martedì 13 dicembre 2016

L'INTERVISTA

Ashley Bouder, neomanna sulle punte a Trieste


Ashley Bouder in scena (foto Massimo Danza)




Su Instagram e Twitter migliaia di follower hanno seguito giorno per giorno il diario della sua “spettacolare” gravidanza. L’hashtag scelto era #bouderbump, ma avrebbe funzionato altrettanto bene #wonderbump. Ashley Bouder, prima ballerina del New York City Ballet e mamma in attesa, non ha mai smesso le scarpette: sul palcoscenico si è esibita fino alla ventesima settimana, ma ci tiene a dire che ha danzato anche il giorno della scadenza, poco prima del lungo e laborioso travaglio che ha portato alla nascita di Violet Storm de Florio, il 4 maggio scorso.

Quando era incinta di quattro mesi e la pancia appena appena cominciava a farsi notare, sostituì una collega infortunata per due rappresentazioni dello “Schiaccianoci” di Ciaikovskij a New York. E in questo titolo, ma con un allestimento tutto italiano, la vedremo protagonista da mercoledì 14 a domenica 18 dicembre 2016  sul palcoscenico del Teatro Verdi di Trieste, in coppia con Andrew Veyette, lo stesso partner che l’ha accompagnata al ritorno in scena dopo la maternità. La regia e la coreografia dello spettacolo triestino sono di Amedeo Amodio, le scene e i costumi originali di Emanuele Luzzati, mentre del Teatro San Carlo di Napoli arrivano Anbeta Toromani e Alessandro Macario, la coppia di danzatori che si alternerà con quella americana nei ruoli principali.



"Lo schiaccianoci" con Ashley Bouder (foto Massimo Danza)


Del racconto di Hoffmann, di cui quest’anno si celebra il bicentenario dalla pubblicazione, Amodio recupera le ombre, gli aspetti magici e fiabeschi, in una lettura del testo che, nel contrasto con le tinte brillanti della tavolozza di Luzzati, rende ancora più sfumato il confine tra realtà e fantasia. Sul palco trentasette danzatori, un trampoliere e le ombre ideate da Teatro Gioco Vita e realizzate dalla Compagnia Asina dell’Isola, a dirigere l’Orchestra del Verdi il maestro Alessandro Ferrari.

Ashley Bouder, 32 anni, ha i capelli corti e una spiccata attitudine social. Nei suoi account le immagini di lei in sala prove, in sala trucco e sul palco, si alternano a quelle della bambina, co-protagonista nel diario virtuale della mamma da quando era un esserino di pochi centimetri. «Mi manca moltissimo - confessa la ballerina, appena arrivata a Trieste due giorni prima del debutto - ma la rivedrò presto. Mio marito e Violet Storm mi raggiungeranno a Palermo, dove ballerò lo “Schiaccianoci” durante le vacanze di Natale. Ancora una settimana e saremo tutti insieme».


Empatica sul palcoscenico e in rete, dove con grande spontaneità divide con i fan i successi professionali, le opinioni politiche e qualche pagina di privato, Ashley non nasconde i timori che l’hanno accompagnata durante i nove mesi: «Certo che ero spaventata. Avevo paura di perdere qualcosa della mia tecnica e della mia capacità di saltare, ma non è successo. La prima volta che ho danzato dopo il parto non ero così veloce come in passato, ma non mi sono preoccupata e, a poco a poco, tutto è tornato a posto. La cosa più difficile da recuperare è stata proprio la velocità».
 

Nove ore ogni giorno al New York City Ballet, mentre la piccola è all’asilo. E un’agenda già piena di impegni. Dopo lo Schiaccianoci, a febbraio ballerà “La bella addormentata” nella compagnia newyorkese e poi si esibirà in due date con un progetto di danza indipendente che porta il suo nome e coinvolge diversi artisti. «Come combino i miei ruoli? Mi organizzo bene. Per fortuna - racconta Ashley - la bambina è tranquilla, dorme di notte, piange poco. Mio marito ed io non siamo nervosi, a casa tutto fila liscio, ma ho scoperto che la maternità mi ha reso più calma anche in palcoscenico. Non mi preoccupo più come prima di tutto quello che mi succede, non spingo troppo, danzo in maniera più libera e mi diverto di più».
 

Il nome Violet Storm, dunque, ha poco a che fare col carattere della neonata. «In realtà - spiega la ballerina - l’abbiamo chiamata “storm” (tempesta) per tre ragioni diverse: la bambina è nata il 4 maggio, nel giorno di Star Wars, di cui mio marito è un grande fan. Lui poi ha un secondo nome, “rainbow”, arcobaleno, che si combina bene con la tempesta. Terzo, durante il travaglio e al momento del parto New York era sotto una bufera di pioggia e vento. Violet, invece, ricorda il mio colore preferito ed è un omaggio a Violette Verdy, la danzatrice che per me è un idolo, morta tre mesi prima della nascita di mia figlia».
@boria_a

Nessun commento:

Posta un commento