mercoledì 18 febbraio 2015

IL FILM

Advanced Style, sette icone d'antan raccontano i loro segreti


Jacquie “Tajah” Murdock ha realizzato il suo sogno: diventare modella per l’haute couture. Ce ne ha messi di tempo e di dedizione, lei, ragazza di colore cresciuta ad Harlem, ma appassionata di moda fin da bambina, a passeggio lungo la Settima Avenue col padre, orgoglioso del suo completo e del cappello Stetson. «Volevo fare la modella da quando avevo 18 anni - racconta guardando dritta nella telecamera, nonostante i seri problemi di vista - ci sono riuscita a cifre invertite, adesso che ne ho 81». Filiforme, scavata, con la postura naturale di una lunga carriera da ballerina all’Apollo Theater di New York, Jacquie ha posato per la campagna 2012 di Lanvin.

Jacquie "Tajah" Murdock, 81 anni
Joyce Carpati ha 80 anni, un viso senza tempo e un obiettivo perseguito tutta la vita: «Non apparire giovane, ma essere grandiosa». Giornalista per il gruppo Hearst, dove ha lavorato a Cosmopolitan e Good Housekeeping, Joyce ha coltivato la “carriera parallela” dell’opera, studiata a Milano a sedici anni: «Vedevo le donne uscire per strada la mattina con i loro bei tailleur, i maglioncini e un filo di perle. Volevo essere così». Ci è riuscita: pelle d’alabastro, curata maniacalmente con la vaselina, un filo di rossetto e una retina sui capelli, a evidenziare, con civetteria, solo la folta treccia argentea, avvolta intorno al capo come un diadema.
Joyce Carpati, 80 anni
Lynn Dell Cohen, autoproclamatasi “contessa del glamour”, svetta anche lei sugli ottanta e da oltre la metà gestisce nell’Upper West Side la boutique “Off Broadway”, che il marito l’ha aiutata a comprare per tenerla lontana da guai e tentazioni extraconiugali. «Lo stile o si ha o non si ha. Ma si può imparare», dice questa energica signora dalle labbra sanguigne e la passione per gli accessori estremi. Nel suo negozio - «il più longevo spettacolo in cartellone», ridacchia - galvanizza anonime casalinghe ageée mai spintesi tanto oltre, ma improvvisamente fulminate dal suo esempio su quanto bene possano fare all’autostima un paio di enormi occhiali di cellulosa gialla o un anello grande come un disco.
Lynn Dell Cohen, 80 anni
Jacquie, Joyce, Lynn. E ancora Tziporah Salamon, 62 anni, che sfreccia per New York nei suoi vestiti vintage e senza caschetto, «per non distrarre chi mi guarda»; Ilona Royce Smithkin, 93 anni, artista e insegnante di pittura, con un paio di interminabili ciglia finte color rame che si confeziona da sè, con i suoi capelli; Zelda Kaplan, 95 anni, dolcemente smemorata e perfetta nei suoi completi accessoriati di cappello, le cui stoffe sceglie e assembla girando il mondo. Infine Debra Rapoport, 67 anni, eccentrica signora modellata dallo yoga e i capelli con guizzi fucsia, che considera il suo corpo “una scultura” su cui sperimentare e ha un fede incrollabile non nella moda, ma «nella capacità di guarigione dello stile».
Come chiamarle? Anziane eleganti, stravaganti e alcune anche un po’ “tocche”? Terza età creativa? Vecchiette coraggiose e simpaticamente esibizioniste?
Lina Plioplyte e Ari Seth Cohen le hanno definite “Le signore dello stile”. Il loro docu-film “Advanced style” esce oggi in tutta Italia e, al cinema ai Fabbri di Trieste, resterà in sala fino al 25 febbraio.
La pellicola è nata dal blog di Ari Seth Cohen che dal 2008, pattugliando le strade di New York, fotografa eccentriche, raffinate, sublimi, esagerate, pazzoidi vegliarde, tutte sopra i sessanta, serenamente consapevoli che il tempo passa ma che, ugualmente, quello che resta può essere riempito di vita e di idee, a cominciare dal guardaroba. Non vecchie patetiche che vogliono sembrare giovani, ma donne botox-free, orgogliosamente coperte di rughe (o con una loro ricetta per le rughe, chiedete a Joyce...) che trasmettono un’impareggiabile lezione di vita: l’età non è che uno stato d’animo.
Debra Rapoport, 67 anni
Da tempo, pubblicità e moda, hanno scoperto le testimonial “over”. Ultima in ordine di tempo Céline, griffe intellettualoide, che ha scelto la scrittrice Joan Didion, 80 anni. Non a caso, il film di Plioplyte e Cohen si apre con l’icona d’antan per antonomasia, Iris Apfel, 93 anni, “rare bird of fashion” come la definì nel 2007 il Metropolitan Museum di New York nella mostra dedicata alla sua strepitosa collezione di abiti. Con la sua eterna aria di saggia civetta dietro gli inconfondibili occhialoni tondi, Iris, già volto dei cosmetici Mac nel 2012, dichiara: «Le donne di una certa età sono mortificate, umiliate, assediate. Ovunque guardi ci sono ragazze taglia quaranta, ben truccate, che indossano abiti meravigliosi. Come è possibile essere come loro?».
Le sette arzille newyorkesi ci danno la risposta senza esitazioni: per essere icone di stile, non c’è limite di tempo. E le difficoltà possono essere superate con eleganza, prendendo esempio da Lynn, che dopo tre operazioni, dalla sua stanza di ospedale, confessa: «Quando potrò truccarmi nel modo che preferisco per gli anni che mi rimangono, sarà il giorno più bello della mia vita».
Non c’è buonismo in “Advanced style”. Le “icone” sono acciaccate, ci vedono poco, la memoria le sta abbandonando, hanno mariti invalidi cui badare. La più longeva, Zelda, ha un attacco di cuore nel front row, prima fila davanti alla passerella. «Un modo straordinario per andarsene», si consola Debra. «Era dove stava bene, vestita grandiosamente, facendo parte di quel mondo. Sentendosi viva».

twitter@boria_a

Iris Apfel, rare bird of fashion, 93 anni

2 commenti:

  1. Un esempio di gioventu' mentale e di autoironia

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    1. Lo stile che non cancella gli anni ma aiuta a vivere meglio e con allegria quelli davanti a noi

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