sabato 28 gennaio 2017

 IL PREMIO

Broodbank, il Nonino anti-Brexit









«Siamo qui oggi a Udine, situata fra le Alpi e il mare, e quale luogo migliore per affermare non solo che, qualsiasi cosa possano pensare i miei compatrioti, siamo ancora tutti europei, ma anche che in un certo senso tutti noi, che abitiamo questo straordinario pianeta, siamo oggi mediterranei». Scatta l’applauso, il primo non rituale, alle parole dell’archeologo e accademico inglese Cyprian Broodbank, Premio Nonino 2017. Il suo messaggio diretto e forte, che evoca quella casa comune cui la Brexit da dato un’odiosa spallata, crea subito empatia e il parterre degli oltre seicento invitati alle distillerie di Ronchi di Percoto, lascia per un attimo la degustazione di ricotta e mostarda di cotogna, per rispondere con slancio.


L'archeologo Cyprian Broodbank (foto Petrussi)


Perchè è un’edizione di ponti, tra terre, popoli e generazioni, di passaggio di sapienze ed esperienze, quella che la famiglia di grappaioli friulani ha voluto celebrare quest’anno, nel centoventesimo anniversario dell’azienda fondata dal bisnonno di patrón Benito, quell’Orazio, partito con un alambicco su due ruote per girare il Friuli, e più volte evocato nel corso della festa di ieri. Poco prima, nel presentare Broodbank e il suo libro “Storia del Mediterraneo” che gli è valso il riconoscimento, lo stesso appello era risuonato nelle parole del poeta Adonis, membro della giuria: «Ci sono due Mediterranei, quello tragico del presente, della violenza, delle guerre, delle migrazioni. E quello del passato: dell’alfabeto, di Omero, di Ulisse, dei primi interrogativi sull’universo e della prima poesia d’amore. Quello del rapimento della siro-libanese Europa. Ed è a questa Europa comune che la giuria ha assegnato il premio».



Isabella Dalla Ragione e Giannola Nonino (foto Petrussi)


Nello stabilimento l’atmosfera è calda, quest’anno più che mai. Omero Antonutti legge. Come sempre c’è tutta la famiglia Nonino sul palco, dai patriarchi alla nidiata glamour delle it-nipoti (e nipote maschio, ma non c’è partita, l’impatto è femminocratico...). Ai tavoli il mondo imprenditoriale e culturale della regione, vecchi amici come Rosita Missoni, Cesare Romiti, Ermanno Olmi, che è anche in giuria, e il divo masterchef Joe Bastianich, su cui si incollano telecamere e giornalisti. Si compie il tradizionale rito d’apertura mentre si alzano le note di “Libiam”, con Benito e le figlie, tutte e tre di pellevestite, che indossano guanti e grembiuli per aprire i giganteschi alambicchi e offrire agli ospiti la grappa dell’anniversario. Tra i tavoli doppiopetti e calze a rete e un lungo fiorato (finito spesso sotto scarpe altrui). Potenza del Nonino: convogliare per una volta all’anno, in nome della cultura e di un po’ di familiar mondanità, un esercito di tacchi dodici tra le brume della campagna friulana, a condividere un desco griffato di “uardi e luianie” e “polente di sorturc”.



Joe Bastianich sorseggia un Nonino tonic


Il copione è rodato, da quarantadue edizioni, eppure la trascinante Giannola si commuove ancora. Prima nell’abbracciare il marito («te lo saresti mai aspettato che dalle vinacce del tuo bisnonno, avremmo fatto il miglior distillato al mondo?»), poi, qualche minuto dopo, accanto all’agronoma Isabella Dalla Ragione, premio “Risit d’aur”, ricordando che anche il “Nonino” è nato dal suo stesso impegno, per salvare gli antichi vitigni autoctoni friulani, Schioppettino, Pignolo, Tazzelenghe, dagli esordi della globalizzazione dei gusti.


Ponti e terre, dunque. Ponti e terra. Di cui ha raccontato, in un intervento emozionante, lo scrittore Pierre Michon, al quale Claudio Magris ha consegnato il “Nonino internazionale”. Voleva allontanarsi dal mondo contadino, Michon, ed essere un autore d’avanguardia, come la moda del momento dettava. Omologarsi nelle lettere, come altri fanno nei gusti. «E poi - ha detto - una sera ho rivisto quell’orto, che mio nonno Felix aveva coltivato alla fine dei suoi giorni. L’ho rivisto mentre si affaticava su quella terra, lui che aveva sofferto di essere contadino e soffriva di non poterlo essere più. Mi si è stretto il cuore nel vedere che di tutti i suoi sforzi non restava che un cumulo di rovi ed erbacce. E mi sono detto: abbandona le tue storie intelligenti e vane. Riprendi la coltivazione di quell’orto. Fa’ rivivere tuo nonno». Dal mondo contadino del Limousin, da quel ritaglio abbandonato, intorno al 1980 è nato “Vite minuscole”: storie di sbandati, idioti, ingenui, storie «cupe» e personaggi «feroci», come li ha definiti Magris, attraverso cui Michon confessa di aver trovato «l’umanità in generale, la possibilità di accedere all’universale».


E sull’umanità, anzi sulla «finitezza dell’essere umano», ruota tutto il lavoro del filosofo inglese John Gray, insignito del premio a un “Maestro del nostro tempo 2017”. Un pensatore che si sente in sintonia con Leopardi e col suo ri-collocare, nello Zibaldone, l’umanità come parte integrante del mondo naturale. E con questo approccio ha analizzato l’economia globale, Al Qaeda e l’Isis, le forme politiche e la religione, gli sviluppi della ricerca. «La scienza - ha spiegato - è diventata il veicolo di miti apocalittici in cui l’umanità immagina di potersi divinizzare e di prendere il controllo del pianeta: un progetto assurdo e autodistruttivo. Nè la tecnologia nè la scienza hanno il magico potere al quale oggi credono in tanti. Siamo cambiamento incarnato in modi che non possiamo capire».



Pierre Michon ed Elisabetta Nonino (foto Petrussi)


Infine l’archeologa delle piante, Isabella Dalla Ragione, premiata, meritatamente, con la “barbatella d’oro”. In Umbria strappa all’estinzione frutti i cui nomi sanno di terra e di fiaba: la mela a muso di bue, il fico gigante degli zoccolanti, la susina scosciamonaca. «Condivido con i Nonino - ha detto - la tenacia e la forza nel salvare le radici. Noi sappiamo quanto è bassa la terra e quanto scotta il sole, ma sappiamo anche che più gli alberi hanno radici profonde più crescono in alto. E noi vogliamo crescere verso il futuro».
È il messaggio dell’edizione del Nonino dei 120 anni, sintetizzato coloritamente da Giannola: «Lotta continua!». Contro libri, pensieri e sapori seriali, s’intende.


 
Il filosofo John Gray (foto Petrussi)


@boria_a

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