in una villa sul lago di Ginevra) hanno sempre tenuto unito e fatto prosperare. Austria, Inghilterra, i fronti si dividono. E Albert, costretto ad assumersi la responsabilità per il fratello reprobo, si rende conto per la prima volta che gli interessi della nazione e della famiglia non coincidono e che il conflitto è l’incudine che si abbatte a spezzare gli anelli della catena Goldman in Europa. Anche l’identità ebraica solleva nuovi interrogativi sulla destinazione dei flussi di denaro: è giusto finanziare gli antisemiti?


Attraverso un’intensa storia d’amore (“I Goldbaum”, Neri Pozza, pagg. 478, euro 18), Natasha Solomons esplora le pieghe di un drammatico passaggio storico, con delicatezza e una vena di ironia. Quando Albert ritorna dal fronte, ripartono i messaggeri con la buona notizia per le altre case d’Europa e i due sposi si abbracciano sotto la neve, tra i ciliegi già in fiore. Perché se i Goldbaum non hanno il potere di fermare le guerre, possono sempre costruire le loro favole. 

@boria_a

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