mercoledì 25 maggio 2016

L'INTERVISTA

Franco Però: "Porteremo in scena a Trieste Emilio Comici e i grandi alpinisti"




Franco Però fotografato da Francesco Bruni per Il Piccolo di Trieste



Il Teatro Stabile chiude con un leggero avanzo di bilancio. Al termine della prima stagione firmata interamente da lui, il direttore Franco Però ci tiene a dirlo subito. E aggiunge che l’aumento nelle produzioni è sì un obbligo imposto dalla nuova legge, «ma anche una precisa volontà». In sostanza: si è puntato sulla qualità delle proposte, su spettacoli complessi e costruiti, non su monologhi da portare in giro per far numero e arginare la legge. «È stata una stagione molto proficua, deliziosamente fastid... faticosa, superata grazie alla disponibilità di tutto lo staff del Rossetti», esordisce Però, con un lapsus che la dice lunga sullo stress del primo anno. «Il resto è stato “scremare”, chiarire che cos’è la prosa e che cosa sono gli altri linguaggi del teatro».

Il Piccolo ha titolato “Meno musical più cultura” quando lei si è insediato... «Non è il modo corretto di porre la questione. Il teatro è sovvenzionato per la prosa. Nel Rossetti, poi, convivono due realtà, quella di teatro Stabile regionale e quella di teatro municipale della città, quindi produzione propria e ospitalità di altre compagnie. Vedendo tante forme diverse di spettacolo il pubblico si è certamente arricchito e abituato a linguaggi diversi, ma quest’anno, avendo una compagnia nostra, giocoforza abbiamo un po’ ridotto le ospitalità per fare scelte più mirate. In futuro cercheremo di dare un ritmo e di rispettare un certo numero di giorni in cartellone, sei per i nostri spettacoli, 5 per gli altri, 3 al Miela, con cui collaboriamo. Faremo con più continuità teatro di ricerca e daremo attenzione anche alla danza contemporanea».


I musical? «Ci saranno. Vedremo quanti e quali, ma non scompariranno dal cartellone. Piuttosto vorrei ci fosse un certo intervallo di tempo tra l’uno e l’altro. I musical sono complessi e portano via molte energie. Se le risorse del teatro sono tutte impegnate lì, si rubano al nostro scopo principale, che è la produzione».


Dopo la sua prima stagione, cosa si sente di correggere? «A Trieste il pubblico non va a teatro solo per l’attore che conosce. Ci deve essere un tema. Faccio un esempio: “Dipartita finale” aveva grandissimi interpreti come Pagliai, Tedeschi, Branciaroli, ma forse la “mediazione culturale” era troppo forte, non è stata colta. Quindi cercherò di scegliere con attenzione i temi che possano coinvolgere di più. Mi hanno colpito, per esempio presenza e gradimento sui testi di Amos Oz e Agota Kristof».


 
"Dipartita finale" con Ugo Pagliai, Gianrico Tedesci e Franco Branciaroli


Sta per debuttare un altro spettacolo dello Stabile... «Sabato 28 maggio a Venzone porteremo “Genius loci - Dov’era... com’era” dedicato ai 40 anni del terremoto, prodotto con la Regione e l’Associazione dei comuni terremotati e sindaci della ricostruzione del Friuli. Lo Stabile ritorna alle origini con una maggiore partecipazione sul territorio. Il testo è nato da una mia intervista a Zamberletti e il regista è Andrea Collavino, molto bravo, friulano, che è partito con grande entusiasmo su questo progetto, mettendo in relazione terremoto e classicità. La parte narrativa è affidata a Omero Antonutti, con Maria Grazia Plos e Riccardo Maranzana, la parte emozionale alla corale Portelli di Mariano del Friuli. Da parte mia e del teatro c’è grande volontà di lavorare con le realtà culturali e le persone della regione e della città. Dove c’è la possibilità di “partecipare”, noi ci siamo. È nato tutto con la “Notte blu” dei teatri in occasione della scorsa Barcolana. Trieste è la città del caffè, della scienza, ma con 300 mila biglietti venduti in un anno su 200 mila persone, direi che è anche la città dei teatri».


