martedì 6 aprile 2021

MODA & MODI

Che brutti quei manichini nudi, rivestiteli 




 

Una sì, una no. Le vetrine di primavera raccontano questo tempo incerto, sia quelle perfettamente allestite con i nuovi arrivi, sia quelle che si limitano a esporre i manichini nudi. È una sensazione strana camminare lungo le strade dello shopping e guardare quest’alternanza, questa macchia di leopardo dell’offerta, che in parte riproduce il nostro stato d’animo: un mix tra la speranza di vedere a portata di mano libertà e mobilità, con la voglia di rimpolpare l’armadio, anche di qualche capo che non ci servirebbe, e la tentazione di lasciar prevalere il pessimismo con cui abbiamo imparato a convivere, o comunque una cautela un po’ diffidente.
Gli abiti e gli accessori al di là del vetro sono un segno forte, ci danno una scossa. Tengono vive le aspettative, fanno volare la fantasia, suggeriscono occasioni e come vestirle.

Gli inglesi lo chiamano window shopping, in pratica “guardare e basta, senza l’intenzione di comprare”, ma possiamo prendere il verbo a prestito e un po’ cambiarne l’intenzione, perchè si può comprare e sognare anche con un vetro di mezzo, e fa molto bene all’umore.


Ci sono le stampe a fiori della primavera, che finora abbiamo provato solo virtualmente, cliccando il succedaneo delle photogallery nei siti, le borse e i cappelli di paglia, gli abiti-camicia per una leggerezza e una semplicità che oggi apprezziamo più che mai, i sandali aperti, i soprabiti di cotone, una palette delicata di rosa, arancio, verde, glicine, azzurro, colori morbidi per tornare a muoverci come dopo una lunga convalescenza. Tra tante serrande abbassate, alcune per sempre, è importante vedere nelle vetrine il cambio della stagione, che ci invita a liberarci delle tute e dei pigiami da casa come facessimo una muta.

Gli allestimenti nuovi - con l’entusiasmo di chi continua a pensarli e assemblarli, a dispetto del lockdown - ci ricordano il tempo che ci stiamo perdendo ma che vogliamo riacciuffare, magari forse soltanto con la coda dei saldi.


Anche i manichini nudi, o le vetrine vuote, hanno un messaggio, altrettanto forte per chi guarda. Alcuni commercianti hanno scelto di segnalare l’altro lato della medaglia: collezioni decimate, non consegnate, e che rimarranno comunque in buona parte invendute, rapporti da reinventarsi con una clientela che nel giro di due stagioni ha cambiato punti di riferimento, priorità, preferenze, e che agli esercizi più piccoli costerà fatica riconquistare, nonostante i social abbiano supplito alla mancanza di contatto fisico.


Un po’ disturbano questi manichini spogli, inutile negarlo, sembrano un segno di attesa, forse di resa. Smontano l’ottimismo della porta accanto. L’acquirente ha ancora bisogno di essere catturato, e coccolato, da una vetrina curata, che nessuna piazza virtuale potrà mai sostituire. Se andrà in porto la proposta della federazione della moda di aprire i negozi su appuntamento anche nelle zone rosse, vale la pena non rinunciare ad alimentare il desiderio, sfruttando quel potente mezzo di comunicazione che è la moda. Mettere qualche cosa addosso ai manichini è un primo messaggio.

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