domenica 5 febbraio 2023

IL LIBRO

 

Berta e Marta, eredi acerbe di Petra Delicado 



 

 

Ce la faranno le giovani ispettrici Berta e Marta Miralles, fresche di diploma all’accademia di polizia, a sostituire nel cuore dei lettori l’amatissima collega Petra Delicado, che in Italia ha avuto anche una fortunata trasposizione televisiva con Paola Cortellesi e Andrea Pennacchi nei panni del fido Fermín? La scrittrice Alicia Giménez-Bartlett lancia una nuova serie gialla e raddoppia le protagoniste per compensare il vuoto lasciato dall’esuberante, scorretta, vitalissima Petra, che attraverso le sue indagini ha raccontato tante pieghe e piaghe della Spagna contemporanea. “La presidente” (Sellerio, pagg. 409, euro 16, traduzione di Maria Nicola) è subito balzata nella top ten delle vendite, con un attestato di fiducia non indifferente nei confronti dell’autrice, da sempre premiata dai lettori italiani.

 


Alicia Giménez-Bartlett (Foto Ana Jiménez/Archivio La Vanguardia)

 


Diciamolo subito: Petra ci manca. E tanto. Il suo intuito, la sua predisposizione ad aggirare le regole, la sua fame di cibo, uomini, incontri, la sua interazione con Fermín, la singolare famiglia allargata che finalmente, dopo matrimoni e relazioni sbilanciate, sembra averle regalato la stabilità e il senno della mezza età, fanno scomparire le volenterose sorelle Miralles, al paragone delle simpatiche sciacquette. Piene di entusiasmo e con una certa dose trasgressiva che fa ben sperare per il prosieguo del nuovo filone, ma ancora troppo acerbe per raccogliere un testimone così impegnativo. Per una singolare (o voluta) circostanza, peraltro, il cognome Miralles per gli spagnoli equivale a dire “indagine”, perchè è lo stesso della celeberrima commissaria Claudia di “Servir y Proteger”, serie televisiva quotidiana ambientata nel Distrito Sur della polizia madrilena, e appena conclusasi su Rtve, dopo sette stagioni e la bellezza di quasi milletrecento episodi.

Le Miralles di Giménez-Bartlett sono molto diverse tra loro: Berta, disciplinata e riflessiva, poliziotta per precoce vocazione, Marta irruente, entusiasta, diretta, forse più somigliante a una scalpitante Petra. Fresche di studi, quindi considerate inesperte e manovrabili, vengono incaricate di seguire un’indagine che i loro superiori, su su fino allo stesso ministro dell’Interno, vorrebbero al più presto affossare, liquidandola con una versione edulcorata.

Al centro del plot la strana morte di un personaggio scomodo. In un lussuoso hotel di Madrid viene trovata cadavere Vita Castellá, ex presidente della Comunità Valenciana, dispotica dispensatrice di favori e tessitrice di una rete di malaffare che ha pervaso comunità e regione. Un caffè al cianuro, sorbito in piena notte, la toglie di mezzo proprio alla vigilia della sua testimonianza nel processo per corruzione che porta alla sbarra uomini del suo partito. Per liquidare il decesso come un “naturale” infarto, l’indagine passa dalla capitale a Valencia e finisce sulle scrivanie delle novelline Miralles, fintamente incoraggiate a darsi da fare. Le due ispettrici, però, a dispetto della loro provenienza campagnola, sono tutt’altro che sprovvedute e, con testardaggine e tignosità, mettono in fila una serie di indizi e di legami che porta diretta a un crimine ancora più odioso del malaffare nella cosa pubblica. A far loro da spalla interviene “Boro” Badía, ex addetto stampa della defunta, messo ai margini dal partito per le sue scelte sessuali.


Tra fantasiosi resoconti al giudice, una libertà di manovra e orari davvero poco verosimili, le due neofite finiscono per sbattere in faccia ai superiori una scomoda verità. E la loro prima indagine va in archivio veloce e leggera, in attesa della prova di resistenza.

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