lunedì 26 ottobre 2015

 MODA & MODI

Quest'ombrello è una borsa, non ci piove 


La materia prima del brand Laploe: ombrelli rotti e abbandonati (ph. da www.laploe.it)


 Il marchio trae in inganno. “Laploe”: vien da chiedersi quale oscura parola straniera nascondano i caratteri grafici stilizzati, con la “o” che sembra un ombrellino da gelato al quale è stato portato via un pezzo. Ecco l’indizio, l’ombrello acciaccato. E anche “Laploe”, basta spostare l’accento, non è la solita solfa esterofila, ma nient’altro che la ploe, pioggia in friulano. A dispetto degli inveterati sospetti di campanile, l’idea di Elisa Barile, designer udinese, e Mike Donadelli, ricercatore universitario veneziano, ex compagni di studio, pare fatta apposta per Trieste. Dopo una giornata di bora e pioggia, lo spettacolo urbano è noto a tutti: scheletri e brandelli di ombrelli infilzati tra le immondizie, relitti della sfida persa contro l’alleanza di vento e acqua. Chi vive da queste parti mette in preventivo di distruggerne una consistente quantità o di andare in giro sotto strane, futuribili incastellature coi ferri storti e scuciti.
Proprio questi relitti sono la materia prima di Elisa e Mike: lui, che viaggia per lavoro dal nord al sud d’Europa, si occupa dell’approvvigionamento della materia prima, lei dello smontaggio e del riassemblaggio. È nata così “Laploe”, una linea di borse, zaini, custodie per iPad realizzata con la tela degli ombrelli rotti. “From a ditched umbrella to a bag”, da un ombrello gettato via a una borsa, e qui sì che l’inglese è utile perchè “Laploe” possa varcare i confini nazionali e andare alla conquista del mercato estero, prima tappa l’Inghilterra.



Operazione numero uno: levare le parti metalliche dell'ombrello rotto (ph. www.laploe.it)

E pensare che nelle loro biografie virtuali i due dicono di amare tanto il mare. Invece, complice un sms scambiato dopo molto tempo, Mike, reduce da un intero mese di pioggia tra la Germania e Venezia, si è ritrovato a sognare l’ombrello indistruttibile, mentre Elisa a pensare cosa fare di quelli distrutti. Ecco allora l’idea, caduta dal cielo. Gli ombrelli rotti vengono smontati, lavati, igienizzati e assemblati con pellami di qualità, anch’essi di recupero: Elisa disegna, cuciono sarte tra il Friuli e il Veneto. Persino l’etichetta è “eco-friendly”, si chiama Laguna e utilizza le alghe veneziane: qui c’è scritto dove e quando l’ombrello è stato sottratto alla strada o riscattato dalle immondizie. “Laploe” ha poi un servizio personalizzato. Basta inviare via mail una foto dell’ombrello che si vuole riconvertire, seguire le istruzioni per smontare la tela dai supporti e aspettare a casa il nuovo accessorio, magari personalizzato con il proprio nome o quello del destinatario del regalo.
L’unico problema per il giovane brand potrebbe essere la siccità e quindi la mancanza di materia prima. Ma nei piani c’è già una app per allargare il business, anche a dispetto del meteo. www.laploe.it

 info@laploe.it

Lo zaino firmato Laploe (ph. wwwlaploe.it)

6 commenti:

  1. Bellissimo articolo e bellissima idea!!! Bravi ragazzi!

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    1. E' vero. Un recupero intelligente, che ridà vita a un oggetto rotto, rispettandone l'anima. Non tutti ci riescono

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  2. ... a conferma che la creatività italiana c'è!!!.... I prodotti son molto belli e curati nei dettagli (per quanto possibile....). Articolo con un inizio simpatico!

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    1. Mi ha colpito proprio questo. Da friulana che vive a Trieste, in tanti anni ho buttato decine di ombrelli. Con dispiacere, non solo per i soldi, ma per l'oggetto in se' . Mi piace l'idea del recupero ma è anche sfruttata, quindi ho cercato qualcosa che riciclasse in maniera intelligentemente "modaiola", che utilizzasse tutti gli elementi e riuscisse a creare un prodotto diverso, appetibile. Qui ci sono le potenzialità, anche se sono convinta che Laploe dovrà continuare a cercare forme ancora, anzi, decisamente più nuove.

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  3. Bellissima idea!!!!! complimenti!!!!
    I prodotti sono molto belli e soprattutto unici!!!!

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  4. Certo, unici. E se consegni la tela di un ombrello tuo per farne un regalo, si crea un legame un po' speciale con chi lo riceve. Quest'idea mi piace molto.

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