Sarete a Mittelfest? «Come l’anno scorso con “Scandalo”, porteremo lo spettacolo che poi aprirà la nostra stagione: continuiamo ad approfondire la conflittualità all’interno della famiglia, che è uno dei temi del momento. È “Knock out, Play Strindberg”, la riscrittura di “Danza di morte” di Strindberg da parte di Dürrenmatt, che trasforma il testo in un incontro di pugilato in undici round. Un testo violento, divertente, comico, grottesco, come un match tra tre personaggi: Franco Castellano, che era nel cast di “Scandalo”, Maurizio Donadoni, che è stato in scena al Rossetti con altre compagnie, e Maria Paiato, forse la più brava attrice italiana del momento. Sono tre professionisti con uno spettro di espressività, dal drammatico al brillante, come pochi altri. Continuiamo così la collaborazione con Mittelfest, una delle maggiori istituzioni culturali della regione».



Franco Castellano e Stefania Rocca in "Scandalo" di Schnitzler


E l’apertura in sala Bartoli? «Sarà a novembre con tutta la compagnia impegnata in “Das Kaffeehaus” di Fassbinder, riscrittura de “La bottega del caffè”. Un testo che testimonia la grande attualità di Goldoni e l’intelligenza con cui Fassbinder ha riletto la commedia, aumentandone la cattiveria. La regista è Veronica Cruciani, tra le più inquietanti del teatro contemporaneo, con la sua capacità di scavare nei temi più nascosti e urticanti di un testo. Ho visto un legame inconscio tra i registi che sono venuti a Trieste: si concentrano tutti molto sull’attore, seppure con modi diversi, senza che il lavoro registico prenda il sopravvento, ma sempre incarnandolo nell’attore. Non è stato subito semplice per la compagnia».


Com’è andata? «È stato faticoso sia per gli attori che per il personale del teatro. Un anno di rodaggio. La compagnia è costituita da professionisti di età diverse, che parlano a un pubblico di diverse generazioni, ma non si è più abituati a lavorare assieme e con registi che cambiano di volta in volta. È stata comunque positiva la scelta di attori del nostro territorio, ma tutti con esperienze non locali. Certo, c’è un rischio, che il pubblico si stanchi nel vedere sempre gli stessi volti. Eppure, siamo alla fine della stagione e di “Souper” potremo fare addirittura altre repliche. Magari la riprenderemo, la terremo in repertorio, la compagnia stabile esiste per questo... Anche se le ospitalità sono diminuite, con equilibrio nella programmazione si riesce a tener desta l’attenzione del pubblico».



"Souper"con la compagnia del Teatro Stabile del Fvg


Continuerà la collaborazione con lo Stabile sloveno? «Il regista Marko Sos
sta lavorando a un testo, “Paurosa bellezza”. Conosco il suo interesse per l’alpinismo e tempo fa gli ho mostrato la ristampa di “Alpinismo eroico” di Emilio Comici. Se ne è invaghito e sta costruendo una storia, un racconto che lega Comici a due personaggi forti nell’immaginario triestino come Enzo Cozzolino e Tiziana Weiss. Sos ha una scrittura onirica, immaginifica, non vedo l’ora di leggerlo. Su questo stesso testo, con lo stesso regista, saranno impegnate due compagnie, quella del nostro Stabile e quella dello Stabile Sloveno. Magari riusciremo a organizzare anche uno scambio nei due teatri. È un tipo di collaborazione che parte da un interesse comune e che funziona, è inutile ipotizzare megaprogetti che poi rischiano di non vedere mai la luce. Anche con il Dramma di Fiume realizzeremo “Racconti di costa e mare”, un collage di testi di autori triestini e istriani portati in scena da due attori della nostra compagnia e da due del Dramma».

Di questi tempi non sono molti i teatri che commissionano testi nuovi... «Appunto, vogliamo caratterizzarci anche in questo senso. Mi piacerebbe che Pino Roveredo lavorasse di nuovo sul suo “Cara creatura”, me l’ha chiesto anche Enrico Sbriglia, che ora dirige gli istituti carcerari del Triveneto, perchè è un testo che ha colpito molto i detenuti. E poi avremo un testo sulla scienza, lo scriveranno il fisico Guido Chiarotti e lo sceneggiatore Giuseppe Manfridi perchè lavorano bene su temi come finanza, economia e complessità».


Giorgio Strehler visto dallo scultore Bruno Chersicla: l'opera è nel foyer del Politeama Rossetti di Trieste


Nel 2017 sono vent’anni dalla morte di Strehler. Come lo ricorderete? «Vorremmo partire dai carteggi privati donati a Trieste dalla moglie e dalla compagna e che ora sono conservati nel fondo al museo teatrale. Strehler è morto nel dicembre 1997, quindi lo ricorderemo all’avvio della stagione 2017-2018. Penseremo a uno spettacolo che possa interessare e coinvolgere il pubblico, facendo “vivere” le sue carte, assieme al Museo Schmidl».


@boria_a

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