mercoledì 2 luglio 2014

IL LIBRO
Irene Cao, sfumature e sbagli

Irene Cao, scrittrice di Caneva (Pordenone)

Questa volta non sarà il fantasma di E.L. James e delle sue sfumature hard-soft con cui doversi misurare. Irene Cao sfida solo se stessa e le trecentocinquantamila copie vendute dall'anno scorso in avanti con la trilogia nazionale (Io ti guardo, Io ti sento, Io ti voglio). Siamo, dunque, alla prova di conferma, sempre edita da Rizzoli, che ha cavalcato al volo il caso letterario dell'insegnante di Caneva, precaria di lettere classiche con tanto di dottorato in storia antica, catapultata l'anno scorso nell'improvvisamente affollato olimpo delle ero-scrittrici. I suoi primi personaggi, Elena, restauratrice di dipinti e Leonardo, chef-star a misura di talent show, hanno funzionato alla grande anche sulla carta stampata, portando il loro amore tormentato e gli amplessi da manuale (senza pinze e manette, però) in buona parte d'Europa e pure oltreoceano.
Dopo una furiosa scrittura, Irene Cao è pronta a fare il bis. L'estate 2014 è quella di Linda, Tommaso e Alessandro, protagonisti della nuova storia, "duologia" questa volta, il cui primo libro, "Per tutti gli sbagli" esce da Rizzoli  pagg. 310, prezzo di lancio 6,90 euro), seguito da "Per tutto l'amore".
Triangolo invece di trilogia? Piuttosto un duello a distanza tra due campioni di maschio, diversi ma uguali nell'essere fatalmente desiderabili, eccitanti, appaganti. In grado di toccare tutti i punti g, fisici e mentali, della "pornolettrice" nascosta in ognuna di noi.

"Le brave ragazze non leggono romanzi", ci ha ammonito nel suo omonimo saggio Francesca Serra, e tantomeno romanzi chick-ero-lit, perchè per perdere la verginità letteraria basta davvero poco, prendere in mano il primo libro e precipitare nella spirale in cui convivono amore a prima vista ed happy end ma soprattutto molto, molto desiderio.
Chi sono dunque i nuovi personaggi che sotto l'ombrellone promettono di regalare un brivido di piacere, con i loro incroci così prevedibili e ineludibili, e forse per questo altrettanto rassicuranti? Lei è Linda, giovane architetto decisamente sopra le righe, vorace di vita, cibo e sesso, storie da una, massimo due notti, alternativa e sicura di sè, al punto - in un momento di precariato e di lavori da tenersi stretti con i denti - da accumulare impunita ritardi, intemperanze e cantargliele pure in faccia al titolare dello studio, che l'ha scelta tra le sue studentesse ancora prima che arrivasse alla laurea. Lui è Tommaso, il suo perfetto opposto, Lord Perfection, un diplomatico di carriera raffinato quanto scultoreo, ricco ça va sans dire, occhi blu tendenti al grigio, che sa di botanica e distingue le rose Fairy Queen e Polianta come il Mr. Grey delle Sfumature suonava il piano e maneggiava la frusta. Di mezzo c'è una villa palladiana zona Montello, che Tommaso ha acquistato per arredarla e viverci con la fidanzata di lungo corso, l'ambrata libanese Nadine, donna-it tutta Armani-Chanel-Ferragamo ed emozioni controllate, sotto cui cova un vulcano di insoddisfazione, pronto a risvegliarsi ma non tra le braccia del legittimo compagno.
L'incontro-scontro tra Linda e Tommaso avviene già a pagina 27, quando il Nostro capisce che quella giovane "luxury interior designer" un po' sbracata nei modi, ma tanto esuberante e vitale da non poter che esserne conquistati, darà il tocco giusto alla asettica perfezione della sua dimora, facendo saltare le linee neoclassiche con pezzi design insieme al suo schema esistenziale di codici e regole. A pagina 195, oltre la metà della storia, siamo alle mutandine di seta umide e alla scoperta di un qualcosa di "duro e fremente" nel giardino d'inverno della dimora, che non è il gambo delle rose Black Baccara.
E il terzo lato, che poi tanto incomodo non è, anzi? Alessandro, fotoreporter idealista a caccia di storie scomode di bambini sfruttati all'altro capo del modo. Amico d'infanzia bello e maudit, spiegazzato ma confortevole, che Linda l'ha iniziata al sesso negli anni del liceo e con tanta, precoce, consapevolezza delle titubanze femminili da portare nella grotta-alcova le candele e "Don't cry" dei Guns 'N Roses. «Quella gran culo della Linda», commenterebbe Kit De Luca, l'amica escort di Pretty Woman, quando anche l'usa e getta, quello, per capirci, "da una notte massimo due", il personal trainer Davide, che è "un metro e novanta di divinità greca", sa muovere la lingua "a ritmo quasi tribale" (e qui, davvero, l'immaginazione fa acrobazie...).




