sabato 7 agosto 2021

IL LIBRO

 

 I tre amici (o forse quattro)

di Valérie Perrin

divisi da un mistero e da una voce

 

 Non c’è da meravigliarsi che tutti l’attendessero alla prova del tre. Dopo il successo straordinario di “Cambiare l’acqua ai fiori”, il caso editoriale della scorsa stagione, Valérie Perrin era l’osservata speciale del mondo letterario e della sterminata platea di lettori che per mesi l’ha mantenuta nella top ten delle vendite. “Tre” (e/o, pagg. 621, euro 19, traduzione di Alberto Bracci Testasecca), il nuovo e terzo romanzo dell’autrice francese, uscito in Italia nel giugno 2021, ha debuttato direttamente in testa alle classifiche, risvegliando l’attenzione anche sul libro precedente, ritornato di prepotenza tra i più venduti.

 


 

Checchè nei dicano i critici - sempre cauti davanti a exploit inattesi, nati in sordina e grazie al passaparola - Valérie Perrin ancora una volta sta conquistando il mercato con una fluviale e delicata storia di amicizia, dove reimpasta con sorprendente maestria gli ingredienti che hanno conquistato i suoi lettori: gli amori, mai prevedibili o stereotipati, le famiglie sbilenche, la solidarietà verso chi resta ai margini, umano o animale che sia, la perdita e la sua accettazione, lungo un percorso affatto consolatorio alla ricerca della felicità che è anche il riconoscimento della propria identità, del proprio posto nel mondo. Ancora una trama che in parte rientra nel genere “up-lit”, com’è stato definito “Cambiare l’acqua ai fiori”, la letteratura terapeutica, che, esplorando lutti e malattie, riesce a “tirare su”, riaffermando l’insopprimibile capacità di rieducarsi agli altri, all’amore, alla vita insieme.

 

Valérie Perrin

 


Tre, numero simbolo. Tre sono gli amici protagonisti del romanzo, compagni di quinta elementare a La Comelle, in Borgogna, profonda provincia francese: Nina, sensibile e creativa, Adrien, piccolo e arruffato, Étienne, ultimogenito bello e svogliato di una ricca famiglia del paese. Si incontrano nel 1986 e diventano inseparabili. Nina non ha mai conosciuto suo padre e sua madre l’ha abbandonata col nonno; Adrien cresce con la mamma, frutto della sua relazione con un uomo sposato; Étienne delude le aspettative del padre, mai all’altezza dei brillanti fratelli. Nelle loro famiglie manca qualcosa, che quel fortissimo, esclusivo rapporto a tre, compensa. E 3, terzo lp del gruppo cult degli Indochine, è la colonna sonora della loro crescita, insieme alla musica dei Pixies, degli Oasis, di Madonna, di Kurt Cobain e dei Sonic Youth, attraverso i cambiamenti e gli amori dell’adolescenza e le scelte, diverse, dell’età adulta, che non li allontanano, ma cementano ancor di più il loro rapporto. Nina si sposa, troppo presto e con poca felicità, Adrien studia a Parigi e frequenta gli artisti, Étienne diventa poliziotto.


Trent’anni dopo, nel 2017, i tre amici non si parlano più. A raccontare di loro è una quarta voce, quella di Virginie, misteriosa giornalista finita in provincia a scrivere per il quotidiano locale, che del terzetto sa molte cose, sembra essere vissuta nel suo cono d’ombra, osservandolo, desiderando entrarvi, esservi ammessa. Virginie deve indagare sulla carcassa di un’auto recuperata dal fondo del lago di La Comelle, al cui interno ci sono resti umani: era la Twingo rubata in paese il 17 agosto 1994, lo stesso giorno in cui scomparve la diciottenne Clotilde Marais, la ragazza di Étienne, incinta di lui. Allora era riottoso a fare il padre, oggi, nel 2017, è un poliziotto con un male incurabile, a cui il passato ripiomba addosso.

 


 


È il punto cruciale, lo snodo della trama: la macchina dissepolta dal lago e la voce fuori campo di Virginie sono la chiave per comprendere la rottura tra i tre amici e i loro diversi destini. Ma il filo noir che tiene legata la vicenda fino all’ultima riga, tra continui colpi di scena, non ci porta a scoprire assassini, ma i percorsi che portano alla combattuta liberazione da un corpo che ci è estraneo, o che creano l’alchimia tra le persone, nelle tante declinazioni dell’amore, che è un riconoscersi e scegliersi oltre ogni convenzione.
E ritroviamo la Perrin che abbiamo amato in “Cambiare l’acqua ai fiori”, che ai suoi personaggi, piegati, malati, fragili, scomodi, divisi dalla vita come gli amici di Tre, lascia il sogno di “liberare gli adulti che sono stati bambini insieme e subito torna a galla l’infanzia”. Non per essere felici. Ma per provare a guarire.

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