giovedì 21 novembre 2019

IL LIBRO

Lyduska, la contessa dei due mondi, Gorizia e il Kenya 


Lyduska nella villa dello zio Pula a Rosà (foto da "Lyduska" di Anna Cecchini, Mgs Press)
 


Una vita lunghissima trascorsa tra due mondi, la natia Gorizia e il paradiso del Kenya, terra d’elezione. Una donna affascinante, combattiva, trasgressiva, che per amore romperà le convenzioni sociali, scegliendo l’avventura, la libertà, la felicità. Amicizie importanti, come quella con Sarah Churchill, che l’aiuterà, facendo intercedere il padre, a mantenere in Italia la villa di Salcano, sulle sponde dell’Isonzo, minacciata dalle decisioni sulla linea di confine dopo la seconda guerra mondiale. O forse fu decisivo l’intervento di Dwight Einsehower, comandante supremo delle forze americane e futuro presidente, che pare sia stato suo ospite proprio in quella dimora, all’epoca di una sua breve puntata a Gorizia per ispezionare la “linea Morgan”?

Chissà chi deviò un confine diritto e un pezzo di storia, se sir Winston o “Ike”. Certo è che la storia della contessa Lydia Gaetana Maria Giovanna Hornik De Nordis, nata a Salcano nel 1921 e morta a Nairobi nel 2006, sembra materia da film. Un’esistenza che ci restituisce oggi la biografia “Lyduska”, come fu sempre e solo chiamata, firmata da Anna Cecchini per Mgs Press (euro 15).


Stesso nome della nonna Lidia Lenassi, di famiglia di imprenditori della tessitura di origine comasca approdati a Gorizia, andata sposa tredicenne al notaio Antonio de Nordis, e stesso nome della mamma, Lydia Emma, che sposò per amore e contro il volere della famiglia, l’ufficiale dell’esercito imperiale Ferdinando Hornik, nato in Boemia, Lyduska cresce in una famiglia con rigide abitudini aristocratiche, che nulla possono sulla sua natura volitiva, irruente, testarda. Vestita dalla madre come una principessa, viziata dalla nonna che riversa su di lei tutto l’affetto trattenuto in un matrimonio precocissimo e senza amore, Lyduska impara dal padre a cavalcare prima di camminare e a quattro anni cade rovinosamente col triciclo dallo scalone della villa, procurandosi la frattura di una gamba, i cui postumi la tormenteranno per sempre. Il padre scompare presto dalla sua esistenza, Lyduska non lo menziona mai.


Lyduska a Gorizia


È invece lo zio Pula l’uomo che influisce decisamente sulla sua crescita. Paolo Dolfin Boldù, nobile veneziano di famiglia dogale, colto e ricchissimo, una volta rimasto vedovo di Dolores Branca (famiglia del Fernet) con il figlioletto Francesco, sposa la zia di Lyduska, Norina, a sua volta vedova del conte Balbi Valier e mamma di Balbino. Si dicono sì a Venezia il 5 novembre 1928 in una cerimonia discreta e intraprendono subito una vita di viaggi straordinari, sulla scia della passione venatoria e della sterminata curiosità di Pula. L’Indocina, il Giappone, le Hawaii, gli Stati Uniti, il Kenya che è colonia britannica.

Lyduska ha tredici anni quando nel 1934 si imbarca per la prima volta verso Mombasa a bordo del piroscafo “Crispi”, in compagnia di entrambi gli zii. Sarà l’inizio di un amore senza fine, la scelta di una seconda casa. Il viaggio verso la tenuta di Slains, nella cosiddetta Happy Valley, paradiso terrestre sull’altopiano di Wanjohi, a 2400 metri, dove facoltosi europei hanno acquistato tenute e costruito cottage lussuosissimi, conducendo una vita edonistica e libera lontana da occhi indiscreti, diventa per Lyduska una sorta di iniziazione. La natura lussureggiante, gli animali, le cascate e i laghi, i paesaggi sconfinati, le entrano nel cuore. A Slains, tenuta acquisita dagli zii dalla famiglia di lady Idina Sackville, la ragazzina cavalca, esplora la natura, impara un po’ di swahili.


Lyduska con l'amica Sarah Churchill


Gorizia e il Kenya. Tutta la vita della contessa sarà un partire e tornare in questi luoghi dell’anima. Solo negli anni terribili della seconda guerra mondiale i suoi viaggi in Africa si interrompono, ma è probabile che Lyduska riesca nell’impresa diplomatica di mantenere in Italia l’antica proprietà dei de Nordis in via dello Scoglio proprio grazie a una conoscenza fatta nella Happy Valley, quella con la terzogenita di Churchill, Sarah, attrice.




Nel 1942 muore suo padre Ferdinando, nel ’47 l’amatissimo zio Pula, nel ’49 la madre Lydia. Gorizia è tagliata in due. Rimasta sola, Lyduska va a cercare un amico d’infanzia, Nanni, il figlio dell’autista di zio Pula nella sfarzosa villa di Rosà, vicino a Bassano, a cui è legatissima fin da bambina. È più giovane di lei di quattro anni, non appartiene alla sua classe sociale, ma con Nanni, senza alcun vincolo matrimoniale, la giovane donna vive in Kenya anni felici e tumultuosi, tormentati solo dai tanti aborti e dalla vana ricerca della maternità. Nanni si inserisce subito nell’ambiente, cavalca, ha l’eleganza di un lord. Insieme frequentano l’ambiente dei ricchi europei e si occupano, con alterne fortune, di far sopravvivere la loro fattoria, difendendola dagli attacchi dei Mau Mau, il braccio armato del movimento indipendentista e anticoloniale. Si sposeranno solo nell’aprile 1963, pochi mesi prima della proclamazione dell’indipendenza del Kenya.



Lyduska con il marito Nanni


Mentre Gorizia, dopo la guerra, stenta a trovare una sua identità e a far ripartire l’economia, molti lutti segnano l’esistenza di Lyduska, sempre più eccentrica e amareggiata. Il marito Nanni muore tragicamente in un incidente vicino a Latisana e lei stessa viene gravemente ferita, nel corpo e nell’anima. Trentasei anni trascorrono da quel giorno, a Nairobi assistita dal fidato domestico Nyongo, che la segue nelle rimpatriate, a Gorizia dal custode Romano Facca.


Fino alla fine continuerà a ricevere gli amici aristocratici, a cenare con argenti e porcellane, a circondarsi di animali, a cavalcare nonostante i dolori alla gamba, a dividersi tra Gorizia e Nairobi, dove muore, il 5 agosto 2006, per i postumi di un ennesimo incidente automobilistico. Le sue ceneri verranno riportate a Gorizia e riposano nel cimitero di Montesanto, accanto a quelle del nonno che non ha mai conosciuto, Antonio de Nordis. La sua tomba guarda il mare, alle spalle le Alpi. Per sempre affacciata su due mondi, lei stessa straordinaria sintesi di mondi che non esistono più.
@boria_a

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