giovedì 5 dicembre 2019

MODA & MODI

Le ragazze del Bauhaus si riprendono la scena a Trieste




Le ragazze del Bauhaus si riprendono la scena. Pioniere del design nella scuola di Weimar, dove entrarono in massa contro ogni previsione, di loro si sono perse le tracce, penalizzate dalla distruzione degli archivi del laboratorio, dai cambi anagrafici legati a matrimoni o divorzi, ma anche cancellate dai compagni ingombranti (chi ricorda Ise Gropius se non come moglie del fondatore Walter? O Lilly Reich, interior e forniture designer, che ebbe un ruolo centrale nei progetti attribuiti in esclusiva al partner Ludwig Mies van der Rohe...?). A parte la rivoluzionaria creatrice di arazzi Anni Albers, Alma Buscher, Marguerite Friedlaender, Gertrud Arndt, Benita Otte, Lilly Reich o Ivana Tomljenović, fotografa e grafica croata, sono solo nomi.

Per celebrare i cent’anni del Bauhaus e l’apporto di creatività, rigore, innovazione delle sue artigiane, artiste, architette, è nato a Trieste il progetto “Le ragazze vogliono imparare”, che vede per la prima volta collaborare Ines Paola Fontana e Roberta Debernardi di Studiocinque e altro, e lo spazio design di accessori e gioielli Giada di Silvia Vatta. Sono dodici le collane, pezzi unici, che Fontana ha ideato per altrettante ragazze del Bauhaus e che saranno esposte, dal 6 dicembre 2019 in via Roma 16 a Trieste, accanto alle foto dei progetti delle creative cui sono ispirate e a font tratti dai titoli di giornali dell’epoca, in un allestimento ideato da Debernardi.





Per Ise Gropius, editor e progettista, che il marito definiva Mrs. Bauhaus, è nata una collana costituita da un tubolare d’acciaio dove si muovono perle in vetro, in un gioco cinetico che sintetizza rigore ma non povertà di idee. Alma Buscher, che inventò un giocattolo tuttora in produzione, ha ispirato una collana di perle di legno nei colori primari del Bauhaus, rosso, blu e giallo, mentre i motivi della ceramista Friedlaender sono ripresi con perle bianche di pasta di vetro e inserti dorati.




I mosaici tessili di Gertrud Arndt ritornano nelle righe create attraverso un gioco di paillettes di più colori, il lavoro di Anni Albers nella collana “taglia-e-cuci”, costituita da quadrati di stoffa uniti da un unico filo. Marianne Brandt fu una delle poche donne a entrare in quel santuario maschile che era l’officina dei metalli del Bauhaus, dove ideò alcuni dei suoi pezzi più iconici, ancora in produzione e oggi esposti al MoMa di New York. Per lei, la collana esprime forza e leggerezza, alternando dischi di metallo e pezzi d’ebano.

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