sabato 7 febbraio 2015

LA MOSTRA

Trieste in stile New York, correva verso la guerra

La mostra "La grande Trieste 1891-1914. Ritratto di una città" all'ex Pescheria di Trieste (foto di Francesco Bruni dal Piccolo)

Il 30 dicembre 1909 sbarca a Trieste il principe Tsai Fhung, a capo di una missione di studio dell’Imperiale marina cinese, in visita al cantiere San Marco. La fotografia dell’aristocratico orientale - una figurina minuta, colta mentre incede speditamente nell’abito lungo e svolazzante, seguito dalle occhiate curiose di una delegazione di gentiluomini in completo scuro - è una delle sedici “immagini sospese” che all’ex Pescheria, fino al 3 maggio 2015, raccontano “La grande Trieste”. Dal 1891, anno dell’abolizione del porto franco, allo scoppio della Grande guerra, 1914: quasi un quarto di secolo in cui Trieste assume, esteriormente, la connotazione odierna, scandita dai grandi palazzi che testimoniano un’economia già solida, ma vivace e in crescita, un composito tessuto industriale e non solo portuale, una cultura multiforme, una pluralità di voci e di comunità, di cui sono espressione le arti, la musica, il teatro, l’associazionismo, il confronto sui tanti giornali, in italiano, sloveno, greco. Una sorta di “Trieste delle meraviglie”, New York in miniatura proiettata verso il mondo, dove un ingegnere boemo avrebbe potuto agevolmente scendere dal treno alla stazione centrale per poi imbarcarsi, dal lato sud del Molo IV, sul piroscafo Helouan, alla volta di Alessandria d’Egitto: pochi scali e servizio prestigioso, riservato all’aristocrazia europea e ai top manager dell’imprenditorialità.
Industria, porto, e terziario già all’avanguardia nelle campagne di marketing e di promozione, come testimoniano le immagini, quasi dannunziane, di aviatori o di bellezze femminili, che le Assicurazioni Generali fanno inserire nei pacchetti di “spagnolette” e che danno diritto a uno sconto sulla polizza. O l’Agenda della padrona di casa, gadget datato 1898, in cui accanto a una sorta di scadenzario del bucato, c’è l’invito, amabilmente intimidatorio, a una sana gestione del budget familiare rivolto alla gentile signora: È troppo caro?
Le foto “sospese” tracciano una sorta di galleria ideale di questo capitolo di storia recente ma ancora poco conosciuta, offrono spunti e collegamenti, suscitano curiosità che il visitatore potrà approfondire andando alla riscoperta di documenti, giornali, dipinti, modellini custoditi nelle collezioni della Fototeca dei Musei civici, del Revoltella, del Museo Schmidl, dei Musei Scientifici, della Biblioteca civica. Alla cordata di istituzioni comunali - perchè questa è mostra “autarchica”, che in tempi di magra punta a valorizzare le raccolte di casa - si affiancano lo spazio curato dalla Biblioteca nazionale slovena e quello riservato all’Archivio storico delle Generali, da cui proviene anche la singolare macchinetta distributrice automatica di polizze, destinate ai viaggiatori di terra e di mare per ventiquattro ore, in uso nell’Ottocento: 10 centesimi in cambio di un ipotetico premio di 3000 lire in caso di morte, mille per un occhio, trecento per la perdita di “almeno” tre dita.



