lunedì 18 maggio 2020

MODA & MODI

Il revenge shopping? Come la vendetta
va fatto con calma 






Lo chiamano “revenge shopping” e l’espressione non è felicissima. Lo shopping come una spedizione punitiva, una vendetta contro il contenimento dei nostri desideri. Questa settimana, la prima dei negozi aperti dopo il lockdown, ci dirà se reagiremo anche noi come i cinesi: fuori, disciplinatamente in fila, dentro una sete di vendetta così insaziabile contro il virus da aver fatto schizzare alle stelle le spese per alcuni brand di super lusso, Hermès in testa, con la boutique di Canton che ha guadagnato in un giorno 2,5 milioni di euro.

Il negozio è mancato a tutti, inutile nasconderlo. Perché mai una schermata, una serie di finestrelle accattivanti su un tablet, un carrellino senza fondo da riempire con un semplice clic sdraiati sul divano, un check out rapido e indolore, potrà sostituire quello che i guru del marketing chiamano l’acquisto esperienziale. Più semplicemente: passare in rassegna capi e accessori, toccarli, confrontarli, metterceli addosso, provare abbinamenti non suggeriti da remoto dallo sconosciuto venditore digitale, prendersi tutto il tempo anche per non comprare niente. In questi mesi l’e-commerce ha soddisfatto le necessità primarie, ci ha fatto arrivare a casa tute e disinfettanti per la cattività, ma è rimasto lontano dal nostro bisogno di gratificazione.


Si ritorna in negozio, ma anche l’acquisto esperienziale è cambiato, come la nostra disposizione. Lo shopping sarà forzatamente solitario, toccheremo trame e consistenze con i guanti, accosteremo una tinta al viso dietro una mascherina, tra noi e il cliente successivo resterà una scia di igienizzante. Se qualcuno aspetta fuori, il tempo del classico “do solo un’occhiata” diventerà una piccola ma fastidiosa pressione psicologica da gestire senza sentirsi in colpa. Dovremo reinventarci il tatto e lo sguardo, affinare i sensi, distribuire in modo nuovo il tempo di un acquisto, incluso l’impareggiabile lusso di non farlo o rimandarlo, senza lasciarci condizionare dalle aspettative, dall’ansia della prestazione da recuperare.


Il “revenge shopping” si presenta come una strategia piuttosto che un impulso da appagamento istantaneo. Da affrontare con sorriso, calma e tanta pazienza. Non è forse l’ingrediente fondamentale di una “vendetta” goduta fino in fondo? 

@boria_a

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