mercoledì 19 maggio 2021

MODA & MODI

 

 "I do at Selfridges", ci sposiamo ai grandi magazzini

 


 

 

A lanciare l’idea di sposarsi in un negozio, ma non in un negozio qualsiasi naturalmente, è il tempio del lusso dei magazzini londinesi Selfridges di Oxford Street, che hanno appena ottenuto la licenza temporanea per ospitare sia unioni civili che religiose. Così, mentre la filiera del wedding, messa a terra dalla pandemia, aspetta con ansia di ripartire in tutta Europa, dalle sartorie ai fioristi, dai fotografi a ristoranti e catering specializzati, nel settore entra un concorrente pericoloso, una sorta di cattedrale laica del glamour, che pubblicizza la formula del sì chiavi in mano, location compresa. Perchè affannarsi a contattare i vari professionisti, stressandosi con appuntamenti e preventivi, quando con un’unica prenotazione si risolve tutto il pacchetto?

 

La pubblicità per sommi capi recita: vieni a dire “I do” da noi, con una cerimonia “non tradizionale” in una “location iconica”. Anche Selfridges ha tirato la cinghia durante la pandemia, con il centro di Londra orfano di turisti e smartworkers, e il matrimonio tutto compreso è un’idea per testare nuove fette di mercato. Nei mesi delle restrizioni si calcola che circa centocinquantamila coppie in Gran Bretagna abbiano dovuto posporre i loro progetti matrimoniali. Oggi, tutte contemporaneamente ansiose di riprogrammare la cerimonia, hanno creato ingorghi soprattutto nella capitale, dove le attese sono stimate in anni per i locali più rinomati.

 

Ecco allora la risposta, “wedding da Selfridges”, nella suite al quarto piano, per pochi intimi o pattuglie di invitati. Il pacchetto-nozze è completo: si va dalla lista dei regali, ai consigli per gli abiti, al trucco e all’acconciatura da fare in loco subito prima della cerimonia, dal banchetto a un dj a disposizione per quattro ore. La proposta include l’utilizzo del cinema, forse per ovviare alla voglia di darsela a gambe che a un certo punto prende immancabilmente gli ospiti. Tra una portata e l’altra c’è comunque la possibilità di vincere la noia e le chiacchiere con commensali sconosciuti facendo un giro di shopping agli altri piani. Per i nubendi preoccupati della sostenibilità, sono a disposizione abiti in affitto o vintage e il brindisi con vino e champagne organico.


Come tutti i department store, Selfridges punta a proporre “un’esperienza”, che va al di là del semplice acquisto. Il giorno del sì in un centro commerciale in scala ridotta all’insegna del lusso e dell’esclusività. Qualcuno ci proverà anche da noi? Difficile pensarlo per gli stranieri, che in Italia vengono per giurarsi amore eterno in paesaggi da sogno (a meno che non si tratti di orientali o sauditi abituati a “vivere” nei grandi magazzini per ragioni climatiche e quindi a considerarli spazi sociali e non solo commerciali). Gli italiani si sposano sempre meno e con cerimonie più contenute, senza l’enfasi e le spese di un tempo. Nelle metropoli potrebbe dunque convincere l’idea della praticità: pacchetto unico, niente file di auto e spostamenti complicati, tutto a portata di mano per coppia e ospiti, risparmio di tempo ed energie. Prosaico ma funzionale. “Nozze alla Rinascente”? Magari all’immaginifico D’Annunzio, l’inventore del nome dei grandi magazzini milanesi, non sarebbe nemmeno dispiaciuto. 

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