giovedì 8 ottobre 2020

MODA & MODI

 

Rosso Period contro ogni tabù.

Anche quelli delle parole 

 

 

Rosso “Period”, rosso mestruazioni. È la sfumatura appena entrata nella palette di Pantone, la società americana che gestisce la più ampia catalogazione di colori al mondo. Il rosso acceso che cominciamo a vedere nei negozi, da qualche giorno è associato a quello che è ancora un tabù e non solo nei paesi in via di sviluppo. Pantone si è alleata con il marchio svedese di prodotti femminili Intimina per fare del rosso “Period” il momento centrale della campagna Seen+Heard, il cui obiettivo è scardinare lo stigma legato al ciclo. Se ne parla poco, anche tra donne. Il sistema della moda e dell’immagine lancia dunque un altro messaggio, in un momento in cui la comunicazione di valori positivi e inclusivi è un’esigenza forte, dall’ambiente al rispetto del corpo, in ogni sua stagione ed espressione.


È difficile immaginare che penseremo a un “rosso mestruazioni” scegliendo un cappotto o un maglione, anche per i naturalissimi fastidi fisici e disagi legati alla scadenza biologica, che fanno a pugni con l’esperienza rilassante e appagante di un acquisto. Ma l’obiettivo è più alto è volutamente provocatorio, perchè in molti paesi e religioni le mestruazioni equivalgono a emarginazione sociale e confinamento: in Nepal, nonostante un divieto nazionale, le ragazze sono esiliate in capanne ed esposte a ogni genere di pericolo, in India il ciclo equivale a impurità e divieto di toccare persone e alimenti, negli evoluti Stati Uniti una donna su cinque, e nel Regno Unito una su dieci, non ha accesso a prodotti basici di igiene. È la period poverty, che la Scozia - e sarebbe il primo paese al mondo - cerca di combattere con una legge per gli assorbenti gratuiti, in via di approvazione (in Italia sono bene non primario, tassato al 22%...).


Pantone parla del “rosso period” come di un colore attivo, avventuroso, pieno di fiducia, di un flusso vitale. E al focus egualitario della campagna si perdona un’aggettivazione enfatica e un po’ sopra le righe. Intanto, in attesa di leggi e cambiamenti estesi, sarebbe già importante far sparire dalle pubblicità “quei giorni” in cui pare che le signore preferiscano dedicarsi a varie acrobazie danzanti, e condannare frasi come “hai le tue cose”, ostili e discriminatorie. Basterebbe parlare semplicemente di mestruazioni, senza nessun colore.

@boria_a

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