sabato 21 dicembre 2019

IL LIBRO

Abir Mukherjee: Successione di sangue in India tra diamanti e concubine



Il primogenito del maharaja del minuscolo e ricchissimo regno di Sambalpore, il principe ereditario Adhir, viene ucciso a colpi di pistola da quello che ha tutta l’aria di essere un fanatico religioso. Si apre con un altro cadavere scomodo e un assassino troppo scontato per essere plausibile, il secondo giallo storico di Abir Mukherjee, “Un male necessario”, la cui uscita in Italia, ancora una volta per i tipi di Sem, segue di un anno quella del thriller d’esordio, il pluripremiato “L’uomo di Calcutta”.




In campo ritorna la singolare coppia di investigatori che ha catturato lettori in tutto il mondo: il tormentato capitano Wyndham, ufficiale di Scotland Yard e veterano della Grande Guerra, che in India fugge i fantasmi del passato tra bottiglie di whisky e fumerie d’oppio, e il colto sergente indiano Banarjee (detto Surrender-not, non arrenderti, per facilitare la pronuncia ai non nativi), proveniente da una famiglia di bramini e laureato in Inghilterra, con la pelle scura e i modi di un gentiluomo british. Due personaggi in cui l’autore, attento ai chiaroscuri, sintetizza e dosa le contraddizioni del British Ray: la superiorità morale di cui i dominatori si credono custodi, sgretolata dalle debolezze e dalle seduzioni della vita coloniale e l’espressione di una nascente classe indiana moderna e istruita, i cui sogni di libertà si infrangono nella frustrante subordinazione ai reggitori stranieri.

Siamo a Calcutta, in un torrido giorno di giugno del 1920. Il paese è percorso da fremiti indipendentisti e venti principi indiani sono stati convocati dal governo britannico alla Government House per sondare l’assenso alla costituzione di una Camera, sull’esempio di quella dei Lord, che acquieti le tensioni. È in questa occasione che Adhir, compagno di studi di Surrender-not nelle università inglesi, uomo talmente ricco da incastonare i diamanti nella barba non avendo più spazio su volto e dita, viene assassinato in strada, mentre a bordo della Rolls-Royce sta tornando in albergo per mostrare al vecchio amico alcuni messaggi di morte che ha trovato nelle sue stanze al palazzo reale. Si apre una successione complessa al maharaja di Sambalpore, anziano e malato. Tolto di mezzo Adhir, in prima linea c’è ora il fratello Punit, un dongiovanni vanesio, e dopo di lui il piccolo Alok, figlio della terza moglie legittima, la maharani Devika.


Lasciata alle spalle la magmatica Calcutta, Wyndham e Surrender-not viaggiano sul treno di stato, insieme alla salma del principe, fino al ricchissimo regno di Sambalpore, perso nelle terre selvagge dell’Orissa, dove prima l’oppio, poi le miniere di diamanti assicurano ai reali una vita faraonica. Nei giardini curati come quelli di Versailles, al centro dei quali si erge il Palazzo del sole, imbustate nelle uniformi le governanti inglesi portano a spasso i più piccoli tra i duecentocinquantasei figli che il maharaja ha avuto da 126 concubine, mentre nelle cucine spadellano chef francesi e la caccia si fa su Rolls mimetiche guidate da autisti italiani. Le pietre preziose assicurano ricchezze enormi e alimentano gli appetiti di entrambi, indiani e inglesi, in una rete di commistioni tra apparati e di interessi macchiata di sangue.


Ma lo spostamento dell’azione da Calcutta non è solo geografico. E l’omicidio per avidità è una soluzione troppo facile per Mukherjee, che ha abituato il lettore, nella cornice di un sorvegliato impianto storico, a realtà cangianti, in cui bene e male si mescolano. Nel gotico regno fuori dal tempo, sono le donne, custodi di culture e tradizioni, a ordire occulte strategie. Le concubine che tramano nello zenana, garantendosi la complicità dei sorveglianti eunuchi, o l’intoccabile prima moglie, colpita dalla maledizione della sterilità, che muove i fili di marito e figliastri e manipola gli stranieri per controllare la successione, quindi il potere. Ai funerali di Adhir spicca nel sari bianco l’inglese Pemberley, la straniera che l’illuminato erede al trono voleva portare a palazzo come seconda moglie, rompendo tradizioni millenarie e sfidando la devozione del popolo, mentre Annie, la misto sangue anglo-indiana che Wyndham ama, flirta col vacuo principe Punit, attaccato ai privilegi della sua casta.


Nella ricerca della verità il capitano si trova a fare i conti prima di tutto con i suoi pregiudizi. La contaminazione che mina all’interno il gioiello dell’impero britannico è ormai un male necessario al cambiamento. 

@boria_a

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