mercoledì 23 luglio 2014


MODA & MODI
 Severi di famiglia



Francesca Severi


Sua mamma Maria Grazia Severi iniziò come consulente stilistica e come sarta delle signore della Modena bene, prima di fare il grande salto e fondare l'azienda col suo nome. Erano i primi anni '90, la moda correva. E lei, Francesca, cresciuta nell'atelier di una volta, piccoli templi di tessuti e manualità sublimi, appena conclusa la scuola si trovò tra le mani un privilegio e una sfida: il lavoro solido nell'azienda di famiglia e la necessità di guardare più lontano, di misurarsi con la competizione, di crescere. Così, per non essere da meno della tenace fondatrice (che è tuttora in plancia...) lanciò subito una sua linea, meno couture e più dinamica, per una donna giovane e spigliata. Oggi, a oltre vent'anni di distanza, Francesca Severi ha la responsabilità creativa delle tre linee del brand, la Maria Grazia Severi, ricercata e sartoriale, la seconda, la sua, "22 Maggio... a Firenze", e la Severi Darling, per forme morbide. Un paio di mesi fa, l'ultima apertura, il primo monomarca in Friuli Venezia Giulia, uno "shop in shop" nel centro commerciale di Tavagnacco. Dove Francesca ha tagliato il nastro con spumeggiante esuberanza emiliana.
Lei ha fatto l'Istituto Marangoni, quindi ha deciso presto la sua strada...
«L'aria degli abiti, dalla sartoria, dello stile l'ho respirata fin da bambina. Mia mamma ha cominciato con una realtà piccola, artigianale, e io ho sempre vissuto la creazione di un abito su misura. Facevo i vestiti delle bambole con quei tessuti meravigliosi che si usavano una volta e che oggi sarabbero improponibili per il prezzo. Così, dopo il liceo classico, ho scelto l'Istituto Marangoni, che mi è servito molto come base. Poi sono entrata subito in azienda».
Sua mamma l'ha agevolata o avrebbe preferito un'altra professione?
«Mi ha lasciato libera. La scelta è nata da un interesse comune, da uno scambio. Abbiamo sempre creato insieme, anche se a volte ci troviamo su posizioni diverse e diamo giudizi contrastanti sulle stesse cose. Non sono mai scontri sterili, anzi, così ci vengono le buone idee».
Disegna?
«Certo, sono brava, ma mi porta via troppo tempo. Faccio uno schizzo di base e le nostre assistenti lo completano».
Che difficoltà ha incontrato all'inizio?
«Quelle che incontro tuttora. Devo sempre dimostrare qualcosa in più degli altri. Non bastano mai il tempo, la dedizione, la professionalità. È sempre una fatica doppia. All'inizio andavo per le fiere a cercare gli accessori per rifinire i nostri capi. Poi ho lanciato una mia linea, "22 Maggio" e ho cominciato anche a occuparmi dei servizi fotografici e dell'immagine. Oggi ho la completa supervisione artistica».
Quando è nata la griffe, negli anni '90, andava la moda "povera" dei giapponesi. Voi avete fatto una scelta controcorrente. Coraggio o incoscienza?
«Coraggio, certamente. La nostra donna si è evoluta nel tempo, ma rimanendo sempre molto femminile e con un prodotto artigianale nella costruzione e nella qualità dei materiali. I nostri clienti vogliono il "made in Italy". È vero che il mercato in questo momento chiede prodotti più "puliti", meno ricchi, ma noi ci caratterizziamo sempre per lavorazioni particolari, per esempio nella tintura dei tessuti, o per i ricami. Un mestiere di altissimo valore, che purtroppo sta morendo».
Che donna è la vostra?
«Allegra, colorata, anche con qualche chilo in più, perchè non c'è taglia che tolga la femminilità. Diciamo che fa un lifting senza il medico».
È strano allora che Asia Argento sia la vostra testimonial 2013...
«Lei propone la nostra primavera-estate. Prima aveva un'immagine un po' dark, un po' punk, oggi la maternità l'ha addolcita e raffinata. Diro di più: per l'ultima presentazione, abbiamo scelto Nina Moric, che ci ha dato un ottimo riscontro, anche se naturalmente i nostri abiti sono più "casti" rispetto alla sua immagine. Ci piacciono donne forti, che vogliono rinnovarsi».
Perchè la linea che ha fondato si chiama "22 maggio... a Firenze»?
«In realtà non corrisponde a una data nè a un evento particolare. Vogliamo suscitare curiosità e ci siamo riusciti».
Dagli 11 milioni di fatturato nel 2004 ai 27 milioni del 2011: come si fa a crescere in tempi di crisi?
«Siamo stabili anche quest'anno, per fortuna. Facciamo un prodotto coerente, siamo scrupolosi nelle consegne, diamo un buon servizio ai clienti, diciamo che stiamo loro vicino, quasi una sorta di sostegno morale. È una catena: l'unico modo di salvarsi quando l'economia è un dramma».
Vi siete affermati in Medio ed Estremo Oriente. Che cosa piace del vostro stile?
«Riusciamo a vestire in modo adeguato donne formose, come in genere sono in questi paesi. E poi piacciono i nostri dettagli, la ricercatezza, una moda mai "castigante". Noi simboli come la croce e il teschio non potremmo mai utilizzarli...».
Che colore abbinerebbe a ciascuno dei paesi dove vendete?
«Rosso alla Cina, verde all'Ucraina, turchese alla Russia, fucsia all'Azerbajian, azzurro alla Germania, perchè proviamo a ingentilirla, viola alla Francia».
Lei indossa sempre Maria Grazia Severi o cede a qualche tentazione?
«Cedo, cedo, come tutte le donne. Quando vado a Londra a trovare mia figlia e giro per i mercatini, mi piace comprare qualche capo particolare, che poi magari abbino a uno dei nostri o a una borsa, perchè adesso le produciamo».
Un collega che stima e di cui metterebbe i vestiti.
«Gucci e Fendi. Prima non mi convincevano, ma ora li trovo molto attuali e raffinati».
E chi le piacerebbe vestire col suo marchio?
«Kasia Smutniak. Aveva sposato un italiano, ha scelto di vivere nel nostro paese, è una donna molto bella e la stanno lanciando come nuova icona».
Lei ha tre figli: ci sarà una terza generazione per il brand Severi?
«Mia figlia Maria Vittoria ha 19 anni, Umberto 16 e Lorenzo 10. Maria Vittoria sta studiando a Londra, in un anno intermedio tra il liceo e l'Università, soprattutto business e materie economiche. Le piace il marketing, vorrebbe occuparsi dei nuovi mercati piuttosto che delle collezioni».
Cucina?
«Dolci. Ho vissuto con la nonna, perchè mia mamma lavorava tutto il giorno e, com'è nella tradizione emiliana, ho imparato a fare dolci eccezionali e in poco tempo. Quello che mi riesce meglio è la torta di mele. Ma faccio anche una mia particolare pasta e fagioli, con l'aggiunta di mandorle tostate e funghi porcini. Quando ho invitati, è una garanzia di successo».
Un pregio e un difetto di sua mamma.
«È una donna molto costante e ha una testa eclettica. Il suo difetto è l'impulsività».
E lei?
«Sono molto diretta, mentre a volte tacere è una qualità. Il mio pregio è che non porto rancore, le arrabbiature mi passano presto».
Per lei la donna elegante...
«Lo è anche nei momenti informali, nella quotidianità, quando porta i bambini a scuola. È un dettaglio, una postura. Eleganti si nasce».

twitter@boria_a


Bianco e nero firmato Severi

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