domenica 14 febbraio 2021

IL LIBRO

 

Petra Delicado finisce in cella

e si confessa in un'autobiografia

 


 

 Chi era Petra Delicado prima di diventare l’ispettrice determinata, indipendente, libera e femminista della polizia di Barcellona? Il tredicesimo libro di Alicia Giménez-Bartlett s’intitola in originale “Sin muertos”, senza cadaveri, anche se di vera investigazione ancora una volta si tratta. Un lungo e dettagliato viaggio che la protagonista dei gialli dell’autrice spagnola, amatissima in Italia, dove puntualmente scala le classifiche, fa dentro se stessa, per disseppellire non corpi ma ricordi, scelte, svolte, decisioni, amori e dolori, dalla prima infanzia fino alla cella in un convento di suore della Galizia dove si è presa una settimana di pausa. Complice la pioggia, Petra si inoltra nella sua investigazione più intima e sincera, quella che lungo oltre quattrocento pagine fa scoprire al lettore quale percorso l’ha portata fin lì.


Giménez-Bartlett ha raccontato che è stata una lettrice, durante una presentazione, dicendosi sicura che dopo due fallimenti la “vera” poliziotta non sarebbe ricaduta in un terzo matrimonio, a suggerirle l’espediente letterario per l’“Autobiografia di Petra Delicado” (Sellerio, euro 15). Chi è davvero la mia Petra? si è chiesta allora la scrittrice. E ha ripreso in mano il personaggio, fingendo che su un quaderno a quadretti, nel silenzio della cella monacale, Petra ripercorra la sua vita: la prima infanzia in una famiglia repubblicana, il padre anticlericale e socialista professore di liceo, la madre femminista ma al tempo stesso rigida e invasiva nei confronti delle tre figlie, l’incontro con l’autorità ottusa nel collegio di suore dove comincia la scuola, che la allena subito alla contestazione e alla ribellione. E da cui naturalmente verrà espulsa per non aver celebrato il mese mariano sul giornalino scolastico, puntando piuttosto alla gioia pagana della primavera. Sullo sfondo la Spagna clericale e soffocante di Franco al tramonto.

 

Alicia Giménez-Bartlett

 


Proprio durante una manifestazione di protesta studentesca, la futura ispettrice conosce il primo dei suoi mariti, Hugo, che la convince a lasciare gli studi umanistici per la giurisprudenza e a diventare avvocato come lui, cucendole addosso un progetto di vita in cui si sente subito prigioniera (e da cui comincerà a pianificare la fuga concedendosi un paio di amanti).
Un dispetto, postumo, nei confronti di Hugo, farà però svoltare la sua vita. È la scelta di lasciare l’avvocatura per entrare alla scuola di polizia di Avila, dove, tra studi e allenamenti, Petra incontra un ragazzo molto più giovane, Pepe, futuro secondo marito, con cui, bruciata la passione, si ritrova confinata in un’altra relazione sbilanciata, quasi di accudimento materno.


E Fermín Garzón, il compagno di tante investigazioni, il partner per la birra a fine giornata e il destinatario delle punte di spillo sulla parità di genere, che al primo impatto descrive “grosso, vestito come un bifolco, con i capelli praticamente bianchi”? Petra confessa: “Non c’è stata tra noi la minima attrazione fisica, mai un accenno di galanteria e men che meno di seduzione. Eppure la sua figura emerge come quella di un gigante quando penso agli uomini che sono stati importanti per me”.


E ce ne sono di uomini, parecchi, durante le varie indagini (incluso il russo Aleksandr con cui copulerà nel mausoleo di Lenin), perchè a Petra piace l’arte del flirt: “Avvistamento, calcolo dell’indice di probabilità, prima incursione, lancio dei segnali, interpretazione dei segnali corrispondenti della controparte. Azione”. Almeno fino a quando abbandona il mordi e fuggi e si sistema col terzo marito, l’architetto Marcos, che le porta in dote (a lei, renitente a qualsiasi idea di maternità) quattro figli.


I lettori non si preoccupino. La settimana di Petra passa presto e Giménez-Bartlett sta già lavorando a “Food trucks”, l’omicidio di due ragazzi che gestivano un camion di cibo da strada. «L’idea di dover affrontare due morti ammazzati mi parve di colpo la cosa più innaturale del mondo». Dopo l’autoanalisi, sarà di nuovo la stessa Petra?

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