martedì 10 ottobre 2017

MODA & MODI


 Bocconcini di plastica fusa




Il tappo di un dentifricio, una scatola di silicone, la forchetta da picnic. Un qualsiasi reperto di plastica di uso quotidiano, nella maggior parte dei casi destinato al cassonetto della differenziata. Ma sopra un becco bunsen, e con buona pace delle dita dell’inventore, che segue la propria fantasia intorno alla fiamma, il rifiuto si trasforma: si scioglie, si assottiglia, fila. Cambia natura, destinazione, colore. Da scarto triste avviato all’ignoto del riciclo, diventa accessorio ludico. Non più anonimo, ma unico.

A cinque anni di distanza dal primo esperimento fashion, lo scultore Luigi Merola presenta la sua seconda “capsule” di anelli. Lo spirito è cambiato, come la sensibilità della moda, che in questa fase si preoccupa di sostenibilità, combatte lo spreco e celebra il recupero creativo. Sul carpet un po’ più green avanza la slow fashion, che riutilizza e riconverte fibre e oggetti. E allora non poteva che chiamarsi “Vegetables” questa collezione limited edition di quattordici anelli, dove Merola si diverte ad attorcigliare filamenti di plastica di diverso colore e spessore intorno a un supporto, anch’esso dello stesso materiale, fino a ricavare accessori-delicatessen che, a seconda di chi li guarda, ricordano una zucchina impanata, un cubetto di melanzana, una tartina con una spruzzata di salse, una cozza ripiena. L’anello su cui poggiano i “bocconcini” di plastica è di acciaio ossidato, squadrato o tondo, anch’esso realizzato a mano dallo scultore (e, mentre il “dipping” di scatole fuse, scatena creatività e divertimento nell’intrecciare i colori, questa è la parte più impegnativa di ogni pezzo).





 

Anche la prima collezione di quindici anelli utilizzava acciaio ossidato, insieme all’argento e ai compositi fotopolimerizzati che spezzavano la palette dei grigi con qualche tocco di bianco, giallo spento, rosso. Erano gioielli-scultura monolitici, dallo spirito gotico, molto amati dal designer (che li confeziona anche per sè) ma decisamente più difficili da portare. Così Merola ha scelto di sperimentare nella direzione diamentralmente opposta: sempre all’insegna del recupero, che è il filo conduttore del suo lavoro, ma giocando con la leggerezza della materia prima, con spessori e accostamenti imprevedibili. Se i primi anelli sembravano oggetti ferrigni, la nuova linea dà l’idea della morbidezza e dell’ironia. I “Vegetables” vanno bene a qualsiasi ora e occasione, proprio come uno spuntino verde.

Gli anelli sono in mostra fino alla fine di ottobre da Giada (www.giadatrieste.com) in via Roma a Trieste o sul sito dello scultore www.merolaluigi.com

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