lunedì 19 giugno 2017

MODA & MODI

Una betulla da portare sulla pelle







 Una betulla per camicia. Nata dal caso, complice alcune pezze di tessuto ricevute in regalo da un’azienda specializzata in parure di lenzuola e asciugamani per alberghi di lusso. Mara Pavatich, stilista-sarta triestina, si è fatta catturare dal bianco, suo colore d’elezione, e dalla versatilità di questa fibra di legno: lavata, stirata, strapazzata, resta sempre “nobilmente” imperterrita, con intatte le sue proprietà: fresca d’estate, calda d’inverno, traspirante. Così gli scampoli sono diventati una linea minimale di camicie e un abito, in un punto di bianco che Mara definisce “decadente” o “romantico”: non abbacinante, più tenero e discreto, come la corteccia dell’albero che impasta i panorami del Nord Europa. Le camicie le proporrà anche nella collezione invernale: la fibra si “termoregola”, col freddo sembra lana.

Ma la betulla non resterà per sempre intatta. Questa giovane designer, che ha una linea col suo nome dal 2008, figlia d’arte (la nonna scendeva da Opicina a Trieste per il guardaroba delle famiglie benestanti, e le ha insegnato a rivestire i bottoni, la mamma cuce abiti tradizionali sloveni e ricama), inizia sempre dal bianco, come da una tavolozza su cui sperimenta e interviene con diverse tecniche, finchè «il tessuto non diventa interamente tuo». 















La seta viene tinta, dipinta, bruciacchiata, la lana di pecora tinta “in cottura” perchè non smarrisca il colore, il cotone per camiceria da uomo decorato con stampi, il bisso di cotone “pennellato”, con incursioni di una tinta nell’altra. Niente nylon, solo bottoni di madreperla, ogni pezzo cucito, o fatto a maglia, interamente a mano, dove il rovescio è accurato e presentabile come il diritto. La collezione di quest’estate s’intitola “Dolls”, ispirata a un vecchio quaderno di abiti d’epoca da ritagliare, che le suggerisce volant sui top o sulle tute, gonne gonfie e trasparenze discrete: blu e nero in abbinamento, verdi ombrosi o acidi, azzurro freddo.


Quella di Mara è una passione che viene da lontano: a otto anni scriveva una letterina a Palazzo Pitti e, crescendo, imparava a tagliare, cucire, ricamare, sferruzzare. A pensare un vestito, a disegnarlo, a ricavarne un modello e poi a confezionarlo fino all’ultimo punto. Per quest’inverno presenterà cappotti robe manteau e abitini in felpa, nei colori della terra: rosa salmone, marrone, bianco, i toni del grigio.

Una quarantina di pezzi, green e slow.
(laboratorio in via Rossetti 16 o da “Giada” in via Roma a Trieste, www.marapavatich.it).

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