Distributore automatico di polizze assicurative Generali: 10 centesimi per 24 ore
Sono trecento, in totale, le fotografie stampate appositamente per realizzare questo che, amministratori e curatori, hanno definito un “incubatore” di suggestioni. Cinquanta i metri lineari di bacheche, uguali a quelle in uso a Vienna e appartenenti al Museo di storia naturale, nell’epoca d’oro il terzo per importanza in Italia, con direttori che erano scienziati di fama e curavano rapporti internazionali, come testimoniano i coccodrilli esposti, omaggio o acquisizione da omologhe istituzioni estere. Tredici i chilometri di cavi nautici che, sotto il soffitto della Pescheria, ne riproducono il cassettonato, in otto colori diversi, simbolo delle comunità e delle componenti diverse della Trieste “plurale”.
Le immagini appese si misurano con l’altezza della Pescheria, anch’essa orgogliosamente appartenente all’epoca rappresentata in mostra, e rimandano alle dieci aree tematiche ricavate ai lati. Si parte dal 1849, quando Trieste viene riconosciuta “città immediata dell’impero”, col privilegio di un rapporto diretto col sovrano, per poi approfondire l’adozione delle più innovative tecnologie in tutti i campi, dal telegrafo, all’illuminazione elettrica, al cemento armato per le costruzioni portuali, quindi passare alle proiezioni marittime, esaltate dal Lloyd Austriaco e dalla Compagnia austro-americana dei fratelli Cosulich specializzata nelle rotte del nord e sud America, entrambe tra le più importanti al mondo, ma anche dagli armatori delle compagnie libere triestine. Nel 1893 l’Austria decide di premiare le costruzioni navali effettuate nei cantieri nazionali: vent’anni dopo, il successo di quest’incentivo è rappresentato nel dipinto di Timmel in mostra, punteggiato di navi, sul cui nome e appartenenza si lavorerà in futuro. È la prima opera documentata di grandi dimensioni del pittore, per un valore di oltre mille corone, donato dagli armatori al Museo del mare a testimonianza della capacità di crescere e della volontà di far crescere anche la cultura cittadina.
Dal Museo Schmidl arrivano le istantanee della Trieste “scatola magica” di educazione artistica e divertimento, con immagini del Verdi, del Filodrammatico (l’ultima recita prima della chiusura), dell’Armonia, del Rossetti, del Fenice, del Minerva, della sala teatrale del Narodni Dom, della Società Filarmonico Drammatica e dello Schillerverein. La Festa delle Bambole al Verdi nel 1907, una Grande Cavalchina al Rossetti del 1905, le allieve del maestro Coronini con i loro strumenti a corda, la costituzione del Circolo mandolinistico, un ritratto di Eleonora Duse dedicato “al signor Morpurgo”, si affiancano ai preziosi strumenti musicali, ai costumi teatrali, alle locandine, tra cui una “Dannazione di Faust” firmata da Dudovich, per suggerire l’ambiente colto che fa da cornice al fervore economico, spaziando dalla lirica al cabaret.
Costumi teatrali del museo Schmidl di Trieste
Ma torniamo sotto la galleria “sospesa”, immaginando che cosa avrebbero potuto vedere il principe Tsai Fhung e l’ambasciatore Leu Pou Dong durante la permanenza in città, che festeggia l’importante delegazione sulle note dell’inno cinese suonate dal Reggimento Bosno-erzegovino, tra l’entusiasmo di una folla trattenuta a stento. Un anno prima, il 1° novembre 1908, a Trieste è stato aperto il frenocomio di San Giovanni e i pazienti già lavorano nei laboratori del comprensorio. In tutt’altro scenario (e alcuni anni dopo, nel 1913), la famiglia Basilio si lascia immortalare dal pittore comunale Pietro Opiglia - che non disdegna di fare il ritrattista o il fotoreporter - nella villa di Grignano con le racchette da lawn-tennis, sport diffuso in città dal 1896. Due anni dopo, nel ’98, in via Murat nasce il Lawn Tennis Triestino, che raccoglie gli appassionati della disciplina.

La famiglia Basilio nella villa di Grignano con le racchetthe da lawn-tennis, 1913
Sono ricordi che già sbiadiscono la grande festa della Lega Nazionale in piazza Grande, nel 1902, e lo sciopero dei fuochisti, il 2 febbraio dello stesso anno, contro straordinari non pagati e obbligo di turnazioni di guardia più pesanti.

Per la prima ascensione dell’aerostato, il principe avrebbe dovuto attendere ancora un anno. È il 30 aprile 1910 quando il pallone prende il volo, riempito di gas dal concittadino Otto Pollach. Un’immagine degna della Trieste delle meraviglie, che quattro anni dopo, il 2 luglio 1914, avrebbe seguito il funerale di Francesco Ferdinando e Sofia. E forse un po’ anche il suo.
@boria_a

2 commenti:

  1. Risposte
    1. è vero: fa scoprire anche ai triestini tanti piccoli gioielli dei loro musei, di cui non sospettano l'esistenza...

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