mercoledì 14 ottobre 2015

 L'INTERVISTA

Matteo Collura:  lo scandalo della vecchiaia erotica



Scandalosa vecchiaia, che non si rassegna alla pace dei sensi. Che conosce ancora il desiderio, lo nutre di fantasie, vorrebbe soddisfarlo non fosse altro che per interposta persona. L’anziano Italo Gorini, ex docente di lettere, vissuto nella Libia pre-Gheddafi e tornato in Italia per sposare una signora benestante e ammanicata, che lo adora e gli ha propiziato una cattedra, è il protagonista dell’ultimo libro di Matteo Collura, “La badante” (Longanesi, pagg. 206, euro 17,60), che l’autore presenterà sabato 17 ottobre, alle 18, al Caffè San Marco di Trieste, introdotto da Alessandro Rocco.


Matteo Collura, scrittore e giornalista

Vedovo da cinque anni, costretto su una sedia a rotelle, il vecchio professore passa le sue giornate confinato in una stanza, tiranneggiato dalla carne e dai suoi bisogni, che studi e letture passate non possono placare. Intorno a lui un figlio disoccupato, una sorella zitella e occhiuta, e la giovane badante Paula, l’oggetto del desiderio, l’obiettivo delle pulsioni e dei rimescolamenti della carne.

"La badante" (Longanesi)

Chiuso tra quattro pareti, l’anziano leone esiliato dal mondo e dalle sue attenzioni, si avvia alla fine senza che il presidio della cultura basti a metterlo al riparo dall’indecenza dei pensieri. La luna lo affascina come un novello Ciàula, ma non riesce a tenere a freno le mani verso la ragazza e la promessa di una vita ancora piena. È la quotidianità in tante case: anziani medicalizzati, assistenti familiari, domesticità allargata, nuovi contatti e solitudini. Ne parliamo con Matteo Collura che al suo protagonista, pur sprofondato nella malattia, concede una fine serena, in un nucleo di affetti trasformato in sintonia con i tempi.
Cinema, pubblicità, sfilate: i vecchi sono tornati di moda?
«Tornati no. Piuttosto, finalmente se ne parla. Fino a tempi recenti erano un tabù, vedere due anziani che si baciavano faceva scandalo. Il cinema ha affrontato il tema prima, pensiamo a “Quartet” di Dustin Hoffman, a “Ritorno al Marigold Hotel”. La letteratura italiana non ne ha mai parlato. In “Senilità” il protagonista non ha ancora quarant’anni».
Ora invece una scrittrice con Joan Didion fa la pubblicità di Céline...
«Gli anziani sono un gruppo di consumatori consistente, una forza potenzialmente in grado di spendere...».

 
La scrittrice Joan Didion testimonial di Céline



E sono anziani capaci di provare passioni e pulsioni.
«Certo, non soltanto di prendere medicine. La realtà è molto diversa da quella che si rappresentano quelli che vivono intorno all’anziano. Oggi ha sollecitazioni tipicamente giovanili che prima non esistevano. Se il cervello è vivo, le pulsioni non sono soltanto di natura sentimentale, ma anche sessuale. È la natura. Non si può combatterla».
Così è per il protagonista del suo libro, Italo. Che però la famiglia considera quasi già morto.
«Italo Gorini ha 83 anni e molta vita dietro le spalle. Non è stato un uomo sfortunato o emarginato, ma sempre coccolato e in una posizione di privilegio: in Libia era il bianco colonizzatore, a casa la moglie lo vedeva come un semidio. Per lui è dunque più difficile accettare di uscire di scena, a dispetto degli altri. Attraverso una serie di esperienze brutte, alla fine ritroverà se stesso e capirà che il cuore deve guidare le scelte, non solo la ragione. E che si ha il dovere, non solo il diritto, di essere felici, a volte anche a scapito di chi ti sta intorno. Accetterà di morire sazio di vita. Non è un credente, questo gli basta».
Il sesso per lui è un tarlo fisso. Non le pare troppo?
«Ho avuto tanti amici, dagli 85 ai 93 anni, con questo desiderio. Me ne parlavano apertamente. Noi non sappiamo nemmeno fino a che punto arrivino le pulsioni sessuali nelle persone anziane, ma bisogna tenerne conto. Il mio personaggio non le vuole mettere a tacere. Tenerle celate può stravolgere la vita».
Il suo libro nasce...
«Dall’esperienza indiretta. Ho settant’anni, mi avvicino alla vecchiaia e volevo saperne di più. Sono considerato vecchio, ho una pensione di vecchiaia, e di questa condizione non so nulla. Comincio a chiedermi: che succede ora? Alberto Savinio quando ha scritto la Nuova Enciclopedia ha detto: ero talmente scontento delle enciclopedie in circolazione, che ne ho scritta una per me. Siccome nella letteratura c’è un vuoto, il libro me lo sono scritto io. Per poi regalare agli altri questa esperienza».


 
Paul Giamatti ne "La versione di Barney" dal libro di Mordecai Richler


Alla fine il protagonista deve cedere all’Alzheimer.
«Altro tema che la letteratura non conosce. Il cinema sì. “La versione di Barney” di Richler è diventato un bel film con Paul Giamatti. “Still Alice” con Julianne Moore ha affrontato il problema, anche se la protagonista è nella mezza età. Mi sono serviti, come “La montagna incantata” di Thomas Mann. Perchè non c’è educazione alla vecchiaia».


 
Julianne Moore in "Still Alice"



La badante del titolo, Paula, protagonista o comprimaria?
«Le badanti sono sempre trattate da stampelle, da protesi. Non diventano personaggi, non ci si chiede mai che storia di sradicamento si portino dietro. Invece quando una badante entra in casa, comunque vada a finire qualcosa succede. È come una bomba innescata. Si altera l’equilibrio familiare, si determina una trasformazione che non è detto sia in peggio».
Eppure Italo la tratta come un oggetto, secondo i peggiori stereotipi.
«Perchè è un maschio egoista ed egotista e si comporta da tale. Urla il suo dovere alla felicità. Umano troppo umano, direbbe Nietzsche. Tratta la donna come farebbe la maggior parte degli uomini».
E il figlio di Italo, Desiderio?
«Un trentacinquenne laureato e disoccupato, che vive attaccato allo smartphone, convinto di avere per le mani una fatina. Suo padre ha una memoria, il figlio che cosa può ricordare? Affidare la propria vita a un telefonino e illudersi di essere in contatto con gli altri, è una realtà pazzesca, agghiacciante, che condanna a essere tremendamente soli».
Lei ha paura della vecchiaia?
«Non sono credente, ma non ho paura. Mi ci sto avvicinando e prefiguro la mia fine. Anch’io vorrei morire sazio di vita. Ho visto i miei amici che alla fine dicevano “basta”, ma senza rabbia, nè dolore o spavento. La natura ci aiuta, ci può educare alla vecchiaia»
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