sabato 22 aprile 2017

IL LIBRO

Se la Austen prende casa a Torino centro






Torino non è il Devonshire. E due signorine di inizio Ottocento hanno poco in comune con le millennial, a cominciare dal modo (e il mezzo) con cui comunicare i propri sentimenti: per le prime una discretissima ma macchinosa faccenda di pennini, inchiostri e biglietti da recapitare, per le seconde un comodo e pubblicissimo clic sullo status di Facebook. La ricerca dell’amore, al contrario, e i percorsi del cuore non cambiamo affatto, nemmeno a duecento anni di distanza. Sono sempre tortuosi e pieni di imprevisti e battute d’arresto, anche se al tempo dei social è difficile mantenere alcunchè di clandestino, siano amanti o destinazioni geografiche.
Questo non significa che riscrivere un classico come “Ragione e sentimento” di Jane Austen sia un’operazione facile e che nel trasformare le pudibonde Elinor e Marianne nelle odierne Eleonora e Marianna, giovani donne sabaude cadute in disgrazia come le loro omologhe inglesi, non si corra il rischio del ridicolo. La scrittrice Stefania Bertola, autrice prolifica e di successo, ha deciso di provarci, facendo suo il progetto che in Gran Bretagna ha coinvolto sei autori contemporanei nella riscrittura di altrettanti capolavori della Austen, nell’anniversario dei duecento anni dalla nascita dell’autrice inglese.


È nato così “Ragione & Sentimento” (Einaudi, pagg. 223, euro 17,50) alla maniera di Bertola, un liberissimo, spumeggiante e divertente rifacimento di “Sense and Sensibility”. Dal modesto cottage di Barton, l’azione è trasferita in un alloggetto nel centro di Torino, dove la signora Cerrato, fresca vedova dell’avvocato Giorgio, è costretta a riparare insieme alle tre figlie - Eleonora e Marianna in età da marito, e l’adolescente Margherita - lasciando l’ampia villa in collina al legittimo erede, il figlio di primo letto del defunto, con moglie odiosa e viziato rampollo al seguito.



Stefania Bertola


Dal giorno alla notte le tre sorelle impoverite, nell’occhiuto e bisbigliante capoluogo piemontese, vengono allontanate dal giro delle “buone frequentazioni”. La saggia Eleonora, maestra, è l’unica a lavorare (un verbo “esotico” che la madre, renitente alla nuova condizione economica, pronuncia come se sputasse un nocciolo di ciliegia), mentre l’affascinante Marianna, che crede nell’amore assoluto e nella verginità, non può che tenersi occupata rastrellando cuori infranti e innamorandosi degli uomini sbagliati, ai quali, manco a dirsi, finirà per fare il dono supremo. Margherita, dal canto suo, lasciato il monacale collegio privato che affligge le signorine di buona famiglia dall’asilo alla maturità, verrà risucchiata nel sinistro mondo della scuola pubblica.





Naturale che nella versione “reloaded” del celebre romanzo scompaiano calessini e ciocche di capelli date in pegno, così come le caviglie slogate o le infreddature da passeggiata smettano di essere espedienti letterari per sistemare le protagoniste al centro dell’intreccio, generalmente nei salotti dove si concentrano le manovre per accasarle. Ma la trama, per quanto “asciugata”, rimane fedele all’originale. E il registro leggero di Bertola non è mai superficiale, nè l’ironia scade nell’irriverenza nei confronti della divina Austen.


Il libro inizia con il decesso dell’avvocato e si conclude con alcuni matrimoni, per arrivare ai quali, le ottocentesche ragazze Dashwood come le ragazze Cerrato 2.0 dovranno faticare non poco e superare diverse prove di compatibilità tra ragione e sentimento. E a complicare l’equazione ai giorni nostri entra pure il sesso, che rimane sospeso nei sospiri e nei subitanei deperimenti delle eroine della Austen, mentre per Eleonora e Marianna è faccenda tutt’altro che immaginaria, la cartina di tornasole dei loro diversi caratteri: la prima metterà a frutto un’esperienza con l’uomo sbagliato per avvicinarsi a quello realisticamente più giusto, mentre la seconda, tra pianti e sdilinquimenti vari, farà temporaneo voto di castità, prima che un solido e maturo partito (l’equivalente dell’originale colonnello Brandon) la riduca a meno drastici consigli.
Stefania Bertola - che ha firmato romanzi di successo come “Biscotti e sospetti” per Salani e Tea, “Il primo miracolo di George Harrison” e “Ragazze mancine” per Einaudi - regala un paio d’ore di intelligente divertimento. Con un merito: aver fatto riscoprire o scoprire a più di qualche lettrice il fascino senza tempo degli intrecci di Jane Austen. Che attraversano indenni i secoli, a prova di riletture e riscritture.

@boria_a

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