Kit De Luca, l'amica di "Pretty Woman"

Ma non aspettatevi le allegre e disordinate ginnastiche da materasso delle ragazzone di Sex&TheCity, loro sì autentiche e precoci trasgressive, che hanno bucato il piccolo schermo per sei stagioni parlando e immaginando di sesso con più spregiudicatezza e intelligenza dei loro occasionali, o meno, accompagnatori. E che sono finite mestamente in soffitta, quasi travolte dal ridicolo, quando il partner è diventato unico e l'orologio biologico ha cominciato a segnare il tempo del matrimonio e dei bambini.


 
Miranda, Charlotte, Carrie e Samantha in Sex&TheCity


L'ero-soft alla Cao è monogamo, al classico piede in due staffe, e anche più, preferisce l'esclusiva e totalizzante relazione a due, l'incontro sublime tra anime e corpi. E che corpi. Perchè la fortuna dell'affascinante Irene sono state proprio quelle poche paginette di sesso del suo primo romanzo giovanilista, mai dato alle stampe, sufficienti però a convincere la Rizzoli che quanto a copule ardite nell'aspirante scrittrice c'era della stoffa. Gli orgasmi sono così distribuiti con equilibrio ogni tot di pagine, ma quando si tratta di scegliere, il diplomatico Tommaso dà un elegante benservito alla vecchia fiamma e Linda saluta l'avventuroso fotoreporter pronto a cacciarsi in un nuovo guaio. Partiranno insieme per il Portogallo, nuova destinazione diplomatica di lui, ma già s'intuisce che qualcosa non filerà del tutto liscio (può l'intrepida Linda, caratterino a cui la Cao sembra tenere molto, separarsi così su due piedi dal lavoro, dalla casa dei sogni, dall'amato zio gay molto politically correct, per seguire Tommaso, come una qualsiasi "moglie di"? Troppo facile...) e che nel prossimo romanzo bisognerà sudare un po', non solo a letto, per rimettere tutte le tessere a posto.
Anche se l'anno scorso ha già sperimentato l'alto tasso di rischio che si corre quando la penna si infila tra le lenzuola, in questo "Per tutti gli sbagli", Cao va dritta per la sua strada, sfoderando l'armamentario rodato che piacerà allo zoccolo duro di estimatrici e farà annichilire i critici.
Il punto è questo. Secondo i dati di vendita, c'è una maggioranza femminile che sogna con il bronzo di Riace, il metro e ottanta di perfezione, il campione olimpico che sprigiona forza e bellezza, che stupisce quando Linda, la spregiudicata, fa la "scoperta vera": i boxer che lui indossa sono di Derek Rose ("talmente stirati che potrebbe anche uscire la sera con solo quelli addosso senza dare scandalo"). E che non ride leggendo che di un pene si può dire "fatto a regola d'arte", come in un capitolato d'appalto.
Non è più il 1998, non siamo più le ragazzone pre-crisi, inquiete, modaiole, leggiadramente libertine, single o col rimpianto di non esserlo più. Siamo più timide, ripiegate, preoccupate, cerchiamo con foga un braccio al quale appenderci per la vita, per quanto palestrato. Vogliamo che, almeno nei libri, il principe azzurro arrivi subito e sia forte, bello, sempre pronto. Non beviamo più "Cosmo" e il nostro Mr. Big non è crudele e imprendibile, ma si fa dare del tu, così, come uno qualunque, al primo incontro. 

twitter@boria_a


Irene Cao, risposta italiana alle "Sfumature"

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