sabato 21 agosto 2021

 LA MOSTRA

"Zagabria, la città delle artiste"

in trasferta a Trieste

 

Oltre cent’anni d’arte a Zagabria sotto il segno delle donne. Poco più di una settantina di opere per raccontare l’ispirazione, la visione, i percorsi di cinquantaquattro creative che, in quella che è oggi la capitale della Croazia, sono nate, o hanno studiato all’Accademia di Belle Arti per poi rimanere a vivere e lavorare in città, o da qui sono partite con il diploma per emigrare altrove. 


S’intitola “Zagabria, la città delle artiste”, la mostra che sarà ospitata dal 24 settembre al 12 dicembre 2021 nella Sala Scarpa del Museo Revoltella a Trieste e che, tra il marzo e aprile dell’anno scorso, era allestita all’Art Pavilion di Zagabria, sorto nel 1897 con finalità espositive e oggi chiuso in seguito ai pesanti danni provocati dal terremoto. L’edificio, in stile art nouveau, è la galleria più antica di Zagabria e uno dei suoi simboli.


L’esposizione doveva raggiungere Trieste già un anno fa, ma pandemia e sisma l’hanno di fatto congelata fino a oggi. Il percorso è stato curato dalle storiche dell’arte Ljerka Dulibić, Ivana Mance e Radmila Iva Janković, insieme alla direttrice del Pavilion, Jasminka Poklečki Stošić, con l’obiettivo di offrire uno sguardo storico e critico sull’opera di artiste visive che hanno inciso nella vita culturale di Zagabria. L’arco temporale rappresentato va dal 1899 al 2019, suddiviso in tre momenti: artiste attive fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, artiste che hanno operato successivamente al conflitto, quindi artiste affacciatesi sulla scena all’inizio degli anni Settanta, alcune delle quali ancora oggi in attività.

 

"Autoritratto in abito da caccia", Nasta Rojc

 


Sono tre gli obiettivi perseguiti dalla giunta comunale nel promuovere il riallestimento della mostra a Trieste, la cui relativa delibera è in questi giorni all’attenzione dell’esecutivo, illustrata dall’assessore alla Cultura, Giorgio Rossi.

Li anticipa Laura Carlini Fanfogna, direttrice del Servizio Musei e Biblioteche del Comune. «Innanzitutto - spiega - conoscere l’opera di queste artiste croate per poi stimolare una riflessione, e un confronto, sulla parallela situazione italiana, abbracciando anche un discorso sulle pari opportunità nel mondo dell’arte. La nostra mostra al Revoltella sugli artisti del dopoguerra, all’interno della quale c’era una sezione dedicata alla donne, era in fondo propedeutica a questo successivo allestimento. Pensiamo a Zagabria e alla sua Accademia di Belle Arti. Trieste non ne ha mai avuta una, da qui si andava a studiare a Venezia, a Vienna, a Monaco. A Trieste non è mai esistito neanche un Padiglione storico delle arti. Pensiamo poi - prosegue - ai club che raccoglievano le donne artiste, realtà che si sono sviluppate molto nell’Europa centrale, mentre in Italia questo tipo di associazioni non esisteva o aveva vita breve. Dal confronto con le espressioni artistiche femminili maturate a Zagabria nascono filoni di riflessione molto interessanti da approfondire».

 

"Ninfee nel Giardino Botanico I" di Slava Raškaj

 


C’è poi un altro aspetto, affatto secondario nella scelta di riproporre la “città delle artiste” a Trieste. «Il Padiglione di Zagabria è stato gravemente lesionato dal terremoto - prosegue Carlini Fanfogna - quindi la mostra ha anche un obiettivo di solidarietà». Senza contare che il catalogo, già edito in croato, italiano e inglese, è uno strumento importante in chiave turistica.

 

Ljerka Šibenik

 


Ampia è la panoramica delle tendenze presenti in mostra, che arrivano alla videoperformance, alle installazioni sonore, alla videoarte. «Sarà interessante vedere la ricerca delle generazioni di artiste più recenti, degli anni Sessanta e Settanta», aggiunge Carlini Fanfogna. Rappresentata anche la scultura, un campo in cui le donne si inseriscono attivamente a partire dal secondo dopoguerra, prima riservato quasi in esclusiva agli uomini. È Ksenija Kantoci (1909-1995) a sviluppare la concezione di una scultura moderna, continuando a elaborare questa visione lungo tutto l’arco della sua carriera, mentre le pittrici coeve abbandonano via via il figurativo per abbracciare l’arte astratta.

 

Ksenija Kantoci

 


Il percorso allestito al Revoltella favorirà anche la riflessione sull’inclusività dell’arte, proprio a partire dalla prima sezione, quella da fine ’800 ai primi decenni del ’900, dove sono presenti creative già apprezzate dai contemporanei e ricercate sul mercato. Come hanno fatto notare le curatrici, a cavallo del secolo scorso progressivamente le artiste diventano “professioniste” e passano dall’attività svolta tra le mura domestiche, attinente soprattutto ai manufatti tessili, a una produzione di pittura e scultura da presentare al pubblico. L’istruzione e l’apertura del Padiglione delle arti alle correnti femminili più recenti, permettono ad alcune pittrici e scultrici di farsi un nome, di essere seguite da pubblico e critica e, in alcuni casi di raggiungere la celebrità.


Dopo la seconda guerra mondiale, l’arte a Zagabria si confronta col modernismo, poi con le contestazioni del ’68, quando atto artistico e vita reale diventano un tutt’uno e il proprio corpo si fa “mezzo” per la creazione, infine con la new wave.
All’inaugurazione al Museo Revoltella interverrà il vice sindaco di Zagabria, Danijela Dolenec.

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