giovedì 20 aprile 2017

 LA MOSTRA

La gheba e l'usel, eros in Istria


La “gheba” e l’”usel” non lasciano molti dubbi interpretativi nell’area veneta e istriana. Cambierà qualche consonante o vocale a seconda delle zone e delle varianti dialettali, ma “gabbia” e “uccello” sono comuni metafore per indicare l’organo sessuale femminile e maschile. Poesie e canzoni popolari ne fanno un grande uso, come esplicito contenuto erotico o allusione maliziosa. Si gioca sul doppiosenso e sul filo dell’umorismo per dire a voce alta e in pubblico, quello che tra quattro mura di solito si tace o si bisbiglia.

 
Cartolina con messaggio amoroso, inizio XX secolo, Museo storico e navale dell'Istria



Più singolare è che questi termini facciano da traino a un progetto scientifico, messo in campo dal coordinamento tra i vari musei dell’Istria, un’esperienza di collaborazione unica nel suo genere, nata e sostenuta dalla Regione istriana. S’intitola proprio così, “La gheba e l’usel: coperto e svelato nella sessualità in Istria”, la mostra che aprirà il 27 aprile 2017, alle 20, nella Galleria Sacri Cuori a Pola. L’allestimento, curato dalle conservatrici museali T
ajana Ujčić  e Katarina Marić  e dal designer Mauricio Ferlin, è il frutto di tre anni di ricerca dei responsabili scientifici dei musei dell’Istria, con il coinvolgimento del Museo regionale di Capodistria, del Museo Marittimo di Pirano, e anche dei Musei civici di Trieste e del Museo archeologico di Aquileia.

Oltre cinquecento pezzi - amuleti, bassorilievi, dipinti, oggetti di uso quotidiano, immagini, opere di artisti istriani o che hanno lavorato nell’area - dalla preistoria ai giorni nostri, organizzati non cronologicamente ma per temi, mettono a fuoco il concetto di femminilità e mascolinità, l’eros e l’erotismo e raccontano il rapporto con sesso e seduzione da un punto di vista maschile e femminile in Istria.  Dal Museo Sartorio di Trieste arriveranno a Pola un Nudo femminile disteso e un "Ritratto di giovinetta" di Giambattista Lampi, dal Museo Schmidl "Marte e Venere", un olio su tela, dal Lapidario Tergestino un rilievo di Priapo e dai Civici Musei di Storia ed Arte un rilievo di sarcofaco con Arianna.




Karl Schrecker, Ragazza con velo di seta, fotografia, Anni Venti del XX secolo


«La “gheba” e l’”usel” - dice la conservatrice
Tajana Ujčić illustrando il titolo provocatorio scelto per il nuovo progetto - sono molto frequenti nelle cosiddette “taranke”, poesie popolari di contenuto erotico. La stessa metafora è presente anche nelle “botunade”, la versione italiana di questo tipo di poesie. Il sottotitolo è la spiegazione stessa della mostra: la parte “svelata”, più volgare, si manifesta attraverso l’ironia e l’umorismo, mentre l’amore e l’intimità sono celati, nascosti, ovvero coperti, così come lo sono nella simbologia degli oggetti esposti, nei racconti, nei proverbi, nella poesia e in particolar modo nella vita di ogni giorno».

Gheba, del resto, vuol dire gabbia ma anche intimità, nido, norme...  «La mostra - interviene Mauricio Ferlin - mette a confronto il modo di fare inibito e impacciato e quello disinvolto e allegro, entrambi presenti nel carattere e nella mentalità dell’istriano. L’allestimento - precisa - è introdotto da due pensieri: “Gli uomini (sono convinti) di tenere le cose nelle proprie mani” e “Le donne (sono convinte) di tenere le redini nelle proprie mani”». Un gioco leggero tra i concetti di possesso e potere che può fare da filo conduttore anche nel percorso tra opere e oggetti in esposizione. Che poi - ricorda Katarina Marić - tutto il mondo è paese quando si analizzano le metafore sessuali nelle canzoni popolari. «Ponendoci il problema della traduzione dei materiali della mostra - racconta - abbiamo trovato una canzone erotica inglese che s’intitola “The bird and the bush” (l’uccello e il cespuglio), un equivalente dei nostri “usel” e “gheba”».


Satiro Itifallico, framento in calcare, Museo Archeologico dell'Istria


Non è la prima volta che un’iniziativa espositiva nasce dalla collaborazione tra i musei del territorio. La mostra “
Ki sit ki lačan” (chi sgionfò, chi afamà), sull’alimentazione in Istria, realizzata nel 2012, assieme al Museo archeologico di Pola, ha ottenuto il riconoscimento di Miglior progetto espositivo dell’anno, conferito dall’Associazione dei Musei croati. Proprio questa rassegna ha inaugurato il nuovo ambiente museale nella chiesa sconsacrata dei Sacri Cuori, uno dei più attraenti del paese, che ha contribuito al successo di pubblico della mostra.



Alois Orel, Atto feminile , fotografia, 1960 circa, propr. Aleksej Orel


«È bello lavorare quando si ha a disposizione il supporto di tutti i musei dell’Istria, un notevole patrimonio espositivo, collaboratori qualificati e un tema intrigante - ha commentato  Katarina Marić  - anche se l’allestimento è stato abbastanza estenuante. Siamo tutti e tre istriani, nel nostro codice genetico c’è il “coperto” e lo “svelato” quando si parla di amore e sessualità. Avevamo dunque ben chiaro il contesto, la cornice per gli oggetti che volevamo esporre e ci siamo impegnati al massimo per trasmetterlo al pubblico».
La mostra resterà aperta fino al 31 ottobre 2017.

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