domenica 12 marzo 2017

MODA & MODI

I vestiti "normalizzati" per il terzo sesso



Asia Kate Dillon interpreta Taylor in Billions 2



Ungender. Genderless. A-gender. Ovvero: senza connotazioni sessuali. Neutri. Pezzi d’abbigliamento privi di riferimento al maschile o al femminile, che possono essere indossati indifferentemente da uomini o donne o da chi non si sente nè l’uno nè l’altro. Dopo i brand del lusso (che ci marciano da molte stagioni), anche i colossi low cost scendono in campo sventolando la bandiera della moda “inclusiva”. Zara l’ha fatto l’anno scorso senza particolare pubblicità. Dal 30 marzo sarà H&M a lanciare sul proprio sito web la collezione “Denim United”, che si annuncia come una serie di capi intercambiabili in cotone organico e riciclato.

Sono jeans, bermuda, t-shirt, giubbotti e salopette denim, niente di più di quanto qualsiasi adolescente, anche senza dubbi evidenti sulla sua appartenenza di genere, abbia nell’armadio. Il massimo della “a-sessualità” della linea è un camicione a metà polpaccio col collo alla coreana, che indossato dalla modella diventa un ordinario vestito di jeans, dal modello una sorta di tunica arabeggiante, che non stonerebbe sulle passerelle maschili (e maschilissime) della fashion week di Dubai. Ma se a-gender dev’essere, perchè nella comunicazione visiva a lui hanno lasciato i calzoni?

"United Denim" H&M


Zara, un anno fa, non è andata molto più lontano: felpe e pantaloni “buggy”, maglioncini girocollo, jeans. Tutto molto smorto, a-patico più che neutro. E sul web sono fioccate le critiche: chi rivendica un sesso “terzo”, non si meriterebbe uno sforzo di fantasia in più e non il semplice assemblaggio di capi unisex? Non sarà solo una fetta di mercato da occupare? E basta pescare qualche capo qua e là, togliere azzurro e rosa, cancellare parole identificative, per arrogarsi il diritto di vestire la comunità “queer”?


La moda si confronta apertamente con una realtà non più binaria e, interessi a parte, è un risultato importante. Per la prima volta in tivù, in una serie di punta come “Billions 2” su Sky, al fianco del multimiliardario Axe compare Taylor, una stagista dichiaratamente del terzo sesso (l’attrice Asia Kate Dillon, della comunità LGBT), che riferendosi a se stessa usa il plurale. E plurale è il suo modo di vestire: sul set jeans, cravatta, cardigan unisex, camicie chiare button-down. Alla premiere della serie, pantaloni, lunga camicia trasparente con minuscoli bottoni gentili e maniche ampie, reggiseno a vista.


Asia Kate Dillon alla premiere di Billions 2


 Il messaggio? Se la moda vuol essere “inclusiva”, piuttosto che normalizzare è meglio accogliere. E saperne ricavare qualcosa di diverso. Non a-morfo, altro.
@boria_a

Nessun commento:

Posta un commento