martedì 7 marzo 2017

LA MOSTRA

Le povere sculture di Luigi Merola


Luigi Merola






Non parlategli più di “riciclaggio”, Luigi Merola preferisce che la sua nuova mostra venga definita un omaggio all’Arte Povera e ad alcuni dei suoi grandi interpreti - Burri, Calzolari, Penone - attraverso i materiali che questi artisti hanno utilizzato. E la morte di Jannis Kounellis avvenuta proprio mentre stava completando uno dei due pannelli per l’esposizione, l’ha spinto (e l’ha convinto) a proseguire ancor più in questa direzione. Un «ossequio», dice Merola, all’artista che nel 2013 emozionò Trieste con la grande installazione all’ex Pescheria, e di cui ha scelto di riproporre l’elemento che più l’aveva colpito: le corde sospese con le pietre imprigionate a scendere sopra i frammenti di barche. Così ha inserito corde di canapa di varie dimensioni nei pannelli in lavorazione, con una funzione di “citazione” ma anche per avvolgervi e raggrupparvi materiali diversi.

Si intitola “Observa, Elabora, Exprime” il nuovo allestimento, curato da Elena Cantori, che Luigi Merola inaugurerà a EContemporary (in via Crispi 28 a Trieste, elenacantori.com), venerdì 10 marzo 2017 alle 19, e che si potrà visitare fino al 20 maggio. Circa quindici opere, di cui quattro inedite, nei materiali con cui l’artista triestino (almeno d’adozione) da sempre si esprime: cemento, reti metalliche, plastiche, piombo, terre, stoffe combuste.


Oltre ai pannelli, si vedranno due opere composte, rispettivamente, da cinque e tre pezzi; due trittici, in cui sono state inserite formelle in piombo e su cui l’artista ha punzonato frasi di Erri De Luca e Charles Bukowski, scrittori che interpretano la libertà contro il rigore e viceversa.


Infine, chi da tempo segue il suo lavoro di assemblaggio creativo, ritroverà le sculture con i libri. Le copertine di piombo e i fogli di carta pigmentati con terre, ossidi e cera per pavimenti, che danno forma ai volumi, sono imprigionati in un intreccio di morse di legno, o attraversati da un lungo chiodo, o abbandonati alla rinfusa in una vecchia cassa, pronti per il deposito. Un modo per esprimere il disagio per una cultura umanistica sempre più soppiantata dalla velocità e superficialità dei nuovi mezzi di comunicazione e informazione. Alla vernice il pubblico verrà coinvolto in un dialogo con l’artista (da qui l’Exprime del titolo), per una condivisione, anche critica, delle opere in mostra.

@boria_a

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