lunedì 3 luglio 2017

IL PERSONAGGIO

Le foto segrete di Marcello Dudovich


Marcello Dudovich negli anni Quaranta (tutte le foto appartengono all'archivio di Salvatore Galati)


La foto e il bozzetto per il manifesto della Rinascente (1926-1928)


Un caso che si trasforma nella passione di una vita. Salvatore Galati era un ventiquattrenne studente di Medicina a Milano quando un antiquario, con il negozio vicino alla sua abitazione, incominciò a interessarlo alla grafica pubblicitaria. Gli mostrò i lavori di Marcello Dudovich e fu l’inizio di un’avventura che dura tutt’ora, a trent’anni di distanza, fatta di acquisti, di pazienza, di dedizione, di incontri. La collezione di Galati, oggi uno psichiatra con studio a Milano, è la più completa sul celebre pittore e cartellonista triestino. Centocinquanta tra tempere, dipinti a olio e disegni, messi insieme battendo antiquari e aste. Con una caratteristica: «Raccolgo - spiega - solo opere non a stampa. Mi piace che si vedano le incertezze, il guizzo dell’artista».

C’è però un’altra parte importante della vita di Dudovich che Galati conserva: l’intero archivio fotografico della famiglia, circa seicento immagini, inedite. Un corpus ricchissimo che restituisce l’infanzia di Marcello, fin dai primissimi mesi, i genitori, poi la moglie, la giornalista di moda Elisa Bucchi, la figlia Adriana, le sue amiche, il marito pittore Walter Resentera, le tantissime donne che di Dudovich furono muse e modelle.


La collezione fotografica è stata già prenotata per la prima mostra integrale, in calendario nel 2019 al m.a.x. di Chiasso, il museo di arte grafica che in questi giorni ospita “La Rinascente. 100 anni di creatività d’impresa attraverso la grafica”, omaggio al primo secolo del lussuoso grande magazzino milanese, allestito in contemporanea al tributo principale, a Palazzo Reale di Milano, intitolato “Rinascente. Stories of Innovation” (fino al 24 settembre 2017). Dopo Chiasso, l’archivio fotografico potrebbe essere esposto a Monaco, dove Dudovich fu chiamato nel 1911 dalla casa editrice “Albert Langen” per lavorare come inviato speciale del periodico di satira politica e sociale “Semplicissimus”, rimanendovi fino al 1915.



Marcello Dudovich con la figlia Adriana su una decapottabile negli ani Venti







 
"Acquisto ad occhi chiusi alla Rinascente" (1948-1950), bozzetto per la copertina e relativo catalogo


 
Una modella di Dudovich (1926-1927)


L’interesse intorno agli album di casa Dudovich si è riacceso proprio in occasione degli allestimenti sull’anniversario della Rinascente, perchè a entrambi Galati ha prestato pregevoli pezzi, come fece anche per la prima monografica organizzata tra il 2002 e il 2003 al Museo Revoltella di Trieste e curata dall’allora direttrice Maria Masau Dan e dal giornalista e scrittore Roberto Curci. Le collezioni dell’archivio Galati contano duemila pezzi dall’Art Noveau alla seconda guerra mondiale, tutti originali: bozzetti, fotografie, stampe, documenti e curiosità varie.


È nel 1921 che Dudovich comincia una lunghissima collaborazione con la Rinascente, firmando manifesti che, nell’arco di trent’anni, sono una testimonianza straordinaria dell’evoluzione dell’estetica, della moda, del gusto. «A Palazzo Reale - dice Galati - di mio sono in mostra una trentina tra immagini, tempere e disegni preparatori dei manifesti. C’è un grande bozzetto inedito a colori formato manifesto e alcune immagini di Nives Comas Cattani, figlia della sorella di Dudovich, Itala, sua allieva e poi modella, che sono direttamente riconducibili ai manifesti degli archivi della Rinascente. A Chiasso un’intera sala è stata dedicata a Dudovich, dove ho esposto una decina di opere, un quaderno, cartoline e disegni preparatori per le grafiche».


Galati si è assicurato l’archivio fotografico dell’artista triestino con pazienza e un po’ di fortunata strategia. Due i destinatari del patrimonio lasciato da Dudovich: il principale è Gianpaolo Resentera di Schio, nipote di Walter, il marito di Adriana Dudovich; l’altra erede è Antonella Casati Cattani, nipote di Nives.
Difficile conoscere i passaggi di mano, unici o plurimi, delle preziose immagini. A un certo punto, però, finirono sul mercato ed entrarono in possesso dell’emittente televisiva Telemarket, fondata nell’82 da Giorgio Corbelli e specializzata in quadri, tappeti, gioielli, antiquariato, che proponeva al pubblico in colorite aste televisive. Telemarket mise subito in vendita mille disegni e lasciò per ultimi sei album e tutte le fotografie dell’archivio, affidandoli alla Finarte, casa d’aste milanese gestita dallo stesso Corbelli. Le foto di Dudovich andarono all’incanto a decine di migliaia di euro. Troppo, anche per un cultore come Galati.


Nel 2012 fallì la Finarte, un anno dopo Telemarket. Cominciò l’alienazione di tutto il magazzino a prezzi più abbordabili e fu allora che lo psichiatra si assicurò l’archivio (rimasto invenduto) di casa Dudovich. «È un materiale ricchissimo, che sto provando a ordinare. Nessuno sapeva che Dudovich avesse fatto tante fotografie», assicura. «Nelle immagini sono ritratte alcune modelle che ritrovo nei disegni e nei bozzetti che posseggo, quindi nel manifesto finale. È emozionante seguire tutto lo sviluppo dell’opera».


Galati possiede anche rari bozzetti pubblicitari di Nives Comas Casati - nipote di Marcello e a sua volta pittrice, costumista, decoratrice, donna brillante e fascinosa, animatrice negli anni Trenta della vita mondana di Ferrara - correlati a corrispondenze con lo zio in cui gli suggeriva come attualizzare il suo stile, disegnando donne moderne in tute sportive e non più con abbigliamento “alla Lollo”. Tra i bozzetti della vasta collezione Galati, anche una decina di un altro celebre triestino, Leopoldo Metlicovitz (1868-1944), considerato uno dei padri del moderno cartellonismo. Fu grazie a lui, amico del padre e già affermato, che Marcello fu assunto come litografo alle Officine Grafiche di Milano nel 1897.


Intorno a Dudovich, e ai suoi tratti così eleganti e contemporanei, l’interesse non si spegne. Nel 2006, a Berlino, una mostra intitolata “La tavolozza di Marcello Dudovich”, con catalogo Modiano, aveva presentato schizzi e disegni dell’archivio Galati, da cui emergevano la sensibilità dell’artista nel ritrarre la figura femminile, l’attrazione verso la vita mondana, il ruolo del paesaggio. L’anno dopo l’esposizione veniva replicata a San Donà di Piave.


E Trieste, quattordici anni dopo l’allestimento al Revoltella? «Nel 2014 avevo scritto agli uffici Cultura dell’amministrazione - racconta il collezionista - ma non ho mai avuto risposta». Così, per vedere le seicento foto dell’archivio Dudovich per la prima volta tutte insieme, bisognerà aspettare un paio d’anni, e far visita al museo della grafica di Chiasso. A meno che, nel frattempo, nel 2018, da queste parti succeda un miracolo.

@boria_a

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