lunedì 8 marzo 2021

MODA & MODI

Il cortocircuito cromatico

 

Elodie a Sanremo

 

 Rosso, arancione, giallo. Stiamo facendo l’abitudine ai verdetti cromatici che con cadenza settimanale dettano i limiti della nostra libertà. Da un anno a questa parte è cambiato, senza che quasi ce ne rendessimo conto, anche il significato che abbiniamo immediatamente ai colori.

Il rosso della trasgressione, della passione, il rosso urlato di chi non ha paura di catturare lo sguardo, il rosso di Elodie a Sanremo, nei bollettini quotidiani segna l’allarme massimo, il confinamento, la chiusura. L’arancione che ogni estate è per definizione “vitaminico” ed energetico, si associa oggi a un altro pezzo di libertà data in ostaggio. E il giallo, di solito così ostico da portare, il colore che involgarisce le abbronzate e sbatte ancor di più le pelli lattee? Lo aspettiamo con ansia e la svagata curiosità per gli annunci di Pantone, l’istituto che ci informa sulla tinta dell’anno, quella che farà tendenza dalle tazzine alle poltrone, perché è il giallo di un pezzo di mondo che si riapre.

Il bianco, poi, è sempre più un miraggio, il colore del volo, della pulizia, degli spazi aperti dove perdersi senza regole, il bianco che addosso ci è sempre sembrato impegnativo, inguardabile nei pantaloni d’inverno, e ora è un territorio lontano da raggiungere, non più una scelta di personalità ma un traguardo che richiede impegno.

 


 


L’abbecedario del significato dei colori cambia sotto la spinta della cronaca. Il grande colorista francese Michel Pastoureau aggiornerà i suoi manuali e ci darà nuove chiavi di lettura, magari partendo dal rosso acceso che anche nella peste manzoniana, sulle vesti dei monatti, segnava un pericolo incombente.


Intanto, nelle vetrine della primavera che, con resilienza, ci propongono la moda dei prossimi mesi, prevalgono tinte più morbide, più carezzevoli e rassicuranti. Un cortocircuito cromatico tra il color-block dell’attualità incalzante e l’armadio dei desideri, che ci piacerebbe riempire di trench marzapane, se solo si potesse uscire. Il rosso, giallo, l’arancione si sono scaricati, come dopo lavaggi frequenti. La palette va dal bianco burro al lilla, passando per rosa, verde, grigio, ocra, con qualche punta di giallo e verde acido. Molte le stampe a fiori, della natura di cui riusciamo a godere a singhiozzo.


Pantone lancia il ceruleo diventato celebre col maglioncino sintetico di Anne Hathaway-Andy ne “Il diavolo veste Prada”, sfumatura che trasmette misura e un’eleganza sotto traccia. La comodità è il nuovo lusso, ci siamo abituati a dire. Vale lo stesso per i colori, che danno sostanza alla nostra ricerca di benessere, in un tempo dove anche l’aggettivo “smart” vuol dire qualcosa di diverso, ha perso la sua baldanza etimologica. Bombardati dalle tinte forti dei telegiornali, dai colori-semaforo dell’Italia pezzata, abbiamo bisogno di pastelli per ritrovare l’equilibrio. Colori acerbi su cui imparare a muoversi in un tempo sospeso. 

@boria_a
 

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