venerdì 26 agosto 2016

IL LIBRO

 Truman Capote e la morte dei cigni






Lui, l’elfo colto e affabulatore, intelligente e spietato, il “finocchio tascabile” che sapeva rendersi gradito, e indispensabile, a signore ricchissime e annoiate. Un animale da salotti di Park Avenue, sempre pronto a ricevere e custodire confidenze, a fare incetta dei frammenti dell’infelicità altrui. Lei, la più bella delle sue amiche, la regina di quel piccolo, esclusivissimo, gineceo di gran dame dai cognomi altisonanti e foderati di soldi, efebica ed eterea, mai un’imperfezione, uno sbavo nel make up, mai un gioiello non adeguato all’abito e al contesto.

Truman Capote e Babe Paley. Si amano di un amore impossibile, lo scrittore acclamato di “A sangue freddo”, omosessuale dichiarato, e la miliardaria sposata in seconde nozze col fondatore della Cbs. L’unico amore possibile tra loro, diversamente e ugualmente, in fondo, feriti, Truman da una madre che l’ha abbandonato, Babe da un marito che la tradisce: un’alchimia di tenerezze e sfrenatezze, pettegolezzi e confessioni, mondanità e inutile intimità, balli e champagne, fino a quando quell’equilibrio tra diseguali, quella dipendenza dorata e malata, andrà in pezzi come il mondo a cui appartiene.



Truman Capote e Babe Paley


Babe Paley è uno dei “cigni” di Truman Capote. Le altre sono Gloria Guinness, Pamela Harriman, Slim Keith, Marella Agnelli, C.Z. Guest, facoltose mogli di mariti potenti e fedifraghi, alla cui corte, tra ricevimenti e inviti in ville e yacht, Truman viene ammesso e poi si annida, ascoltatore assiduo e brillante, grande orecchio di frustrazioni e amarezze varie, dispensate con l’implicito patto della segretezza. Truman “Cuore Sincero”, come lo chiamano, che di Marella, dice, «poteva essere una creatura di Botticelli, se Botticelli avesse avuto più talento!». 


Si apre a “La Côte Basque”, il famoso ristorante francese di Manhattan, il 17 ottobre 1975, lo splendido “I cigni della Quinta Strada” di Melanie Benjamin (Neri Pozza, pagg. 370, euro 18,00), il racconto romanzato, spietatamente verosimile, del tradimento di Capote - a quel tavolo di ristorante definito ora il “nanerottolo”, il “bastardo”, la serpe in seno, in un fremito scioccato di perle e piume sopra le coppe di Cristal - nei confronti delle sue coccolate vestali. E soprattutto di Babe, l’amatissima, che di quei panni sporchi, per quanto griffati Chanel e Balenciaga, messi volgarmente in piazza, di quei tradimenti dati in pasto a tutti, morirà, consumata in egual misura dal cancro ai polmoni e dal disinganno.
Di che cosa si è macchiato l’elfo dalla pronuncia blesa? Quel giorno del ’75 era uscito sulla rivista Esquire l’atteso racconto “Le Côte Basque 1965” (parte di un romanzo, “Preghiere esaudite”, mai completato), in cui un Capote grasso e pallido, come appariva sulla copertina del magazine, raccontava l’anno più splendido, il 1965 appunto, dei suoi cigni e del loro mondo sideralmente privilegiato, in quel ristorante francese, tempio mondano del pettegolezzo.
Neanche dieci anni erano passati dal successo di “A sangue freddo”, pubblicato nel 1966, e dal “Black and White Ball”, organizzato da Capote nel novembre dello stesso anno all’Hotel Plaza di New York, l’evento mondano del secolo per cinquecento selezionatissimi invitati con obbligo di maschera (c’erano i Vanderbilt e gli Agnelli, John ed Edward Kennedy e i duchi di Windsor, Warhol e Nureyev, i Ford e i Rothschild, Stavros Niarchos e i Ford, Arthur Miller e John Steinbeck, Frank Sinatra e Mia Farrow...) il party con cui lo scrittore nato povero e diventato celebre e ricco, ricambiava i suoi favolosi amici, finalmente nella parte di munifico (e perfido) anfitrione.


 
Marella e Gianni Agnelli al "Black and White Ball" di Truman Capote. Lei indossa un abito da sera firmato Mila Schön




 


 
Lee Radziwill e Truman Capote al "Black and White Ball". Anche Lee veste Mila Schön



Ne “Le Côte Basque 1965” Capote denudò i suoi cigni. Divulgò paure e origini plebee, infelicità e superficialità, alzò il prezioso tappeto sotto cui si nascondevano i letti frequentati, le corna, il disinteresse per i figli, l’orrore del cedimento fisico e i lifting, la fatica di portare sulla schiena l’impegno di essere sempre magnifiche mentre avanzava l’era nuova delle bellezze anoressiche e asessuate alla Twiggy.


Babe Paley fotografata da Alfred Eisenstaedt per "Life"


Ann Woodward, di cui, sotto un nome finto ma facilmente riconoscibile, Capote rivelò l’assassinio del marito tenuto segreto dalla famiglia, si suicidò con in mano il numero di Esquire alla pagina di “La Côte Basque 1965”. Babe Paley apprese dal racconto i particolari trash dell’ennesima storiazza del marito, forse con la migliore amica. Nessuno dei cigni perdonò al loro protetto di aver fatto quello per cui l’avevano accolto e vezzeggiato: lo scrittore. Che di tutto poteva dire fuorchè di loro e della loro Camelot che si sbriciolava, mentre lui, che l’aveva lusingata e cinicamente spiata, ne seguiva il declino.

twitter@boria_a

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