lunedì 12 settembre 2022

MODA & MODI

 Timothée Chalamet

the man in red che mostra la schiena

 

 


 Non c’è stata schiena planetariamente più chiacchierata, soprattutto nel mondo virtuale. Timothée Chalamet ha incendiato il tappeto rosso di Venezia con braccia, spalle e dorso nudi alla prima del film di Luca Guadagnino “Bones and all”, letteralmente “fino all’osso”, mai definizione più azzeccata, anche perchè nel film interpreta un cannibale contemporaneo. Vestito ancora una volta dall’amico stilista Haider Ackermann, il ventiseienne attore newyorkese ha sfilato in top dal collo a sciarpa e pantaloni sartoriali rosso fuoco, enfatizzando al massimo la schiena perfettamente glabra e con misurato accenno muscolare. Nell’anno delle nudità femminili in trasparenza, prima fra tutte quella siderale della top model Mariacarla Boscono, che si è proposta al Lido in culotte e seno a vista, circonfusa di tulle nero, Chalamet ha sfidato i limiti del suo pirotecnico guardaroba genderless. Con leggiadra disinvoltura ha esibito la stessa porzione di corpo della sua partner nel film Taylor Russell, osando più di lei.

C’è un precedente a Venezia per quanto riguarda la scelta del top: nel 2019, accompagnando a Venezia “The King”, di nuovo un film profetico per il suo stile, Timothée aveva sorpreso con un futuristico completo grigio, sempre di Ackermann, in cui spiccava un sottogiacca di seta senza collo al posto della camicia. Nello stesso anno il magazine GQ lo incoronava l’uomo più elegante del mondo. Agli ultimi Oscar l’attore ha pescato direttamente dalla collezione donna di Louis Vuitton, scegliendo una giacca nera corta con ricami in paillettes, che ha indossato a petto nudo. 

 


 


I fan di Venezia hanno perso la testa davanti a the man in red, inondando la rete di deliziose assurdità, come il tweet “per favore, prendetevi un momento per fermarvi e apprezzare ciò che Timothée Chalamet fa per le persone”. Molti siti di magazine rilanciano il tripudio della rete e si allargano in interpretazioni epocali, arrivando a definire la schiena nuda dell’attore la conquista di “altri centimetri al cammino dei diritti dello stile maschile al potersi svelare con sensualità”. Un piccolo passo per l’attore, si sbilanciano al limite del ridicolo, un grande passo per l’umanità futura.


Disinvolto, empatico, abile nel mescolare generi ma soprattutto brand, senza etichettarsi (lo lascia intelligentemente fare alle sue partner), Chalamet interpreta lo spirito dei tempi “fluidi” con un’autorevolezza e una fantasia che conquistano. Si copre di paillettes, di stampe originali (un completo maschile disegnato a funghi azzurri per presentare “Dune” a Londra), porta completi rosa, pantaloni della tuta con giacche doppiopetto, camicie femminili, sneaker e stivaletti texani, senza mai permettere ai vestiti di prendere il sopravvento. Le sue sono state definite da Vogue Australia “performance sartoriali”, perfettamente adatte a un attore giovane, bello, amato, che ha uno stile contemporaneo fatto di mescolanze e senza rigidità. Non farà fare grandi passi nel modo di vestire all’umanità dei consumatori maschi, ma sa che un red carpet non è un palcoscenico da Måneskin. E che si può vestire genderless con equilibrio, senza sembrare un pagliaccio o banalmente effemminato
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