lunedì 18 dicembre 2017

MODA & MODI

Il tempo imprigionato nei gioielli





Da quindici anni Tomoko Tokuda ha a che fare col tempo. Quello degli altri e il suo. Ha cominciato con una scatola di orologi rotti trovata su una bancarella, è rimasta affascinata dalla loro bellezza, e da allora non ha mai smesso di smontarli pezzo per pezzo, di studiarli, di lavorarli e assemblarli in accessori gioiello. Collane, orecchini, bracciali, anelli, spille, gemelli, che hanno imprigionato il tempo di altre persone, le loro storie e i loro momenti, e in qualche modo ne conservano la patina. E che a questo tempo, sconosciuto e lontano, aggiungono quello della designer, rimasta sempre fedele alla prima intuizione: dei vecchi orologi non più funzionanti si può recuperare tutto. «Passo del tempo a guardarli - racconta Tomoko Tokuda, giapponese, una laurea in Storia dell’arte a Grenoble e oggi un atelier a Milano - e ogni volta scopro nuove forme e possibili combinazioni. Prima, per esempio, utilizzavo tutto l’ingranaggio com’era, oggi lo smonto e i singoli elementi diventano a loro volta protagonisti dei pezzi».





Il tempo, che Tomoko maneggia ogni giorno, e per i tanti giorni richiesti a confezionare ciascun accessorio, le ha insegnato tanto. Innanzitutto a non temere le imitazioni, che sembrano uguali ma sono tradite dai dettagli. E, invece di cambiare la sua fonte di ispirazione, ha cercato di impreziosirla, di distinguerla, virando verso il gioiello. Le nuove collezioni - due ogni anno, con circa una sessantina di elementi - utilizzano un rivestimento in oro per evitare lo scolorimento da usura. Ogni quadrante è ricoperto di resina, che lo cristallizza, in modo che i numeri non si perdano, smarrendo l’idea stessa di questi oggetti. Minuscoli Swarovski spuntano tra le lancette e i quadranti si combinano con pietre semipreziose come la giada rossa, l’onice, il cristallo di rocca, il quarzo, l’agata, la madreperla, l’avventurina. Le tonalità con cui dipingere ogni più piccolo meccanismo sono create dalla designer, che non ama i colori seriali.



Anche pendoli e sveglie passano tra le sue mani e ritrovano vita e funzione. Dei primi recupera la cassetta per farne espositori, delle seconde i meccanismi. La “pancia” della sveglia va a suo marito Daisuke, che condivide l’atelier con le sue composizioni floreali: non conterrà più ingranaggi ma fiori stabilizzati.





Da vedere: www.tomokotokuda.com; Atelier Tokuda, via Romolo Gessi 6 Milano; Bardot, bardotrieste.blogspot.com via Madonna del Mare Trieste.

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