domenica 26 marzo 2017

MODA & MODI

Fuseaux reloaded, da lasciare a terra

Cino Tortorella, il Mago Zurlì


 Fuseaux negli anni Ottanta, legging per le millennial. Si aggiornano le definizioni, ma la sostanza resta. Le passerelle ripescano uno dei capi più discussi degli ultimi decenni: il pantacollant. A nessuna, fashionista o no, oggi verrebbe mai in mente di chiamarli così, con quel nome un po’ casalingo e demodé che definisce al meglio la loro natura incerta. Sono un pantalone? No, troppo aderenti. Sono una calza? No, poco trasparenti. Un capo che si individua per avverbi dovrebbe essere bandito (e non solo dal guardaroba), senza ripensamenti.

L'ha fatto la United Airlines, impedendo a due ragazze di salire a bordo di un aereo diretto da Denver a Minneapolis, perchè i loro leggings non erano adeguati al "dress code" imposto ai dipendenti e - come in questo caso - ai loro parenti, che volano con un "pass" speciale. Si potrà discutere sulla rigidità della regola, vista la giovane età delle malcapitate, ma sull'inadeguatezza dei leggings a rientrare in qualsiasi codice di buon gusto, la compagnia aerea merita un applauso.

E invece gli stilisti insistono, quest’anno prendono i vecchi fuseaux e li allungano fino a coprire le scarpe, li colorano di tinte accese e li allungano fino a rivestire i piedi. Da pantacollant a pantascarpa 2.0.

Agli inizi degli anni '89 li portavano Cher e Olivia Newton-John, quando avevano boccoli e cotonature, e il decennio degli eccessi era agli albori. Stavano meglio all’autentico antesignano del genere, il mago Zurlì che ci ha appena lasciato, immune dal ridicolo anche in collant e pampers, vent’anni prima. Così non si può dire delle odierne paggette di Demna Gvasalia, designer di Balenciaga e Vetements, che più infligge recuperi crudeli e masochistici (dalle spalle quadrate alle ghette) più strappa cori di ammirazione al front row delle sfilate. E con l’effetto elfo dei suoi nuovi fuseaux colorati su camicie ruscellanti di pieghe e simil-fusciacca in vita, questa volta chiede alle fan la più cieca prova di fedeltà (e di ardimento).


L'elfo di Balenciaga, primavera 2017


Balenciaga, primavera 2017

Promossi in passerella per la primavera, riediti da tutti i brand del lusso, dalla strada in realtà i fuseaux non si sono mai schiodati. Difficile trovare un altro pezzo di abbigliamento che riesca così bene a conciliare gli opposti: democratici e trasversali, popolari e selettivi. Di dubbio gusto, ma piacciono a tutte. Intergenerazionali per eccellenza, li mettono le bambine all’asilo e le signore della ginnica terza età. In una qualsiasi scuola superiore sono divisa per osmosi, imposta dai codici vestimentari del “branco” più di un’uniforme a Eton.


Omogeneizzano, fanno sentire facilmente “in” qualcosa (anche se non si capisce "cosa"), e rassicurano al punto da cancellare specchio e senso critico, soprattutto in chi ne avrebbe un gran bisogno. Perchè i fuseaux stanno male quasi a tutte, radiografano ed evidenziano, non c’è difetto che non esploda.
Contengono gli opposti, appunto: sembrano inclusivi, ma sono più discriminatori che mai.
Ed è giusto lasciarli a terra.
@boria_a

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