venerdì 8 dicembre 2017

MODA & MODI 

Simone Vera Bath, gli anelli del Trono di spade






Simone Vera Bath le ha definite “fedone”. Un accrescitivo che non ha tanto a che fare con la dimensione delle sue fedi, certo molto più grandi del normale, ma con la loro matericità. In bronzo, argento, oro, semplici o punteggiate di pietre, avvolgono le dita come un anello d’altri tempi, un ornamento da “trono di spade”, forte e ferrigno. Elegante, ma con un qualcosa di barbaro.

La materia è il tratto distintivo della designer, che dice di non credere nella perfezione, preferisce far convivere nei suoi pezzi la sorpresa dell’irregolarità. Tutti gli anelli - il suo accessorio distintivo - si impongono per la consistenza e la sicurezza delle forme, circolari o quadrate, anche se l’ispirazione spazia in direzioni diversissime. Dall’arte classica e dalla mitologia, dal cinema sci-fi, dal mondo animale e vegetale per finire con le città che ama, escono anelli importanti, “birdsnakes”, ovvero bestie d’invenzione dagli occhi luminosi, grandi calle con un cuore di ametista, “friends”, che sono piccole verette da aggiungere a volontà, e ancora bande larghe incise con segni misteriosi, e una versione aggiornata e trasformata degli anelli di fidanzamento, che s’illuminano di cristalli di rocca o di altre pietre, preziose o semipreziose, a richiesta.









La mano della scultrice si vede anche negli accessori più delicati, gli anelli decorati con angioletti o con i simboli di Parigi, Berlino, New York, il gusto del design minimale nei bracciali quadrati, o a forma di cuore, dove il cuore, sul polso, non è più riconoscibile, diventa un’onda e perde ogni leziosità. La determinazione con cui Simone maneggia i materiali la porta naturalmente a disegnare pezzi che incrociano e superano i generi, come gli anelli con i minuscoli teschi o i bracciali di cuoio, dove la chiusura ha la forma di una coda di balena.



Simone Vera Bath


Citrini, topazi, quarzi, cristalli di rocca sono alcune delle pietre utilizzate, tutte sostituibili con scelte più impegnative. Ma la preziosità del monile e già tutta nel disegno, nell’equilibro tra la luce della pietra e l’importanza del castone, che richiama il lavoro di un fabbro, sintesi di potenza e delicatezza. Da vedere su: www.simoneverabath.com e, per tutto dicembre 2017, da Giada a Trieste, www.giadatrieste.com

@boria_a

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