sabato 14 gennaio 2017

IL LIBRO

E' un'Aurora di morte a Cipro


Victoria Hislop



Con “L’isola”, uscito in Italia nel 2007, ha riportato in vita il dimenticato lebbrosario di Spinalonga, attivo dal 1903 al 1957 davanti a Creta, intrecciando gli amori, la malattia, i segreti di tre generazioni di donne. Il libro ha venduto oltre due milioni di copie nel mondo, seguito da una serie girata dalla televisione privata greca Mega, che è stata la produzione più costosa mai realizzata nel paese e ha incollato allo schermo circa cinque milioni di spettatori a puntata. Ora l’inglese Victoria Hislop rilancia la formula che le ha portato fortuna e con “L’aurora”, l’ultimo romanzo appena uscito in Italia (ancora per Bompiani, pagg. 388), rilegge attraverso vicissitudini di famiglie, filtra nelle passioni e nei rancori di tanti personaggi, in una sorta di racconto corale, un capitolo di storia recente ma poco evocata.

Siamo a Famagosta, fiorente e vivace centro turistico nella parte orientale di Cipro, nei primi anni Settanta. Savvas Papacosta e sua moglie Aphroditi sono i proprietari dell’Aurora Palace, il più lussuoso hotel dell’isola, pieno di ricchi ospiti internazionali che rovesciano nelle loro tasche un fiume di denaro. I due non si sono sposati per amore, ma l’unione si regge su affari e interessi: lui pensa a irrobustire il patrimonio immobiliare ristrutturando nuovi alberghi, lei si divide tra cocktail e ricevimenti con i clienti, sfoggiando etti di diamanti e la solidità economica del marito.


Il mondo dell’«Aurora» è uno scrigno dorato e impermeabile, dove si fanno le ore piccole al night club Clair de Lune, gestito dall’affascinante e spregiudicato Markos Georgiou, braccio destro di Savvas, e gli echi delle tensioni politiche esterne giungono ovattati, camuffati. I nomi dei protagonisti testimoniano le loro radici etniche, esemplificano per il lettore le posizioni di ciascuno, man mano che i destini si aggrovigliano: Christos, fratello di Markos, è un militante dell’Eoka B, il movimento paramilitare e filogreco, mentre la parrucchiera dell’hotel, Emine Özkan, è di famiglia turco-cipriota, e uno dei suoi figli, Ali, influenzato dalle idee paterne, vorrebbe tornare a vivere nelle enclavi della comunità, dove non si sentirebbe circondato da nemici ellenici.

Savvas, Aphroditi e Markos dominano la prima parte del romanzo, che coincide con la stagione spensierata delle feste e della passione. Un triangolo sentimental-affaristico piuttosto prevedibile, dove è soprattutto il giovane gestore del club a sfruttare la situazione, lucrando sull’avidità di Savvas e sull’insoddisfazione della moglie. Il suo non è attaccamento sincero, nè all’uno nè all’altra, come non c’è niente di eroico o di ideale nel suo accettare la richiesta del fratello Christos di nascondere le armi dei nazionalisti nel caveau dell’albergo: l’interesse è il solo motore di Markos, una febbre di rivalsa sociale che lo porterà a tradire e a speculare sul dolore degli affetti più cari.


La situazione precipita il 20 luglio 1974, quando la Turchia invade l’isola in risposta al colpo di stato della Guardia nazionale cipriota, attuato con l’appoggio dell’Eoka-B e sotto il comando di ufficiali greci, che depone il presidente eletto Makarios. È allora che le due famiglie rimaste finora comprimarie, i greci Georgiou e il turchi Özkan, assumono un ruolo di primo piano nell’intreccio, realizzando nell’abbandonato Aurora Palace, in uno spettrale scenario di biancheria raffinata e argenteria, di tesori lasciati indietro dai fuggiaschi e di provviste faraoniche aggredite dai vermi, una enclave plurietnica di amicizia e solidarietà. Così sopravviveranno all’assedio dei turchi.



Il quartiere turistico fantasma di Varosha



 Destini speculari quelli dei Georgiou e degli Özkan, che alla guerra hanno sacrificato i figli e ora condividono una forzata intimità. Mentre Aphoroditi e Markos scoloriscono sullo sfondo, con le voci di padri, madri e giovani ribelli Hislop ci parla di deportazioni, fame, epurazioni, della spaccatura in due dell’isola. E l’«Aurora», cristallizzato nel suo sfarzo intatto, si staglia a paradigma della sorte del quartiere turistico di Varosha, quell'angolo di Famagosta svuotato, disertato e trasformato in zona militare, una città fantasma congelata nel tempo, ormai senza vita.

La storia delle due famiglie continuerà, ma all’estero. Il golpe ha generato profughi e migranti: la Linea Verde, che segna la divisione di Cipro, è una cesura esistenziale da cui non si tornerà più indietro.
Ecco il merito di Hislop: saper impastare con credibilità fiction e divulgazione. In questo nuovo romanzo il fascino, la compattezza narrativa e anche la vena morbosa che insaporiva “L’isola” sono lontani, ma va colto il suggerimento di riaprire una pagina di storia che può dirci ancora tanto sul nostro presente.

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