mercoledì 8 aprile 2015

IL LIBRO

Suad Amiry (e sua suocera) a Trieste in videoconferenza 


Suad Amiry riceva il premio Nonino Risit d'Aur a Ronchi di Percoto il 25 gennaio 2014 (foto Petrussi)

Quando vinse il “Nonino Risit d’Aur”, nel gennaio di un anno fa, la scrittrice e architetto palestinese Suad Amiry, confessò ridendo dal palco delle distillerie di Ronchi di Percoto, di aver ballato e saltato alla notizia del premio, perchè conosceva bene «quanto si diventa allegri con una Nonino». Il "Risit d'Aur", dedicato agli agricoltori che custodiscono gli antichi vitigni, le aveva fatto particolarmente piacere, perchè - raccontò agli ospiti - vi aveva trovato un legame forte con Riwaq, il centro da lei fondato per la protezione e la documentazione degli edifici storici palestinesi, scrigno dell'identità, delle tradizioni, dell'amalgama di un popolo. Suad Amiry contagiò tutti con la sua vitalità e veemenza, soprattutto con la trascinante ironia con cui ripercorse la convivenza con la suocera durante l’assedio israeliano al quartiere generale di Arafat a Ramallah, nel 2001 e 2002, da cui nacque l’esilarante “Sharon e mia suocera”, pubblicato da Feltrinelli e poi tradotto in undici lingue. In origine erano email scritte ad amici, una sorta di diario virtuale per sfogare la pesantezza della forzata coabitazione. 


«Non avevo ambizioni letterarie, ho scritto come terapia per sostenere le due occupazioni sotto cui mi ritrovavo: quella di mia suocera e quella degli israeliani. E non so quale fosse peggio».
Alla cerimonia del “Nonino”, solo gli ospiti dei distillatori friulani ebbero l’opportunità di conoscere Suad Amiry, docente di architettura all’Università Birzeit di Ramallah e fondatrice del Riwaq Centre for Architectural Conservation, ma anche componente delle delegazioni palestinesi per la pace in Medio Oriente fra il ’91 e il ’93. Sabato 11 aprile, invece, alla libreria Lovat, alle 17.30, l’autrice sarà presente in videoconferenza per raccontare i suoi libri e il suo impegno, “invitata” a raccontarsi al pubblico dal gruppo di lettura Ibriq, che si raccoglie periodicamente intorno ad autori palestinesi e che ha sperimentato con successo questa formula di incontro a distanza, nel gennaio scorso, con Susan Abulhawa e il suo bestseller “Ogni mattina a Jenin”.
A intervistare Amiry sarà un’altra scrittrice palestinese, Widad Tamimi, di origine triestina per parte di madre, mentre le letture saranno di Tatiana Malalan e le musiche di Mahmud Khatib. Amiry ha pubblicato con Feltrinelli anche “Se questa è vita” (2005), “Niente sesso in città” (2007), “Murad Murad” (2009) e “Golda ha dormito qui” (2013), oltre a numerosi studi sull’architettura storica palestinese.


Il Nonino 2014, che la scrittrice palestinese vinse insieme allo psichiatra Peppe Dell'Acqua, fu dedicato all'abbattimento dei muri, alla cancellazione di qualsiasi forma di contenzione, di violazione dei diritti. Così Amiry ringraziò a Percoto: «Questo premio è un riconoscimento per la Palestina. Ci dice: noi vi vediamo nonostante l'oscurità, noi sentiamo le vostre sofferenze nonostante il muro di cemento di otto metri costruito intorno a voi».
@boria_a




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