sabato 14 marzo 2020

IL LIBRO


Le amiche di Carmen Korn, sulle note
di Gershwin verso il nuovo Millennio




Il colpo d’occhio dei tre volumi, uno accanto all’altro, sintetizza con un’illustrazione felicissima la poderosa trilogia della tedesca Carmen Korn, appena arrivata a conclusione con la pubblicazione dell’ultimo volume, “Aria di novità” (Fazi, pagg. 527, euro 20): sulla prima copertina le protagoniste vestono gli abiti sciolti e comodi delle donne che escono dal perimetro domestico ed entrano nel mondo del lavoro: sono le “figlie di una nuova era”, nate all’indomani della Grande guerra, con un diverso peso e ruolo sociale. Sulla seconda, eccole negli anni Cinquanta, il punto vita ben segnato, le gonne a corolla e la voglia di guardare avanti: è “tempo di ricominciare”, lasciandosi alle spalle gli anni della morsa nazista e della denazificazione, per affrontare le sfide di una società che si modernizza, tra pregiudizi e contraddizioni. Sulla terza, infine, le ginocchia scoperte e il trucco le accompagnano, sulle note di Gershwin, al giro di boa del nuovo Millennio, attraverso la plumbea stagione del terrorismo fino al crollo del Muro e alla riunificazione tra le due Germanie.

Le quattro amiche di Amburgo da cui la saga ha preso avvio - Henny, Käthe, Ida e Lina - sono diventate nonne, alcune bisnonne, comunque matriarche di una famiglia allargata, fatta di parentele, adozioni, coppie di fatto etero ed omo, legami di elezione intensi quanto quelli di sangue, che Korn mette sempre al centro dell’intreccio, filtrando la grande storia nella quotidianità minuta dei suoi innumerevoli personaggi. Entriamo nelle “vite degli altri”, spiate dalla Stasi, per l’amore tra la fotoreporter Katja, nipote di Henny, e il fascinoso Jon, attore di Berlino Est, che rocambolescamente riuscirà a passare dall’altra parte del Muro insieme al fratello epilettico Stefan. Alla fuga collabora Alex, pianista omosessuale, sul cui rapporto ventennale con Klaus, conduttore radiofonico e fratello di Katja, si allunga il terrore dell’Aids, quando era ancora e soltanto la “peste” dei gay. Gli anni di piombo si abbattono sulla famiglia di Käthe e Rudi per la militanza della figlia adottiva Ruth, fiancheggiatrice della Raf più per amore che per intima adesione. E c’è anche il mondo glamour della moda, con le copertine e le riviste patinate, di cui è protagonista Florentine, figlia di Ida e del cinese Tian, esotica bellezza a suo modo coriacea e trasgressiva come la madre, con cui condivide scelte di vita controcorrente.


Quello della Korn è un romanzone corale - ed è la sua forza - dove snodi storici epocali si impastano nel flusso costante dei cambiamenti di società e mentalità, entrambi riflessi nelle vicende di tutti, personaggi di primo piano e comprimari: le donne sempre più indipendenti e in carriera, l’assetto familiare con un diretto coinvolgimento dei padri, l’omosessualità faticosamente dichiarata, l’istituto del matrimonio in discussione, il bisturi come deterrente al trascorrere del tempo. Sullo sfondo della nascente globalità, che, attraverso i viaggi e le professioni delle nuove generazioni, improvvisamente si riversa nelle strade e negli interni domestici di Amburgo, dove la saga è rimasta confinata nei primi libri.






Come nelle lunghe serie televisive, l’autrice sfuma con gradualità alcuni dei caratteri più vecchi, per far posto a nuovi personaggi e sviluppi, anche se le quattro amiche si passano il testimone e restano a governare l’intreccio fino alle pagine finali. Al centro dell’ultimo libro sono soprattutto le vicende delle loro figlie e nipoti Florentine, Ruth e Katja: la top model divisa tra due uomini e con un figlio dalla paternità incerta, la terrorista, che espierà il suo pesante passato prendendosi cura di un compagno fragile, infine la fotoreporter, capace di rischiare la vita per amore e poi di conciliare professione e maternità. Ognuna di loro dà voce ai temi cari a Carmen Korn: l’amicizia, la genitorialità, il mutamento della coppia, il rapporto tra le generazioni, la solidarietà.





Con questo filo rosso, sviluppato in dialoghi serrati e incessanti cambi di inquadratura, che scoraggiano cali di attenzione lungo le oltre millecinquecento pagine della trilogia, l’autrice conclude la sua cavalcata nel Novecento all’alba del nuovo millennio. E se il paragone con la maestosa epica al femminile di Elena Ferrante non convince - l’affinità del tema non basta, perchè ritmo e registro sono agli antipodi - Carmen Korn ci tiene avvinti fino all’ultima pagina, col desiderio di vedere anche le sue ragazze approdare sul piccolo schermo, per cui sembrano avere tutti i requisiti.

@boria_a

Nessun commento:

Posta un commento